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  • Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Zuppa sui girasoli di Van Gogh: protesta o vandalismo?

di Riccardo Porta

Negli scorsi giorni ha fatto molto discutere l’azione compiuta da due giovani attiviste inglesi alla National Gallery di Londra: Phoebe Plummer e Anna Holland, questi i nomi delle due ragazze, hanno imbrattato in segno di protesta “I Girasoli”, uno dei più famosi quadri di Vincent Van Gogh. Ma andiamo con ordine e iniziamo raccontando l’intera vicenda.

Nella mattina di venerdì 14 ottobre, due giovani membri del movimento inglese “Just stop oil”, il cui scopo è quello di protestare contro l’utilizzo di combustibili fossili e favorire l’uso di risorse rinnovabili, sono entrate alla National Gallery di Londra, uno dei musei più importanti della capitale inglese. Arrivate di fronte al celebre quadro di Van Gogh, si sono tolte i cappotti mostrando le magliette del movimento, hanno aperto le lattine di zuppa confezionata che avevano nascosto sotto di esse e le hanno tirate contro il dipinto, in segno di protesta. Dopodiché, una delle due ha gridato: «Vi importa di più proteggere l’arte o il nostro pianeta?». Le due sono state poi bloccate dagli agenti della sicurezza, avvisati da alcuni visitatori, che hanno arrestato le ragazze, le quali hanno anche spiegato per quale motivo hanno deciso di imbrattare l’opera con zuppa in scatola. L’aumento dei prezzi dei combustibili fossili dovuto alla crisi globale rischia di diventare un problema per moltissime famiglie inglesi, che rischiano di non poter più nemmeno permettersi l’energia necessaria per scaldare della zuppa.

Possiamo affermare che le giovani Plummer e Holland, quindi, avessero nobili intenti, ma il metodo utilizzato per protestare non è stato per nulla efficace. Sui social migliaia di persone hanno espresso il loro dissenso verso questo atto, che è stato percepito solo come un crimine.

Ma questo è il giusto modo per far sentire la propria opinione? Vi è un limite entro cui una protesta non può spingersi e, soprattutto, esiste un tipo di “vandalismo a fin di bene”?

Il gesto delle giovani inglesi contro un capolavoro della storia dell’arte appare evidentemente poco funzionale, data la quantità di polemiche che si sono scatenate, e addirittura, leggendo i commenti su Internet, possiamo vedere come l’appoggio al movimento Just Stop Oil sia notevolmente diminuito a causa dell’atto vandalico. Le ragazze volevano far parlare della loro causa, della loro battaglia contro il clima, ma le discussioni si concentrano solo su quanto l’azione sia stata inaudita, senza accennare al problema che volevano portare alla ribalta. Un modo di far parlare di sé, dunque, ma nella maniera sbagliata.

Proteste di questo genere sono sempre più frequenti, ma hanno un grande problema: le vittime non sono i responsabili del motivo della manifestazione. L’aumento dei prezzi del riscaldamento è effettivamente un problema per cui manifestare, ma prendersela contro un quadro appare privo di logica e fa perdere credibilità ai manifestanti.

Il vandalismo, possiamo dunque affermare con sicurezza, non è una scelta vincente se si vuole essere ascoltati, se si chiede il rispetto, perché implica il non rispetto degli altri. È una forma di violenza, per di più se attuato nei confronti di un patrimonio artistico e culturale di grande importanza. Non posso pensare che le persone mi ascolteranno, se per avere la loro attenzione devo ricorrere al danneggiamento, alla distruzione, all’aggressività. Fortunatamente, grazie al vetro che lo proteggeva, il quadro del pittore olandese è intatto. Dobbiamo però ricordarci che parlare è sempre il metodo migliore per ottenere ciò che vogliamo, e che, se non ci riusciamo, prendercela con le opere, con la natura, o con le altre persone e il loro lavoro non ci aiuterà a realizzare i nostri obiettivi, né a farci sentire meglio.

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