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#UE24 "Il manifesto di Ventotene", un inno alla pace europea

Aggiornamento: 10 apr

di Alessandro Marceca

“Hi I'm Marco, I'm Italian” “Hi I'm Lisa, I'm French” “Hi I'm Angela, I'm German”.

Così ci presentiamo quando incontriamo qualcuno di nuovo che magari proviene da un altro Paese.

Ma quante volte vi è capitato di dire o sentir dire “ciao, sono europeo”? Quando invece per esempio un americano prima di tutto vi dirà di essere “americano” e solo in secondo luogo texano o californiano…

Ma cos'è questa Europa di cui evidentemente non ci sentiamo particolarmente cittadini?

La parola Europa ha molte e diverse connotazioni, storiche, culturali, politiche ed economiche; e ancora più ne ha la parola Unione Europea.

La Treccani definisce l’Unione Europea come “un organismo internazionale istituito nel 1992 con il trattato di Maastricht allo scopo di coordinare le relazioni tra gli Stati membri e i loro popoli, attraverso l’istituzione di un’Unione economica e monetaria e favorendo una politica estera di sicurezza comune.

In quanto Unione ci troveremo ad assumere che esista un qualche tipo di sentimento nazionale o di patriottismo.

Ma esiste davvero un sentimento europeo? Quando si parla di Europa molti pensano ad un progetto incompiuto, lasciato a metà, troppo invadente per i sovranisti e troppo marginale per i federalisti.

Quest' anno si vota a giugno per le europee, dove, prima che destra e sinistra, si scontrano forze europeiste e sovraniste, non quindi forze che si scontrano per due diverse idee di Europa, ma forze che combattono per il valore  dell'esistenza stessa della suddetta idea.

Quanto ci dovrebbe interessare e quanto ci interessa davvero? L'affluenza alle urne per le europee nel 2020 è stata solo il 54.5%, dato che ci rimanda indietro un messaggio forte e chiaro: l'idea di Europa è fallita poiché io sono prima italiano che europeo.

Ma qual è la genesi di quest’idea di un Europa unita che oggi appare come un'utopia ai più?

Le sue radici affondano certamente in una storia comune che supera le barriere nazionali, basti pensare al movimento illuminista o alle più infami crociate poiché, purtroppo, niente crea unità come un nemico in comune.

Ma c'è un momento ben preciso nella nostra storia, prima di qualunque trattato ufficiale, in cui qualcuno si è seduto a un tavolo, carta, penna e tre paia di mani e ha scritto a grandi lettere: abbiamo bisogno di un'Europa unita. Siamo tra il 1941/1944 in piena seconda guerra mondiale a Ventotene, un'isoletta del nostro Lazio, dove al momento si trovavano al confino gli intellettuali progenitori del sogno europeista: Altiero Spinelli, deputato  comunista, Eugenio Colorni, deputato socialista, ed Ernesto Rossi, deputato liberare.

Questi tre uomini politici di schieramenti diversi, ma con un sogno comune, sono tra i primi ad avere il coraggio di immaginare un domani in un periodo in cui, in piena seconda guerra mondiale, era difficile immaginare qualunque cosa che non fosse devastazione e distruzione; a Ventotene la speranza non era morta.

Così nasce il “Manifesto di Ventotene” o, come da titolo originale, “Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto”.

Tre politici di orientamenti diversi che cercano le cause del conflitto arrivano alla conclusione che queste ultime sono rintracciabili nella divisione degli Stati nazionali europei e risolvibili quindi solo con la sostituzione di quest' ultimi con degli “Stati uniti d'Europa”.

La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà”, queste le parole di Altiero Spinelli nel Manifesto in riferimento alla nascita dell’Europa, il che ci dimostra che non è mai sembrata la via più facile da percorrere, ma, allo stesso tempo, anche negli anni in cui le future nazioni che costituiranno l’Europa Unita si trovavano in guerra, era palese fosse l’unica via possibile; cosa che è ancora oggi.

Se la storia ci ha insegnato qualcosa è che nelle divisioni nascono i conflitti, nell’unione fiorisce la pace e tutti i benefici a essa connessi.

Oggi più che mai, in un'età in cui i conflitti e le tensioni internazionali si fanno sentire sempre più, ciò di cui abbiamo bisogno è unità, un'Europa più forte e abitata da cittadini non di singoli stati ma di un'unione, quell'unione sognata a Ventotene e che ancora oggi tarda a nascere.



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