di Alexandra Toso
Ormai è QUEL MOMENTO, quello di Babbo Natale, Gesù Bambino, regali, neve candida (anche se, ormai, da noi non nevica più), cioccolata calda, serate film sotto le coperte e tanti doni da scartare. Non per essere il Grinch della situazione, ma ormai il Natale è diventato un accumulo di renne, cioccolatini, verde, rosso e canzoncine accattivanti (per chi non avesse colto il riferimento a Mariah Carey del titolo), un’idea di cui la pubblicità e il mercato globale sono riusciti a convincerci. Ormai, dalla mezzanotte tenebrosa del 31 ottobre, ogni negozio e spazio pubblico è decorato per Natale! Ma voglio riservare questo discorso ad un altro articolo… Qui vi voglio parlare di cosa festeggiamo veramente a Natale. In quasi tutto il mondo si celebra questo giorno nel quale, secondo la religione cristiana, è nato Gesù. La festa è molto antica e nel corso dei secoli è stata associata a numerose usanze.
Per spiegarvi l’origine di questa festa partirò dal Presepe che, come da tradizione, in molti allestiamo su un tavolino all’inizio dell’Avvento (il periodo di 22-28 giorni che precede il giorno di Natale): questo rappresenta la Natività, cioè la nascita del bambin Gesù, affiancato
da Maria e Giuseppe, un bue e un asino, in una notte bianca e fredda, solitamente in una grotta o in una stalla. Il primo presepe è stato istituito da San Francesco a Greccio nel 1223, ed era un presepe vivente. Vediamo come raccontato la storia i Vangeli di Luca e Marco: Gesù è nato a Betlemme, in Palestina; Maria incinta di Gesù e Giuseppe giunsero lì per il censimento dei palestinesi, che si svolgeva nella capitale Gerusalemme. Non trovando una locanda dove alloggiare, si sistemarono in una grotta. Maria diede alla luce il Figlio di Dio, e il resto è storia: gli angeli annunciarono al popolo che è nato il Salvatore, i pastori giunsero dal Bambino e anche i Magi arrivarono giorni dopo con i loro doni, guidati dalla famosa stella cometa. Per i cristiani, tra cui la maggioranza dei fedeli italiani, il Natale è un evento meraviglioso e importantissimo, e i fedeli si preparano ad esso in un periodo “straordinario” di preghiera e attesa.
Ma cos’è diventato oggi il Natale? Come si è diffusa in tutto il mondo questa celebrazione, oggi meno sacra che mai? La parola Natale è l’abbreviazione di Dies Natalis Christi, cioè “giorno di nascita del Cristo”. Nei Vangeli non è indicata la data esatta della nascita di Cristo. Il 25 dicembre, attestato per la prima volta a Roma nel 336, divenne di uso comune solo nel V secolo; la “scelta” di questa data trae origine dai culti pagani. Infatti, in quel secolo a Roma si affermò tra le celebrazioni per il solstizio d’inverno il culto del Sole invitto, trapiantato dall’Oriente. Cadeva il 25 dicembre (solstizio d’inverno nel calendario giuliano) ed era conosciuta come Dies natalis Soli Invicti, cioè giorno di nascita del sole invitto, in quanto è il giorno nel quale il Sole “rinasce”, riprendendo il sopravvento sulla notte. Secondo un’interpretazione molto accreditata, la celebrazione del natale del Sole invitto sarebbe all’origine della scelta del 25 dicembre per la nascita di Gesù. Alcuni intellettuali, però, sostengono che la scelta della data sia stata elaborata in ambito cristiano, senza collegamenti con i culti pagani. Pensano che il Natale nasca dalla festa ebraica delle luci, la Hanukkah, che celebra la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme. Il Natale, secondo questa interpretazione, sarebbe la versione cristiana di una festa ebraica, come accade per la Pasqua e per altre ricorrenze, “passate” dall’ebraismo al cristianesimo.
Dal V secolo in avanti la celebrazione del Natale guadagnò sempre più prestigio, influenzando il calendario liturgico: il Concilio di Tours (567) stabilì che il “tempo di Natale” durava dodici giorni, dal 25 dicembre al 5 gennaio, collegandosi così all’Epifania. In tal modo iniziò ad affermarsi il principio dal quale derivano le nostre vacanze di Natale. Chi non vede l’ora, dopo tre mesi di studio e di impegno, di un periodo di riposo?
Con il passare dei secoli la celebrazione del Natale si diffuse in tutto il mondo cristiano e nacquero tradizioni come il presepe o l’albero (dall’Europa settentrionale nel ‘500). Dal Medioevo si diffuse tra i nobili lo scambio dei regali, ma in origine accadeva il 6 dicembre, giorno di San Nicola. Attraverso alcuni passaggi, dalla figura di San Nicola è derivato il personaggio di Babbo Natale, ormai emblema del Natale. In questo passaggio presero parte molte aziende come la Coca-Cola, e con l’aumento dei mezzi di informazione pubblici e della globalizzazione ormai tutti conoscono il simpatico signore con la barba bianca e le sue renne! (Il quale ha soppiantato "Gesù Bambino", che fino agli '60 del Novecento era la figura che portava i regali ai bambini la notte di Natale).
Con le storie ottocentesche come il “Canto di Natale” di Dickens e i cambi della società del XX secolo, il Natale è diventato un simbolo (se non IL simbolo) del periodo invernale, una festa popolare che favoreggia il consumo e la pubblicità. Oggi è celebrato in quasi tutti i Paesi del mondo, compresi molti di quelli non prevalentemente cristiani. Credo che, purtroppo, il Natale abbia perso il suo significato religioso, e seppur il 25 dicembre tutte le chiese e le piazze sono gremite di pubblico, è ormai un’occasione della società per la socializzazione e il consumo: regali per amici e familiari, cioccolate calde e dolci irresistibili, il cenone di famiglia o con gli amici, e la produzione di pandori e altri prodotti. Non intendo dire che tutto questo sia brutto o sbagliato, sono la prima persona ad amare il clima delle feste, ma intendo che il nostro immaginario di questa festa è stato completamente plasmato da cose lontane dal suo vero significato.
Forse dovremmo ricominciare a pensare al Natale anche come un periodo di raccoglimento, si silenzio e riflessione, in cui ritrovare noi stessi, il piacere di una bella lettura, lo stare con le persone a cui vogliamo bene senza frenesie. Un consiglio per ottennere tutto ciò? Proviamo a dimenticare per un po' il cellulare, ogni tanto, quando vogliamo un momento di vera tranquillità natalizia.
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