di Viola Isella
Gli ultimi mesi di campagna elettorale hanno acceso la sfida per la Casa Bianca tra Kamala Harris, rappresentante democratica, e Donald Trump, rappresentante repubblicano. A trionfare in maniera netta è stato proprio quest’ultimo, che è diventato, così, presidente degli Stati Uniti per la seconda volta negli ultimi sette anni.
Ma come funzionano le elezioni negli USA e, in generale, il sistema elettorale americano, molto più articolato e complesso rispetto a quello degli altri Paesi?
Innanzitutto, il mandato dei presidenti dura quattro anni. Una volta terminato l'incarico, si va di nuovo alle urne. Passando al lato più pratico, bisogna dire che il presidente e il vicepresidente vengono eletti tramite il Collegio Elettorale e non direttamente dai singoli cittadini. Quest’ultimi, infatti, sono chiamati a votare i cosiddetti “grandi elettori” che rappresenteranno il loro Stato nel Collegio Elettorale e che possono votare per uno dei due candidati. I grandi elettori sono 538 e un candidato, per vincere, deve ottenere un totale di 270 voti elettorali: ad esempio, Trump ne ha conquistati 277.
Ogni Stato possiede un numero di elettori proporzionato al numero di cittadini e al candidato che ottiene la maggioranza vengono affidati tutti i voti tramite il sistema “winner-takes-all”: solo nel Nebraska e nel Maine viene comunicato il numero reale di voti ottenuti. In seguito, a dicembre, il Collegio Elettorale si raduna per votare ufficialmente e confermare il vincitore, che di norma inizia il suo mandato il 20 gennaio, giorno dell'Inauguration Day. Bisogna specificare che i grandi elettori, nonostante promettano alla popolazione di votare per un certo candidato, non sempre mantengono la parola data e potrebbero cambiare la propria preferenza (fatta eccezione per gli Stati in cui la legge impone di votare colui che si prevale in quel territorio specifico).
Inoltre, repubblicani e democratici hanno sostenitori storici la cui influenza è cruciale, poiché la maggioranza dei loro voti verte verso un partito preciso. Sono presenti, però, anche i cosiddetti “swing states”, ovvero stati in cui non prevale una preferenza né democratica né repubblicana. Questi stati sono, dunque, capaci di determinare l’esito finale delle elezioni, per questo motivo, durante la campagna elettorale, i candidati investono maggiormente in questi 7 stati, ovvero Pennsylvania, Wisconsin, Michigan, North Carolina, Georgia, Arizona e Nevada.
Il mandato dei presidenti USA dura quattro anni. L’unico presidente ad essere stato eletto per quattro volte consecutive fu Franklin Delano Roosevelt: egli rimase a capo degli Stati Uniti dal 4 marzo 1933 fino al 12 aprile 1945, poco dopo l’inizio dell’ultimo mandato. In quegli anni, infatti, non esisteva alcun limite di carica: il ventiduesimo emendamento, che vieta la possibilità di candidarsi per più di due volte consecutive, fu promulgato nel 1947 dal partito repubblicano proprio per contrastare le continue vittorie democratiche di Roosevelt. Inoltre, questi era ben visto dalla popolazione e guadagnò moltissimo consenso grazie alla propria capacità di guidare gli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale e alla sua leadership, divenendo simbolo di stabilità e determinazione. Senza dimenticare che fu proprio Roosvelt a risollevare l’America dalla crisi economica della Grande Depressione, portando a termine ciò che aveva promesso durante la sua prima candidatura, ovvero di attuare un insieme di riforme economiche e programmi di assistenza noto a tutti come New Deal.
La campagna elettorale americana è uno degli eventi politici più seguiti al mondo, in quanto gli Stati Uniti rappresentano una delle maggiori potenze mondiali e hanno un'enorme influenza nella politica internazionale.
Negli scorsi giorni, in seguito alla vittoria di Donald Trump il giorno 5 novembre, sono giunti da tutto il mondo disponibilità di collaborazione politica e congratulazioni. Dall’altro lato, i democratici non si fanno abbattere dalla sconfitta: “Non puoi amare il tuo Paese solo quando vinci” ha affermato Joe Biden, ex candidato democratico, rivolgendosi alla Nazione.
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