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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Cambiare prospettiva per guardarsi dentro

di Vittoria Franceschi


Guardarsi dentro può sembrare la cosa più semplice di questo mondo, ma, quando si prova a farlo realmente sembra essere tutt’altro che facile. Infatti, molto spesso, si evita di affrontare il discorso e si finge che tutto vada bene. Trovare verità indesiderate può fare male.

A volte, se ci si sofferma un attimo in più, si possono ritrovare paure che ci tormentano tutti i giorni, si possono ricordare persone che ogni giorno ci fanno stare bene, ci possono tornare alla mente ricordi svaniti, persone che non ci sono più e, a volte, si trovano piccoli difetti. Ognuno di noi ha pregi e difetti e siamo perfettamente coscienti di averli ma riconoscerli e ammetterli è molto più difficile. Richiede coraggio.

Riconoscere i propri errori, del passato o del presente, è difficile perché per farlo bisogna fare i conti con sé stessi.

Prendiamo in considerazione l’esempio di un re che governa il suo paese: il sovrano saprà perfettamente di avere dei punti deboli nel suo regno. Sa di avere lui il potere decisionale ed è consapevole che forse ha sbagliato a fare qualcosa, ma prima che il re sistemi i suoi errori dovrà riconoscerli e avere il coraggio di attribuirli al suo operato. Per cambiare le cose si parte dagli errori, dalle cose che non vanno.

Può sembrare una frase fatta ma gli errori aiutano a crescere, veramente.

Anche in una relazione o in un’amicizia è essenziale dirsi le cose che non funzionano più e discuterne faccia a faccia e per sapersi analizzare al meglio è opportuno assumere il punto di vista di chi ci sta attorno, delle persone che ci vivono.

La figura che mi salta alla mente parlando del sapersi guardare dentro è Charles de Montesquieu, un filosofo illuminista vissuto nella Francia del Settecento, durante il periodo dell’Ancien Régime. A quel tempo, come spesso accade, le istituzioni politiche francesi erano governate dell’ipocrisia. Montesquieu, per sfuggire alla censura, nel 1721 pubblica Lettere persiane in cui si arma della finzione narrativa per fare una critica alla sua stessa società. Infatti, il filosofo scrive un finto scambio di corrispondenza tra due nobili persiani in viaggio in Europa che criticano le usanze e i modi altezzosi dei signori più rappresentativi del regno. Ad oggi Lettere persiane rimane un modello ineguagliato di critica sociale.


Concludendo, è giusto ribadire che è importantissimo saper guardare con occhio critico, non solo gli altri, ma soprattutto sé stessi, evidenziare pregi e difetti, riconoscere gli sbagli e fare qualcosa per rimediare e per crescere con consapevolezza, a qualsiasi età.



La redazione, in relazione a questo argomento, consiglia il libro Elogio dell'ignoranza e dell'errore di Gianrico Carofiglio.

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