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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

LEGALIZZARE LA CANNABIS? Ecco i PRO e i CONTRO

di Vasco Mercatanti

È da moltissimi anni che, in Italia, si dibatte sul tema della legalizzazione della cannabis, ma non si è ancora riusciti a trovare una soluzione. L’opinione pubblica è divisa: c’è chi sostiene che la cannabis sia una droga pericolosa mentre c’è chi vorrebbe renderla legale e accessibile a tutti. Per un’informazione equa abbiamo incontrato Marco Perduca, che coordina le attività antiproibizioniste sulle "droghe" e quelle internazionali per l'Associazione Luca Coscioni e il sito Legalizziamo.it, e con lui proviamo ad analizzare le ragioni di quest’ultimi. Dopo l’intervista l’articolo prosegue con un’informazione medica degli effetti collaterali che la cannabis può provocare. In verità le due realtà non sono per forza in contraddizione.


Dott. Perduca, perché si batte per la legalizzazione della cannabis? Quali vantaggi porterebbe?

Proibire la coltivazione, l'uso e il commercio di una pianta, che ha addirittura potenzialità curative, va contro la libertà di scelta personale e crea occasioni per generare crimine e criminalità. La cannabis è una pianta che storicamente si trova nelle colture e culture di tutto il mondo, l'averla resa illegale ha contribuito a farla diventare una sorta di moneta parallela per chi, agendo al di fuori (cioè contro) la legge, la usa per finanziare facilmente le proprie attività. Regolamentarne la produzione e il resto della filiera, sia per fini industriali che terapeutici o per qualsiasi altro uso, concorrerebbe a far emergere un fenomeno diffuso andando a garantire la qualità dei prodotti, la trasparenza del commercio, senza escludere la possibilità di creare dei cannabis social club dove non viene venduta ma coltivata e consumata insieme, evitando l'ingresso in circuiti penali di migliaia di persone. Certo, queste modifiche dovrebbero esser accompagnate da campagne di informazione per promuovere un consumo consapevole.


A che punto siamo in Italia?

A un punto morto. Dal 2007 è possibile prescrivere la cannabis terapeutica, e per sette anni sono stati importati prodotti dall'Olanda, dal 2015 se ne produce una minima quantità allo stabilimento farmaceutico militare di Firenze, dal 2017 se ne importa, non senza problemi, qualche quintale dalla Germania senza però far fronte al crescente fabbisogno nazionale. Per quanto riguarda il resto, nel 2014 per dar seguito a una sentenza della Corte costituzionale che ha cancellato buona parte della Legge Fini-Giovanardi sulle droghe (perché adottata in modo contrario alla Costituzione) si sono abbassate le pene in modo da far evitare il carcere a chi consuma tutte le droghe. Malgrado alcune proposte di legge per depenalizzare uso e possesso personale di tutte le sostanze e molte proposte di legalizzazione della cannabis, a partire da una legge d'iniziativa popolare promossa dall'Associazione Luca Coscioni nel 2016, il Parlamento non ha mai effettivamente affrontato il tema.


Quali benefici si possono osservare nei Paesi in cui la cannabis è legale?

Emersione delle reali dimensioni di un fenomeno (molto più diffuso di quanto generalmente si pensi), facilitazione nell'accesso a servizi socio-sanitari nei casi di consumo problematico, aumento significativo delle entrate fiscali, diminuzione di piccoli crimini e progressivo recupero di reputazione personale di chi consuma o vende la cannabis. Visto che la legalizzazione in Uruguay, Canada, e 15 Stati negli USA è piuttosto recente, ci sono dati difformi circa incidenti stradali di persone che guidano sotto l'influenza della cannabis. I primi studi non confermano il paventato aumento di incidenti, sicuramente non di quelli mortali.


Cosa risponderebbe a chi etichetta la cannabis come una droga pericolosa che danneggia la salute?

Qualsiasi sostanza, anche non psicoattiva, può danneggiare la salute. La risposta è che qualsiasi sostanza, o comportamento, che preveda l'immissione nel circuito penale, denunce, segnalazioni alle autorità, fermi, arresti, domiciliari, multe, sospensioni di patente o passaporto, di certo non va incontro alla qualità della salute personale. Per questo, dopo aver regolamentato la presenza della cannabis sul mercato, occorre fare informazione seria su modi e stili di consumo. Purtroppo le sostanze realmente dannose per la salute sono legali: alcol, tabacco, psicofarmaci...

