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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

IL MIRACOLO DELLE MOLINETTE: un cieco torna a vedere

Aggiornamento: 5 apr 2023

di Edoardo Gatti

A Torino, all’ospedale ‘’Le Molinette’’, si è scritta una delle pagine più importanti della storia della scienza, della ricerca, della sanità. E porta la firma, indelebile, di un equipe di professionisti unicamente italiana, capeggiata dai Prof. Michele Reibaldi (direttore della Clinica Oculistica universitaria dell’ospedale Molinette) e Vincenzo Sarnicola (presidente della Società Italiana della Cornea e della Staminalità della Superficie Oculare), che con un intervento rivoluzionario e senza precedenti hanno restituito la vista dell’occhio destro a un paziente 83enne, Emiliano Bosca. Il signore, affetto da due gravi patologie (cecità retinica irreversibile all’occhio sinistro, pseudo pemfigoide oculare all’occhio destro) dopo sole due settimane ha ripreso a vedere da un occhio, a muoversi autonomamente e a regalarsi un’altra vita.

Ma come è stato possibile tutto ciò? Merito di una procedura chirurgica unica al mondo: l’autotrapianto di cornea allargato a sclera e congiuntiva, attraverso la quale i medici sono riusciti a ricostruire un occhio funzionante da due non vedenti, cioè hanno messo insieme le due parti sane dei due occhi del paziente. ‘’Il paziente per problemi retinici aveva irrimediabilmente perso la funzionalità dell’occhio sinistro, mentre l’occhio destro aveva mantenuto una potenzialità di recupero che però si era rivelata vana con trapianti tradizionali», spiega Reibaldi. ‘’Abbiamo così deciso di coinvolgere il professor Sarnicola perché notissimo nel mondo per aver proposto e realizzato tecniche alternative ai trapianti perforanti tradizionali’’. Secondo quanto spiegato dall’equipe l’intervento è stato quindi eseguito prelevando dall’occhio sinistro tutta la congiuntiva, tutta la cornea e due millimetri di sclera, in unico pezzo. «In pratica un terzo dell’occhio sinistro è stato autotrapiantato nell’occhio destro, che quindi è stato ricostruito ed è tornato a vedere».

La vera novità, come sottolineato dagli artefici dell’operazione, consiste nell’aver allargato il trapianto all’intera superfice oculare per prevenire il danneggiamento delle cellule staminali del limbus, la zona tra la cornea e la congiuntiva, ed evitare il fallimento dell’operazione. Infatti, come spiegato da Sarnicola, ‘’normalmente la cornea presenta un tasso di rigetto molto più basso rispetto ad altri organi vascolarizzati, ma in presenza di un’alterazione diffusa di tutta la superficie oculare, come nel caso del signor Bosca, il rischio diventa altissimo: ecco perché ricorrere all’autotrapianto dell’intera superficie oculare’’. Detto in termini semplici: non c’è nessun rischio di rigetto perché il corpo riconosce come sue le parti trapiantate. Inoltre, l’intervento potrà essere replicabile in altri casi nelle stesse condizioni del primo paziente operato. Un fattore che conferma l’eccezionalità dell’operazione.


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