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Sono tornati i due astronauti bloccati nello spazio

  • Immagine del redattore: Il Foglio di Villa Greppi
    Il Foglio di Villa Greppi
  • 7 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

di Alessandra  Mauri


Martedì 18 marzo 2025 il mondo ha assistito a un evento straordinario: il ritorno sulla Terra di Sunita Williams e Barry Wilmore, che sono rimasti nello spazio per ben 9 mesi. 

I due astronauti erano arrivati sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) con un volo di prova con equipaggio e avrebbero dovuto trascorrere lì solo 8 giorni. Il viaggio iniziato il 5 giugno 2024, a bordo della navicella spaziale Starliner della Boeing, si è però trasformato in un’odissea prolungando la permanenza dei due astronauti a tempo indeterminato. 

288 giorni in orbita: non si tratta di un record di permanenza nello spazio, ma è stato comunque un periodo significativo (considerando che in genere le missioni hanno una durata media di sei mesi), che ha provocato un mix di emozioni nei colleghi, nelle famiglie dei due astronauti e ovviamente nella comunità scientifica. 

Conosciamo i protagonisti della vicenda: Sunita Williams (59 anni) è una figura di spicco nell’esplorazione spaziale. Laureata in fisica e sposata, è un’astronauta e militare statunitense, ha precedentemente partecipato a due missioni spaziali di lunga durata (nel 2006 e nel 2012) e ha vissuto più volte la straordinaria esperienza delle passeggiate spaziali che l’hanno resa la donna che ha trascorso più tempo all’esterno della ISS. 

Barry Wilmore  (62 anni) è un  astronauta statunitense con una lunga carriera alle spalle. Ingegnere elettrico, sposato e padre di due figlie, è stato pilota, ufficiale navale della marina e ha lavorato per l’aviazione come istruttore. Nel 2000 è stato selezionato come pilota della NASA . Ha partecipato a due precedenti missioni, rispettivamente nel 2009 e nel 2014 

Perché sono rimasti nello spazio per 9 mesi? La missione della Boeing era quella di creare un modulo di trasporto per portare gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale, ma a causa di una serie di imprevisti tecnici la Nasa aveva deciso di far tornare lo Starliner vuoto e di trasferire i piloti collaudatori sulla capsula SpaceX. 

Nello specifico il test serviva per verificare i sistemi di lancio, quelli di attracco e quelli di atterraggio, in modo da ricevere le certificazioni finali da parte della NASA per diventare ufficialmente uno dei veicoli privati da impiegare per trasportare persone e materiale verso e dalla Stazione Spaziale Internazionale. 

Nonostante tutte le difficoltà affrontate, Sunita Williams e Barry Wilmore  hanno continuato a lavorare su una varietà di esperimenti scientifici, cercando di raccogliere dati su come il corpo umano reagisce a periodi di permanenza prolungati nello spazio. 

Le risorse limitate a bordo della Stazione Spaziale Internazionale hanno reso la situazione ancora più complessa. Tuttavia, grazie alla preparazione e alla resilienza degli astronauti, le difficoltà sono state affrontate con determinazione, senza compromettere la sicurezza e la produttività della missione. 

Questo soggiorno forzato “fra le stelle” ha alimentato polemiche e curiosità, soprattutto sul loro stato di salute, considerando gli effetti significativi della microgravità sul corpo umano. Al momento dell’atterraggio sembravano entrambi invecchiati di dieci anni in meno di un anno, un effetto biologico dovuto ai duri cambiamenti che il corpo subisce durante una missione spaziale prolungata. Rimanere nello spazio per nove mesi ha rappresentato una prova di resistenza fisica e mentale senza precedenti. L’assenza di gravità provoca infatti numerosi effetti sul corpo umano, tra cui la perdita di massa muscolare e di densità ossea, oltre a disturbi sul sistema cardiovascolare. Gli astronauti sono stati costretti a seguire rigidi programmi di esercizi quotidiani per contrastare questi effetti, ma nonostante tutto, la loro salute fisica è stata messa alla prova in modi inimmaginabili. 

Anche la salute mentale è stata una priorità per la NASA. La lunga distanza dalla Terra, l’isolamento e la separazione dalle famiglie hanno pesato sugli astronauti. Tuttavia, la preparazione psicologica e l’impegno costante nel mantenere una routine hanno aiutato Sunita e Barry a rimanere motivati. Le comunicazioni periodiche con le famiglie e la Terra hanno giocato un ruolo fondamentale nel sostenere il loro spirito durante questa lunga prova. 

Per quanto riguarda il loro ritorno, la NASA, con il supporto di agenzie spaziali internazionali, ha gestito l’operazione di rientro con la massima attenzione per garantire un atterraggio sicuro e senza incidenti. 

Al loro rientro a bordo della navicella Dragon di SpaceX, l'azienda aerospaziale di  Elon Musk,  Sunita Williams e Barry Wilmore sono stati accolti con grande entusiasmo e ricevuti con una cerimonia di benvenuto presso il Kennedy Space Center, circondati da colleghi astronauti e dai loro familiari.  

Il team ha dovuto affrontare un difficile processo di riadattamento alla gravità terrestre, passaggio sempre impegnativo per gli astronauti dopo lunghi periodi nello spazio. Le prime ore sulla Terra sono state caratterizzate da un intenso lavoro di recupero fisico e da un monitoraggio continuo della loro salute. 

Il ritorno di Sunita Williams e Barry Wilmore  segna una nuova era per le missioni spaziali, con un focus sempre maggiore sulla preparazione degli astronauti per missioni di lunga durata. La NASA ha dichiarato che le lezioni apprese durante questa missione saranno fondamentali per la pianificazione di future esplorazioni, in particolare per le missioni verso la Luna e Marte, dove i periodi di permanenza saranno ancora più lunghi. 

Inoltre, l’esperienza accumulata dai due astronauti, non solo in campo scientifico ma anche nella gestione dello stress psicologico e fisico, fornirà preziose informazioni per la formazione di nuovi astronauti. I due continueranno a essere coinvolti in progetti di ricerca e nello sviluppo di tecnologie spaziali avanzate, alimentando ulteriormente l’innovazione nell’esplorazione spaziale. 

Il ritorno di Sunita Williams e Barry Wilmore  è una testimonianza straordinaria della forza e della resilienza degli astronauti. La loro missione ha permesso di spingersi oltre i limiti della scienza, della tecnologia e della resistenza umana. Con il sogno di Marte all’orizzonte, la loro esperienza sarà fondamentale per aprire nuovi orizzonti nell'esplorazione del cosmo. 

 

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