di Alessandro Marceca
Polizia morale, uno speciale corpo di polizia con il compito di controllare l’abbigliamento delle donne, istituito nel 1979 dopo la Rivoluzione Iraniana che trasformò il Paese da monarchia autocratica filo-occidentale a Repubblica islamica teocratica. Negli ultimi decenni è diventata simbolo dell’atteggiamento repressivo nei confronti della popolazione femminile da parte del governo iraniano.
E’ proprio per mano della Polizia morale che il 16 settembre muore Mahsa Amini, ventiduenne, arrestata a Teheran il 13 dello stesso mese e successivamente vittima di un pestaggio, per aver violato la legge che, entrata in vigore nel ’81, impone alle donne l’uso dell’hijab senza lasciare visibile alcuna ciocca di capelli, trasformando quello che nasce come un atto di fede in un brutale esercizio di potere.
In tutto il Paese sono nati movimenti di protesta, la morte di Mahsa Amini ha acceso una scintilla che si è propagata per tutto l’Iran appiccando un incendio che ha velocemente raggiunto proporzione mondiale. Fiumane di manifestanti si sono riversati nelle piazze con strette nelle mani foto della giovane donna, diventata simbolo della sete di libertà di tutto un popolo.
Dopo più di tre mesi di proteste il procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri ha annunciato l’abolizione della polizia morale, notizia che è subito stata riportata dai media internazionali alcuni dei quali hanno cantano vittoria mentre altri, più scettici, hanno visto in questa mossa del regime iraniano il tentativo di alzare una cortina di fumo sulle proteste che hanno attirato gli occhi dell’opinione pubblica mondiale e guadagnato il sostegno del mondo occidentale, mentre tra i manifestanti si contano intorno ai 400 morti e le Nazioni Unite affermano che circa 14.000 persone si trovano in stato d’arresto, la maggior parte dei quali vengono sistematicamente torturati.
È questa quindi una vittoria dei movimenti per i diritti civili o più semplicemente una vetrina per i paesi occidentali?
Testimonianze riportano che da quando le proteste hanno invaso le strade la polizia morale è praticamente scomparsa, e sono in molti a speculare sul fatto che questo sia dovuto a un cambio di priorità che al momento vede le forze di polizia impegnate nella repressione delle proteste; ciò non è quindi attribuibile a un cambiamento ideologico bensì a un’insufficienza dei mezzi repressivi. È forte poi il sospetto che la polizia morale sia stata abolita solo per riapparire sotto una nuova denominazione con il placarsi delle proteste.
Hadi Ghaemi, il direttore esecutivo del Centro per i Diritti Umani in Iran, dice parlando dei manifestanti: “Le loro rimostranze ora sono molto più profonde della semplice polizia morale o della legge sul hijab – non è per questo che centinaia di persone stanno ancora mettendo in gioco le loro vite. Questo si è evoluto in qualcosa di molto più grande che sta mettendo in discussione l'intero sistema politico.”
Se questa sia una effettiva conquista è una domanda a cui solo il tempo potrà dare una risposta, quello che sappiamo oggi è che queste proteste sono durate più di qualunque altro movimento anti-governativo in Iran.
Quello che sappiamo è che tuttora i manifestanti portano avanti la loro battaglia per le strade per quanto questo significhi rischiare le proprie vite.
Quello che sappiamo è che la rabbia del popolo Iraniano per la morte di Mahsa Amini, insieme a tutti i morti a causa delle proteste, brucia più forte che mai alimentando il loro desiderio di giustizia e libertà.
Comments