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  • Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

La settimana del successo formativo è finita, e poi?

Aggiornamento: 2 feb

di Francesco Bonfanti



Si è appena conclusa la settimana del successo formativo e la speranza è che tutti ne abbiano goduto al meglio. Ogni volta che partecipiamo nella veste di fruitori a un evento, tendiamo a posare la nostra attenzione sugli aspetti meno efficaci dell’organizzazione: sul disguido che ci ha riguardato o ha riguardato qualcuno vicino a noi; sull’attività rispetto alla quale nutrivamo determinate aspettative che non sono state soddisfatte; sull’offerta complessiva, che avremmo voluto diversa in un senso o in un altro. È normale e del tutto legittimo. Bisogna però essere consapevoli che si tratta dell’atteggiamento e della mentalità tipici dello spettatore, più precisamente dello spettatore pagante, che si aspetta di essere adeguatamente intrattenuto e vezzeggiato e non si domanda cosa possa fare per contribuire, bensì cosa gli altri avrebbero dovuto fare per servirlo meglio.

Ebbene, secondo me non è questo lo spirito della settimana del successo formativo: non lo è e non può esserlo, perché quando il collegio docenti (l’assemblea di tutti i docenti più il dirigente scolastico) approva e pianifica un evento così complesso, persegue un obiettivo più ambizioso della soddisfazione dell’utente: l’obiettivo di fondo è infatti rendere il più possibile attivi e partecipi alla vita della comunità scolastica gli studenti, così che siano in futuro cittadini attivi e partecipi alla vita della società. Vengono da quest’aspirazione ideale le novità più rilevanti di quest’anno: la prima è la possibilità per gli studenti di scegliere quali approfondimenti seguire – e in realtà è un ritorno alla formula tradizionale; la seconda è la cooperazione tra docenti e studenti nella progettazione degli approfondimenti (e si può citare l’esempio di Giulia Redaelli, che ha contattato vari docenti per organizzare dei debate che ha chiamato il “salotto degli studenti”); la terza è l’autogestione, e cioè la progettazione e la gestione autonoma di attività da parte degli studenti (Sara Cogliati ha tenuto corsi di ballo e, con Giulia Panzeri, corsi di teatro; Francesca Sala ha invitato due studenti universitari a parlare di Ecologia marina), cui la commissione tiene particolarmente e che auspica abbia un seguito e uno sviluppo nei prossimi anni.

I prossimi anni, appunto. Il futuro della settimana del successo formativo è incerto, si decide di anno in anno e nulla va dato per scontato. D’altronde i numeri da soli bastano a testimoniare l’ingente sforzo organizzativo profuso dall’intera comunità scolastica: docenti, personale di segreteria e ausiliari; chi vuole conoscerli nel dettaglio li trova qui. Voglio dire che il personale della scuola ha fatto la sua parte, e dal mio punto di vista – nonostante i limiti, i difetti e alcuni piccoli errori – l’ha fatta bene, seriamente, e nemmeno questo va dato per scontato.

Ma gli studenti? Le risposte al questionario finora pervenute sono estremamente positive: c’è chi propone correzioni e aggiustamenti; qualcuno si lamenta per problemi minori, ma l’apprezzamento prevale nettamente, quasi unanimemente. Molti chiedono che l’evento venga duplicato, che ci siano due settimane del successo formativo. Temo che a questo proposito ci siano limiti invalicabili, imposti dalla legge, dalle normative, e insomma esterni all’organizzazione del Greppi; ciò che conta è comunque che quel modo di fare scuola riscuote l’approvazione della componente più importante della comunità: gli studenti.

Per perseguire l’obiettivo che ho descritto più sopra, e cioè stimolare la partecipazione attiva e propositiva degli studenti alla vita della comunità scolastica, bisogna dunque fin da ora fare un appello affinché inizino a pensare diversamente la scuola: i suoi saperi, i suoi spazi, le relazioni che la innervano e la animano.

Voi studenti dovete rendervi protagonisti, dovete collaborare sempre di più alla progettazione della settimana del successo formativo: potete chiedere che vengano invitati ospiti che ritenete meritevoli di partecipare; potete proporre alla commissione o a singoli docenti temi da approfondire o attività da realizzare; potete progettare e condurre insieme ai docenti corsi ed eventi, soprattutto potete – dovete, specie chi frequenta gli ultimi anni –lavorare sui vostri interessi, sulle vostre idee e tradurle in attività da inserire nella cornice della settimana del successo formativo.

Sono fermamente convinto che si debba provare con determinazione a porre un argine alla deriva individualista e autoreferenziale – della chiusura nel privato, nel particulare – che caratterizza le società occidentali in questo primo scorcio del terzo millennio.

Dobbiamo rianimare la vita comunitaria, condivisa e partecipata, magari polemica, magari contraddittoria, ma vitale, inebriante e creativa. Pensate al progetto Street Art – e faccio questo esempio perché cade perfettamente in taglio: un manipolo di studenti, guidati dalla

professoressa Torre, ha affrescato il muro del corridoio che affianca l’aula magna. Hanno progettato e realizzato insieme un’opera creativa a vantaggio dell’intera comunità scolastica; difficilmente dimenticheranno una simile esperienza, e tutti quelli che transiteranno dalla scuola ne beneficeranno. In parole semplici, oltre a imbrattarsi di vernice e mescolare colori per poi cavarne due suggestive rivisitazioni di dipinti classici, hanno fornito alla comunità un servizio civico, da cittadini che hanno cura della loro comunità.

Esperienze simili si possono, si devono moltiplicare e devono essere ispirate, generate e gestite dagli studenti: potrebbe nascere un gruppo che si occupi delle guerre che si combattono nel mondo; uno che tratti il cambiamento climatico; un altro che approfondisca

la questione dei diritti; uno che tracci gli orizzonti di sviluppo della tecnologia; un altro quelli della medicina e più in generale della scienza; gruppi che si occupino della salute e

del benessere degli studenti; di sport, di musica, di arte e di tutto quello che può appassionare…

Bisogna, per concludere, ringraziare la commissione per l’enorme lavoro svolto: Antonio Pellegrino, Valeria Beretta, Nadia Cogliati, Marianna Salina, Pietro Crippa, Benedetta Biffi ed Emilio Pennati. Si erano posti l’obiettivo di accogliere e di provare a risolvere le criticità segnalate dai colleghi e di trovare una formula che garantisse maggiore libertà agli studenti senza ridurre la quantità e la qualità dei corsi di recupero: hanno senza dubbio centrato l’obiettivo: bravi, bene, bis!

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