di Letizia Sala
Da ormai una decina d’anni il mondo si è trovato faccia a faccia con un fenomeno che nessuno può controllare: la viralità. Probabilmente non ce ne rendiamo nemmeno conto, ma gli anni 2000 hanno portato con sé un nuovo modo di comunicare: i meme e i video virali. Insomma, qualche anno fa -giusto un paio ;)- D’Annunzio componeva La Pioggia nel Pineto, mentre oggi noi in relazione alla pioggia costruiamo un meme, con magari protagonista Greta Thunberg imbronciata in Piazza San Marco. Attenzione, però: solo perché le forme, gli scopi, i modi sono diversi, non significa che i meme vadano sminuiti, anzi. Probabilmente non avranno l’alto contenuto poetico di un componimento dannunziano, ma vanno tenuti in considerazione come modalità comunicativa contemporanea.
Dal momento che i cervelli di tutti noi nelle scorse settimane si sono ritrovati a canticchiare “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”, è interessante capire cosa si cela dietro a fenomeni virali del genere.
Quello che tanti ignorano è che questo nuovo modo di esprimersi altro non è che uno sviluppo comunicativo, le cui basi sono fondate sull’immediatezza del messaggio e sulla facile comprensione. Del resto, non ci si potrebbe aspettare altro da un mondo veloce e dinamico come il nostro. I meme sono, dunque, una risposta a una richiesta indiretta dell’ambiente circostante e, allo stesso tempo, una sorta di riparo da esso.
Una visione più socio-psicologica del fenomeno vede, infatti, nelle immagini che girano da smartphone a smartphone e che lasciano un sorriso sulla bocca di chi ne fruisce, un modo per sottrarsi al grigiore della vita quotidiana. Il che non significa che necessariamente siamo insoddisfatti delle nostre vite, ma che piuttosto abbiamo il desiderio di ridere insieme, di sentirci parte di una collettività in un ambiente ormai prevalentemente individualista.
La forma è cambiata, sì: se Manzoni nel 1800 dedicava frasi e frasi alle gioie che la Divina Provvidenza traeva con sé, noi oggi ci figureremmo Renzo in stonks (Stonks deriva da "stocks", cioè il mercato azionario), un formato di meme andato virale in questi ultimi mesi. Eppure, il risultato è che Renzo, dopo le grazie ricevute, era felice nelle pagine di Manzoni come sarebbe felice nel nostro meme. È, dunque, impressionante come questa nuova forma di linguaggio sia immediata e facile, ma allo stesso tempo non banale. I meme sono, infatti, frutto di una grammatica multimodale, ovvero che combina immagini e parole, e puntano al fruitore, piuttosto che al creatore.
In tale tipo di immagini le persone si rispecchiano, poiché spesso si tratta di un umorismo verso qualcosa che tutti vivono, per esempio la mal riuscita di una verifica di matematica o, proprio relativo a questi giorni, l’annuncio di Elon Musk della sua cybertruck, un nuovo prototipo di macchina progettato per essere indistruttibile ma i cui vetri si sono rotti durante la dimostrazione delle portiere antiproiettile.
I meme puntano alla leggerezza, quando professori, datori di lavoro e politici spesso puntano alla pesantezza. Ecco, dunque, che l’Internet si ribella alle parole di Giorgia Meloni e le inserisce in un remix che vanta quasi 7 milioni di visualizzazioni su YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=2H8cd1hKZgk). Ciò che è meno piacevole da sapere sul fenomeno virale di “Genitore 1 – Genitore 2” è, però, che delle 7 milioni di persone che hanno ascoltato il motivetto solo pochissime sono andate oltre, non limitandosi al remix ma andando a sentire il discorso pronunciato in effettivo dalla Meloni e -si spera- rabbrividendo a parole così conservatrici. Pertanto, il rischio dei meme e dei video virali è quello di fermarsi al sorriso evocato senza sfruttare la razionalità di cui tutti siamo dotati ma che spesso scegliamo di accantonare. E infatti, ci siamo mai chiesti cosa si nascondesse dietro al video “Bassano? Sei tu?”, diventato virale un paio di mesi fa, in cui una professoressa insiste proprio su quelle tre parole per svariati minuti? Non è affatto piacevole pensare che la viralità abbia prevalso sulla razionalità, perché in caso contrario la persona che si celava dietro alla videocamera avrebbe a lungo ponderato prima di postare in rete un video in grado di annullare la reputazione di una donna.
I meme e i video tormentoni sono, dunque, un’arma a doppio taglio. Da un lato fanno sorridere tranquillamente, dall’altro fanno sorridere incondizionatamente.
Comments