a cura di Ester Ellida Gotta
La rubrica “Libri in pillole” prosegue con la recensione scritta da Ester Gotta, studentessa di 5LB: ci presenta il romanzo “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, che sarà oggetto di un adattamento cinematografico in uscita fine mese.
Il testo è illustrato dall’opera di Diana Tirico (5LB).

“Mia madre diceva che quando si mangia si combatte con la morte”. Queste sono le parole della protagonista nelle prime pagine di “Le assaggiatrici”, romanzo in cui l’autrice Rosella Postorino presenta, con grande umanità e intelligenza emotiva, una storia di sopravvivenza e dilemmi etici ai tempi della guerra.
Ciò che mi aspettavo e che mi ha spinta alla sua lettura, infatti, è stata la proposta di un punto di vista originale, di una narrazione differente degli eventi riguardanti il secondo conflitto mondiale e, nello specifico, la quotidianità del Führer. Il fatto che la vicenda prenda spunto non solo da un avvenimento reale, ma proprio dalla vita e dai racconti di una delle vere assaggiatrici di Hitler, contribuisce, inoltre, a conferire maggior appetibilità al libro. Il problema che spesso sorge trattando un tema simile, per nulla leggero e semplice da affrontare, è infatti quelli di cadere nella banalità o nella noia, specie se ci si rivolge anche ai giovani. Un resoconto asettico e oggettivo dei fatti, con finalità puramente storiche, difficilmente riesce a catturare l’interesse di un pubblico generale; dall’altra parte, invece, una storia basata unicamente sulla fantasia con minimi accenni a un contesto reale non contribuisce alla sensibilizzazione e alla comprensione della realtà dell’Olocausto e delle sue conseguenze. Per questo ritengo che Postorino abbia svolto un ottimo lavoro di “taglia e cuci”, assemblando le informazioni autentiche ottenute dall’insolita storia di Margot Wölk e unendole poi con la giusta dose di creatività, creando così un romanzo estremamente coerente e accattivante.
La narrazione segue in primo piano la storia della giovane berlinese Rosa Sauer, narratrice e protagonista, la quale, per far fronte agli ostacoli che il conflitto mondiale pone, fugge, insieme al marito Gregor, a Gross-partsch, cittadina dell’allora Prussia Orientale e paese di nascita di lui. I due si stabiliscono nella casa dei suoceri, Herta e Joseph; tuttavia, Gregor è presto costretto a partire per il fronte lasciando il vuoto nella casa e nei cuori della sua famiglia. Nel frattempo, Rosa viene assoldata dalle SS insieme ad altre nove donne con lo scopo di assicurarsi che i pasti destinati a Hitler non siano avvelenati. Ed è così che inizia una nuova routine per le dieci assaggiatrici, è così che ogni giorno alla caserma si trasforma in una lotta tra vita e morte, probabilità e certezze: ogni boccone di cibo ingerito è un’arma a doppio taglio; ciò che per loro è sostentamento può divenire letale. Ma Rosa è costretta a giocare, è costretta per sé, per i suoceri, per le altre e per la Germania nazista, che lei non ha mai desiderato servire. Considerata da alcuni una posizione privilegiata, per la protagonista è più che altro una condanna, un enorme fardello di cui mai si potrà liberare, soprattutto perché non sostiene il regime.
Infatti, il contesto incide sempre più sulla sanità mentale di Rosa, che si trova presto priva dei suoi punti di riferimento emotivi. La stessa protagonista riconosce gli effetti negativi che la situazione e il suo ruolo hanno su di lei; non a caso si ritrova costantemente alla ricerca di stabilità emotiva, che ella spera di trovare nella famiglia, nell’amore e negli amici. Allo stesso modo, si rende conto di aver preso parte a uno dei capitoli più bui della storia umana, contribuendo al massacro di innocenti. Così Rosa acquisisce la consapevolezza di stare perdendo tutto, la sua umanità in primo luogo, come lei stessa afferma: “La capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana”.

Il racconto è una sorta di diario interiore non solo della vita di Rosa, ma anche delle sue difficoltà, dei timori e dei dolori, delle gioie e delle occasioni strappate, della sua irrazionalità così come della sua consapevolezza. Dai suoi pensieri fanno anche capolino le esperienze di tanti altri individui, i quali, come lei, vivono in prima persona gli orrori della guerra; nonostante le storie diverse, tutti in un certo modo condividono la stessa malinconia, per prime le assaggiatrici. È un legame indissolubile quello che si instaura tra le dieci donne, un contratto segreto di indulgenza, stipulato tramite gli sguardi scambiati nella sala mensa; perché, nonostante differenze ideologiche, di età, di vissuto, di carattere, sono tutte intrappolate nello stesso marchingegno che le opprime.
A mio avviso, una caratteristica estremamente interessante del libro riguarda proprio il realismo e la coerenza con cui sono raccontati i personaggi e le relazioni che nascono, si ramificano e si intrecciano tra di loro. Non si tratta di persone del tutto buone o malvagie, di bianco o nero: è tutta un’infinita distesa grigia in cui nessuno è mai completamente dalla parte della ragione o del torto. La protagonista, in primo luogo, compie scelte azzardate. L’innocenza della giovane Leni la rende un personaggio amabile e porta quasi a volerla proteggere, ma la spinge anche a una grande ignoranza e a causare dolore. Krümel, pur essendo il cuoco di Hitler, si dimostra una persona dall’animo gentile e premuroso, indulgente come serio. Elfriede si nasconde dietro a un contegno apparentemente rigido e freddo per allontanare gli altri, evitando ogni attaccamento affettivo, ma dimostra, in altre occasioni, di desiderare ardentemente persone che la amino. Vi è poi Heike, la quale si trova a dover compiere una scelta rischiosa quanto dolorosa; ma anche la cieca fiducia delle “invasate” nei confronti delle azioni del Führer, esempio di un comportamento che, per quanto sciocco, sembra ancora oggi ben presente, seppur in altri contesti. Il fatto che venga tutto filtrato dagli occhi di Rosa, dai suoi pregiudizi, dalle sue convinzioni, attribuisce al racconto maggiore credibilità. Nonostante le incoerenze di pensiero, il resoconto che ne risulta è umano e veritiero e ciò lo rende ancora più apprezzabile.
È solo grazie a tutte queste piccole accortezze che ho potuto sinceramente godere del libro. Ho scoperto un romanzo scorrevole e non scontato, che, emozionandomi, ha affrontato temi diversi, sui quali ho riflettuto a lungo.
Le puntate precedenti di "Libri in pillole":
INTRODUZIONE:
1. "PIERO FA LA MERICA" di Paolo Malaguti:
2. "TUTTO CHIEDE SALVEZZA" di Daniele Mencarelli:
3. “ITALIANA” di Giuseppe Catozzella:
4. “BREVE STORIA AMOROSA DEI VASI COMUNICANTI” di Davide Mosca
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