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LIBRI IN PILLOLE/1 - “PIERO FA LA MERICA” di Paolo Malaguti

Immagine del redattore: Il Foglio di Villa GreppiIl Foglio di Villa Greppi

Aggiornamento: 13 feb

a cura di Sonia Scumaci


La rubrica “Libri in pillole” si apre oggi con la recensione scritta da Sonia Scumaci, studentessa di 5LB: ci presenta il romanzo “Piero fa la Merica” di Paolo Malaguti.

Il testo è illustrato dall’opera di Diana Tirico di 5LB, ispirata al celebre quadro “La zattera della Medusa” di Géricault.


“La zattera della Medusa: variazione sul tema" di Diana Tirico, 5LB 							Sommersi o salvati?
La zattera della Medusa: variazione sul tema" di Diana Tirico, 5LB Sommersi o salvati?

Il sogno americano che ha spinto migliaia di persone a tentare la fortuna negli Stati Uniti: chi non ne ha mai sentito parlare? Ieri e oggi, questo fenomeno è una costante; noi oggi conosciamo questo “nuovo” continente, ma chi per primo si lanciò alla ricerca di speranza per una vita migliore in questo viaggio, come lo affrontò? La paura di una vita completamente sconosciuta al di là dell’oceano, le condizioni del viaggio e la realtà che aspetta i migranti nel nuovo continente non sono però il sogno che si desiderava.

Proprio della storia di queste famiglie ci racconta l’autore Paolo Malaguti nel suo romanzo storico “Piero fa la Merica”, ambientato a fine Ottocento, che, in particolare, descrive la grande migrazione italiana in Brasile e in tutto il continente americano, attraverso la storia della famiglia Gevori. Il protagonista, Piero, è il più grande dei suoi tanti fratellini e vive con la sua famiglia in un paesino in Veneto, Biadene, dove i Gevori riescono a sopravvivere con poco. La vita della famiglia viene completamente sconvolta quando, costretti dalle circostanze, Piero, insieme a suo padre, sua sorella Lina e suo fratello Tonìn, parte per un lungo viaggio alla ricerca di una nuova terra da poter lavorare in Brasile.


Il fulcro del libro è sicuramente il viaggio di Piero; tuttavia, nel corso del romanzo l’autore affronta altri argomenti, tra cui il razzismo nei confronti delle popolazioni indigene e la deforestazione dell’Amazzonia. Il lettore assiste alla vicenda dalla prospettiva di Piero e, come lui, si ritrova un po’ spaesato in una realtà diversa e a volte spaventosa. Quando Piero arriva in Brasile le popolazioni indigene, chiamate “bugre”, gli vengono descritte come un branco di selvaggi e belve disumane; il pensiero di Piero, però, cambia in seguito alle atrocità che lui e i suoi compagni commettono ai danni di queste popolazioni. Il protagonista sembra l’unico tra i suoi compagni a provare del senso di colpa per le azioni compiute: rimane esterrefatto dalla crudeltà di alcuni nei confronti di altri esseri umani e, in particolare, è sconvolto dal taglio delle orecchie dai cadaveri, necessario come prova di avere portato a termine la “missione”. Proprio questo è il gesto che più fa riflettere Piero e che segnerà la sua vita.

La copertina del libro protagonista di questa prima recensione.
La copertina del libro protagonista di questa prima recensione.

Un secondo tema che emerge dal romanzo è la deforestazione. Lo stesso protagonista si trova infatti coinvolto nei lavori di deforestazione dell’Amazzonia: un gruppo di uomini volontari che non hanno una terra propria vengono riuniti come taglialegna al fine di aprire la pista che attraverserà tutta la foresta. Nessuno di loro si interroga sulle conseguenze del compito che stanno svolgendo e tutti si limitano, invece, a seguire ciecamente ciò che viene imposto loro dai superiori, ovvero coloro che hanno interessi e guadagnano dall’abbattimento della foresta. Anni dopo, quando è ormai alla fine della sua vita, Piero tenterà, almeno in parte, di riscattare alcune dolorose scelte del passato.


La particolarità di questo romanzo, a mio parere, è la lingua: tutti i dialoghi sono infatti scritti in dialetto veneto, con frequenti rimandi, anche all’interno della narrazione, ad espressioni regionali. Già dalle prime pagine la famiglia dei Gevori viene presentata come una famiglia di “bisnenti”: “quelli che hanno due volte niente, più grami di mezzadri e fittavoli, più disgraziati dei braccianti vagabondi”; usando questa parola l’autore permette ai lettori di inquadrare i protagonisti nella loro condizione sociale, rispetto anche a tutti gli altri personaggi. È un aspetto affascinante, che rende unico il romanzo, oltre a suscitare interesse nel lettore per spingerlo ad approfondire altri aspetti caratterizzanti del Veneto della fine dell’Ottocento.



Le puntate precedenti di "Libri in pillole":



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