di Giorgia Marelli
Le condizioni di vita delle donne dipendono ancora oggi dalla nazione a cui si vuol far riferimento. Tuttavia si può senza dubbio affermare che, sin dal 1789, le donne hanno iniziato a chiedere formalmente e lottato per ottenere il riconoscimento di pari diritti e opportunità rispetto agli uomini.
È nel Regno che nei primi decenni del 1900 sì formò il movimento femminista delle Suffragette (termine che deriva da “suffragio”, inteso come diritto di voto) che rivendicava non solo la parità rispetto agli uomini dal punto di vista politico ma anche giuridico ed economico. Le donne volevano poter insegnare nelle scuole superiori, svolgere le stesse professioni degli uomini e soprattutto godere del diritto elettorale che fu riconosciuto solo nel 1928. Questo movimento si estese successivamente in tutta Europa, America e Nuova Zelanda, portando le donne ad acquisire maggiore consapevolezza del proprio valore. Dagli anni ‘60 fino agli anni ‘80 del Novecento il movimento femminista ha ampliato il dibattito includendo le disuguaglianze culturali e più in generale il ruolo della donna all'interno della società.
Ancora oggi esistono realtà nazionali nelle quali le donne, considerate proprietà del padre o del marito, non godono dei nostri stessi diritti. Oggi gli attivisti per i diritti umani denunciano la situazione delle donne saudite che per difendere i loro diritti sono state imprigionate, tenute in isolamento e torturate. Nel 2018 delle attiviste furono infatti arrestate mentre rivendicavano il diritto di guidare e chiedevano la fine del sistema che obbliga le donne in Arabia saudita a spostarsi sempre con un accompagnatore maschile della propria famiglia. L’attivista Loujain al-Hathloul è stata per esempio condannata a 5 anni di carcere con l’accusa di aver tentato di cambiare il sistema politico saudita e di aver danneggiato la sicurezza nazionale. Questa condanna è stata però duramente criticata dalla comunità internazionale e dalle Ong per i diritti umani. Un altro Paese che vede ancora vivere le donne in condizione di discriminazione e inferiorità in confronto agli uomini è l'India dove, ancora oggi, se una donna non si sottomette all'uomo accettando la sua proposta di matrimonio viene giudicata ribelle, sfregiata con l'acido che reca ferite insanabili e viene infine relegata ai margini della società. E cosa pensare infine dell’infibulazione, ancora praticata in diversi paesi africani e in Indonesia. Mutilazioni femminili che ledono non solo la salute fisica ma anche la salute psichica di donne e bambine che vi sono sottoposte. Moltissimi altri esempi potrebbero essere purtroppo presi ancora in considerazione e tutto questo ci fa capire come le donne in tutto il mondo non godano ancora tutt’oggi degli stessi diritti. Grazie però alle associazioni per i diritti umani, che ci informano delle varie situazioni ormai in tempo reale, non possiamo fare finta di non sapere, non possiamo girarci dall'altra parte pensando che siano cose lontane da noi o che da noi non succederanno mai. Noi siamo fortunate, siamo nate dalla parte “giusta” del mondo, ma siamo donne e dobbiamo saper essere solidali con chi ancora oggi si batte per dei diritti che noi diamo scontati, ma che ci sono stati donati da donne coraggiose e lungimiranti.
E, comunque, anche in Europa e negli Stati Uniti, le donne sono ancora spesso pagate meno degli uomini pur rivestendo lo stesso ruolo lavorativo e, in questo periodo di crisi pandemica, sono state le donne le prime ad aver perso il loro posto di lavoro. Perciò, anche noi, non abbiamo ancora finito di lottare.
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