di Vasco Mercatanti
Fascismo e comunismo, due ideologie così opposte e diverse, sono state protagoniste della Storia dell’ultimo secolo nella nostra Europa. A differenza di quanto si possa pensare, esse non sono scomparse: le loro eredità sono visibili ovunque e condizionano ancora il modo di pensare di numerose persone.
Una questione molto delicata, che vede opporsi i sostenitori (e non solo) di queste due correnti di pensiero, riguarda l’apologia ad esse, vale dire il sostegno e la condivisione dei principi base, che per quanto riguarda il fascismo è reato, mentre per il comunismo no. In poche parole, essere fascista in Italia è illegale, essere comunista non lo è.
La tesi presentata da chi è contro questo fatto è chiara: in nome del comunismo sono state commesse tante quante atrocità che in nome del fascismo e pertanto l’associazione al comunismo, al pari del fascismo, dovrebbe essere perseguibile penalmente. Per verificare la validità di questa tesi è sufficiente fare una breve ricerca e si scoprirà che, effettivamente, i numeri sono impietosi: seppur in un arco di tempo decisamente maggiore (69 anni contro circa 20) le vittime del regime comunista (l’URSS) si avvicinano a 100 milioni, contro le “sole” 10 milioni causate dalla dittatura nazi-fascista in tutta Europa.
Alla luce di queste cifre, la domanda sorge spontanea: perché allora l’apologia al comunismo non è un reato? Per rispondere a questo quesito più che legittimo, è necessario analizzare attentamente le due ideologie nude, così come sono state concepite, spogliandole per un attimo da tutto quello che le è stato ricamato addosso nel corso degli anni.
L’ideologia fascista (e soprattutto quella nazista verso la quale i fascisti hanno sempre avuto una certa ammirazione) “nega […] l'autonomia di gruppi culturali o etnici che non sono considerati parte della nazione fascista e che rifiutano di essere assimilati: questo in tutte le realizzazioni storiche del fascismo è stato applicato nei confronti di minoranze etniche o religiose, in particolare quella ebraica. L'ideologia fascista […] sostiene l'idea di uno Stato a partito unico e vieta qualunque opposizione al partito stesso.” Esaminando questi concetti, è evidente che il pensiero fascista si fonda su convinzioni totalmente inaccettabili e pericolose per il benessere collettivo della società e della democrazia.
Al contrario, l’ideologia comunista teorizzata da Karl Marx si basa su un concetto nobile: creare “una società comunista, ovvero una società caratterizzata dall'abolizione delle classi sociali e della proprietà privata dei mezzi di produzione, dalla partecipazione collettiva del popolo al governo e dalla completa emancipazione di tutti gli uomini” con lo scopo di “porre fine allo sfruttamento lavorativo”. Approvando o meno il mezzo con cui raggiungerlo, l’intento del comunismo è tuttavia universalmente condivisibile.
La differenza sostanziale tra un sostenitore del fascismo e del comunismo, quindi, è in relazione a quello che è stato commesso in nome della propria ideologia: un fascista non può che essere d’accordo e approvare le azioni del governo fascista (e nazista) tra il 1925 e il 1945, in quanto sono la messa in pratica dei principi fondamentali. Un comunista, invece, può e deve dissentire dalla crudeltà del regime comunista guidato da Stalin perché non ha nulla a che vedere con i suoi ideali.
Nel mondo ci sono molti “comunismi”, ognuno con le sue particolarità. In Italia il comunismo ha contribuito alla costruzione democratica del Paese, a partire dai padri costituenti che scrissero la Costituzione, e ha sempre rispettato le scelte delle elezioni democratiche. Il fascismo, al contrario, aveva abolito la libertà istituendo un totalitarismo, perciò, anche per questo, nel nostro Paese non possono essere considerate allo stesso modo.
Alla luce di questi ragionamenti, pertanto, fascismo e comunismo non possono essere posti sullo stesso piano e di conseguenza trattati (anche dal punto di vista penale) paritariamente.
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