di Omar Masri
L’idea di creare auto che si guidano da sole ha sempre affascinato la nostra società, infatti sin dagli anni ‘50 alcune aziende automobilistiche hanno cercato di predire come e quando le auto senza conducente sarebbero state commercialmente valide. Per esempio in un celeberrimo cortometraggio del 1952 della General Motors, chiamato "Key to the Future", si presentava un prototipo di macchina a guida autonoma che, secondo l’azienda, sarebbe potuta entrare in commercio negli anni ‘80, dove l’automobile, chiamando una stazione radio e cambiando qualche settaggio, poteva entrare nella modalità di guida autonoma, che funzionava tramite dei radar e Guard rail magnetici, i quali impedivano alla macchina di uscire fuori strada. Insomma, fantascienza per l’epoca , ma più andiamo avanti coi tempi più ci accorgiamo che questo cortometraggio si sta pian piano realizzando grazie ad aziende come Tesla, che ha da poco presentato il nuovo microchip da 6 miliardi di transistor che può essere fino a ben 21 volte più potente dei vecchi microchip montati sulle Tesla di penultima generazione. Sul chip sono presenti ben due reti neurali, in più Tesla rassicura di avere montato un microchip di riserva nel caso in cui il principale smetta di funzionare nel modo previsto.
Tutti i sistemi di guida autonoma antecedenti a quello di Tesla, facevano uso di un sensore chiamato LIDAR , questo sensore è parecchio simile al radar, infatti il suo funzionamento consiste nel lanciare un raggio laser che permette di calcolare la distanza tra l’auto ed eventuali ostacoli, così facendo rende possibile la creazione di una mappa tridimensionale di tutto ciò che l’automobile ha intorno, insomma sarebbe perfetto… se non fosse per i numerosi difetti che lo rendono di fatto inutilizzabile su una automobile, difetti che spaziano dal prezzo costoso e dall’alta inefficienza energetica, al fatto che non riesce a riconoscere un sacchetto da uno pneumatico, per questo motivo l’azienda californiana a deciso di allontanarsi da questa tecnologia, optando per le più semplici e economiche fotocamere. Queste, grazie ad un software ausiliare, danno la possibilità all’auto di percepire lo spazio che la circonda in una maniera tridimensionale e di comportarsi di conseguenza in modo adeguato.
In definitiva, General Motors ci aveva azzeccato: prima o poi saremmo riusciti ad inventare le macchine a guida autonoma, anche se senza la spettacolarità dei Guard rail magnetici.
Negli Stati Uniti è già possibile utilizzare automobili di questo genere, mentre in Europa no in quanto non è ancora presente una normativa a riguardo.
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