di Laura Cetani
L’Italia è uno dei Paesi più conosciuti nel mondo per tantissime ragioni. E’ ricca di storia, di cultura, di città d’arte, e il famoso “Made in Italy” è un marchio di qualità delle eccellenze italiane. Attualmente il nostro Paese detiene il maggior numero di siti, ben 58, inclusi nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell’Unesco.
I monumenti e i luoghi storici rappresentano la testimonianza di un passato degno di essere ricordato, anche in un’epoca come quella moderna dove la forte urbanizzazione, associata ad una dannosa speculazione edilizia, prendono il sopravvento minacciando la loro stessa esistenza.
Ne è un esempio l’area Buon Pastore situata nella zona centrale di Monza tra via F. Cavallotti e via Pellettier, immersa nel verde di un immenso parco di 20.000 mq. Si tratta di un angolo di Monza di particolare rilevanza storica, sotto la tutela della Sopraintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio, che da diversi anni è l’oggetto del contendere tra l’attuale proprietà e i cittadini e Comitati territoriali. All'interno dell'ampia area verde si trova infatti l’antica Villa Uboldi, soprannominata anche Villa Angela, che fu fatta costruire intorno alla metà del XVII secolo dalla famiglia nobile dei Pollastri. La struttura include una chiesa consacrata nel 1913 dall’Arcivescovo di Milano Cardinal Ferrari.
La villa venne ceduta dagli Uboldi all'Istituto Buon Pastore di Milano, fondato nel 1868 da
Suor Maria (Giuseppina Milani) che lo trasformò in un centro di accoglienza per bambine e ragazze in difficoltà e senza famiglia. Negli anni ‘70 l’Istituto Buon Pastore concesse un corpo del complesso al Comune di Monza per ospitare la sede staccata della Scuola elementare Mantegazza e successivamente della Scuola media Zucchi e della Scuola elementare Marche, fino al 1983. Anche il Mosè Bianchi utilizzò una parte degli edifici del Buon Pastore, come succursale dell’Istituto Tecnico Commerciale.
L’intera area, comprendente il parco, è stata venduta nel 2004 dall’istituto religioso ad un privato ed oggi risulta completamente dismessa. L’attuale proprietà ha presentato un progetto approvato dal Comune che prevede la realizzazione di 3 condomini di 11 piani con 240 appartamenti, 350 box, negozi e un piccolo centro commerciale all’interno dell’antica chiesa. Si tratta di un progetto a forte impatto ambientale con il consumo di circa 4.000 mq di suolo e conseguente aumento del traffico e dell’inquinamento in una zona già molto congestionata della città.
Esiste un progetto alternativo, presentato anni fa ed elaborato dal Politecnico di Milano, che prevede la realizzazione di una nuova biblioteca civica, polifunzionale, moderna e multimediale utilizzando gli spazi della chiesa e trasformando la zona adiacente per creare un nuovo polo scolastico, formativo. Per sensibilizzare l’opinione pubblica, il Comitato Buon Pastore aveva lanciato nel 2020 una petizione con raccolta firme e lo scorso giovedì 14 ottobre ha organizzato un flash mob all’insegna della cultura, con la partecipazione di alcuni scrittori del monzese e la lettura di libri da parte dei cittadini. Rita Caldarelli, coordinatrice del Comitato Buon Pastore, mi ha confermato nell’intervista che lo scopo del flash mob è stato quello di “promuovere ulteriormente questo progetto della nuova biblioteca civica“ e affinché l’area “ continui a rimanere una struttura sociale, rivolta ai cittadini”. Il Comitato è nato per “cercare di fare qualcosa per salvaguardare quest’area”, ha confermato Caldarelli.
La vicenda dell’Area Buon Pastore è la rappresentazione di un fenomeno sociale molto preoccupante che sta segnando i nostri tempi: gli interessi economici e i profitti finanziari realizzati attraverso una dannosa speculazione edilizia vengono spesso anteposti a quelli più importanti e generali di tutela dell’ambiente e della salute pubblica, delle zone di interesse storico e di edifici a valenza sociale.
La cultura, la formazione e l’istruzione sono valori molto importanti per la collettività. Occorre fare tutti insieme ogni sforzo necessario per preservali e svilupparli nel tempo, evitando che speculazioni e interessi di parte possano indebolirne le fondamenta. La trasformazione di un parco, di un’antica villa e di una chiesa storica in “mostri di cemento e negozi” è alquanto anacronistico ed un errore imperdonabile se realizzata a scapito della cultura e della salvaguardia dell’ambiente. Non abbiamo bisogno di negozi e centri commerciali, ma di luoghi di aggregazione, di condivisione e scambio culturale, all’insegna di uno sviluppo equo, solidale e sostenibile del contesto urbano.
Sono molti gli edifici sul territorio italiano spesso in stato di abbandono ma ricchi di storia, e l’area Buon Pastore merita ed è pronta per una seconda opportunità. Sta a tutti noi gettare il cuore oltre l’ostacolo e preservare la storia e la cultura per il presente e per il futuro!
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