 

Il consumo di cannabis ha avuto un incremento notevole negli ultimi 20 anni e attualmente la sua diffusione tra adolescenti e adulti eguaglia quella del tabacco. Il problema più grande riguardo a questa sostanza è il rischio di sviluppare una dipendenza, che, secondo le statistiche, interessa un consumatore su dieci (uno su sei per chi inizia da adolescente).

Molti studi in passato hanno evidenziato come chi consuma regolarmente la cannabis è maggiormente esposto a una futura diagnosi di schizofrenia o di sviluppo di psicosi nell'età adulta: la sostanza, in pratica, può rendere manifesta una malattia già geneticamente presente in forma latente. Anche in assenza di una vera e propria patologia psichiatrica, il consumo regolare di cannabis da ragazzi può determinare negli anni successivi un deficit cognitivo.

Un altro legame studiato approfonditamente su migliaia di pazienti riguarda il consumo di cannabis e i disturbi cardiovascolari. In una ricerca durata quasi tre anni su circa 2000 individui, è stata riscontrata una correlazione diretta tra frequenza del consumo di cannabis e mortalità. In un altro studio su soggetti adulti colpiti da infarto, è stato osservato che il rischio d'infarto quadruplica nell'ora successiva al consumo della sostanza.

Un terzo risultato riguarda invece i soggetti in giovane età, in cui la cannabis può scatenare un infarto fatale in persone con problemi cardiaci fino a quel momento non riconosciuti. A soffrire è anche l'apparato respiratorio: è dimostrato infatti che i fumatori di cannabis hanno un maggior rischio di sviluppare una bronchite cronica.

“Secondo il National Institute on Drug Abuse (NIDA) americano, una persona su tre di quelle che fanno uso di cannabis, presenta una qualche forma di ‘disturbo da uso di marijuana’. E a pagarne lo scotto sono soprattutto gli adolescenti. Chi si avvicina alla cannabis prima della maggior età corre infatti un rischio da 4 a 7 volte maggiore rispetto agli adulti di sviluppare un disturbo da uso di marijuana. (…) Uno degli aspetti che preoccupano di più gli esperti è che gli adolescenti percepiscono sempre meno la marijuana come un pericolo per la salute. E questo proprio quando invece le evidenze scientifiche circa i rischi collegati ad un uso regolare e pesante di questa droga, soprattutto tra i teenager, si vanno accumulando.” Scrive Maria Rita Montanelli su quotidianosanità.it. È sempre lei che ci suggerisce un elenco molto interessante:

“Effetti a breve termine

· Alterazioni della memoria a breve termine (con relative difficoltà di apprendimento e a ricordare le informazioni) · Alterazioni della coordinazione motoria in grado di interferire con la guida e tali da aumentare il rischio di danni · Alterazione della capacità di giudizio che possono portare a comportamenti sessuali a rischio e la trasmissione di malattie sessualmente trasmesse

· Paranoia e psicosi (ad alte dosi)

Effetti di un uso ‘pesante’ o a lungo termine

· Dipendenza (si riscontra nel 9% degli utilizzatori totali, nel 17% di chi ha cominciato in età adolescenziale e nel 25-50% degli utilizzatori su base quotidiana)

· Alterazioni dello sviluppo del cervello (effetto fortemente associato al consumo precoce di marijuana) · Scarsi risultati scolastici e aumentata possibilità di abbandono degli studi

· Alterazioni cognitive con QI inferiore tra chi ha fatto uso frequente di marijuana in adolescenza

· Ridotta soddisfazione nella vita e minori risultati

· Sintomi di bronchite cronica

· Aumentato rischio di disturbi psicotici cronici (compresa la schizofrenia) nei soggetti predisposti agli stessi”


Inoltre moltissime testimonianze indicano che un forte consumo di cannabis può ridurre l'attività onirica, e coloro che dichiarano di sognare meno, affermano che i sogni notturni riemergono dopo aver interrotto il consumo dell'erba.




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