top of page
  • Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

La lettera

Aggiornamento: 4 apr 2023

di Alice Monteleone

Mi manca la mia Anne, mi manca da impazzire e sono tormentato dalla paura di non aver saputo esprimere al meglio tutto l’amore che provo per quella ragazza dai riccioli d’oro. Sono passati più di quindici giorni da quando le ho spedito la lettera, per cui se i miei calcoli sono esatti, in questo momento dovrebbe essere già tra le sue bianche e candide mani. Quelle mani che non meritano di toccare un pezzo di carta tanto sgualcito, ma allo stesso tempo tanto vitale per me. Lo conservai durante tutto il viaggio sino al fronte francese e la sera quando arrivai, decisi che le avrei scritto immediatamente prima che questo ambiente malvagio e violento mi contaminasse, prima che lei si dimenticasse di me. Mi manca tenerla tra le mie braccia e sentire sulla pelle la veste morbida del suo abito ocra e nero, il mio preferito. Mi manca poter stare ore e ore ad ammirare l’espressione sul suo volto quando è completamente assorta nella lettura dei suoi romanzi preferiti. E mi piace immaginarla con quell’espressione mentre legge la mia lettera, in piedi, di fronte alla finestra della sua camera, così che i raggi del sole illuminino le mie parole e scaldino il suo viso facendole arrossire le gote, come facevo io quando le sussurravo un complimento.

Dopo mesi al fronte, purtroppo questa immagine della mia dolce Anne non mi rasserena, anzi, mi deprime ancor di più perché la guerra mi impedisce di stare affianco a lei. La vedo nella sua stanza, nei miei ricordi, dall’altra parte del tavolo, lontana. Su di esso, come l’ultima volta che ci siamo visti, il pesante tappeto orientale di lana che le regalò sua nonna, alla quale non stetti mai molto a genio e che cercò sempre un pretesto per presentarle ragazzi più “adatti”. Esso è scostato, così da ribaltare parzialmente il bacile metallico con la frutta di stagione, principalmente mele, che vi è poggiato sopra, come se stesse a significare che avremmo passato inverni rigidi e duri in solitudine. É un’immagine vivida, e mi ci aggrappo con tutte le mie forze.

Pensare alla lontananza che c’è tra noi e il fatto che probabilmente non la rivedrò mai più, mi fa soffrire terribilmente, ma in qualche modo devo affrontare il mio destino. Lei sa che troverà in me sempre un aiuto, e se non ci sarò più, le rimarrà un ricordo sereno dei momenti vissuti insieme.


Racconto realizzato nell'ambito della settimana del Successo formativo, in due ore di X-Factor letterario. Bisognava scrivere una storia considerando uno dei tre dipinti proposti. Questo e i racconti L'UOMO di Matilde Scioscia (primo classificato), IL PAPA di Sofia Valli (che verranno pubblicati prossimamente) e L'ATTESA di Federica Albanese sono stati i vincitori.

75 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page