di Martina Bonifacio
Senza accorgercene stiamo vivendo in una vera e propria rivoluzione, dove è l’avanzare della tecnologia a dettare il passo. Oggi la massima espressione tecnologica è rappresentata dall’intelligenza artificiale, che va radicandosi sempre di più in tutti gli aspetti della quotidianità, arrivando a toccare anche l’arte.
Cinque anni fa avresti mai pensato di poter riassumere testi, creare immagini o generare idee solo chiedendolo ad un software intelligente?
Oggi è possibile, e tutto si deve all’intelligenza artificiale. Un concetto che rasenta la fantascienza. Una realtà utopica lontana. Una “cosa da film”. Questo è ciò che si pensava fino a qualche tempo fa, ora invece lo sviluppo dell’AI procede senza sosta, trovando applicazione in numerosi ambiti, anche quelli che da sempre sono stati prerogativa dell’uomo.
Lo scorso 8 novembre rappresenta una data fondamentale nel percorso parallelo di arte e tecnologia, dove l’opera A.I. God Portrait of Alan Turing realizzata dal robot umanoide Ai-Da è stata venduta all’asta per più di 1 milione di dollari.
Il “portavoce” di questa fusione si chiama Ai-Da, in onore di Ada Lovelace, matematica britannica precursore della programmazione. Il progetto è figlio della mente di Aidan Meller che è riuscito a creare un robot umanoide il quale tramite braccia meccaniche, telecamere oculari e algoritmi di intelligenza artificiale simili a quelli di Chatgpt, è in grado di realizzare opere d’arte di vario genere, passando dalla pittura, alla scultura, fino alla poesia.
Il suo percorso artistico cominciato nel 2022 le ha permesso di guadagnare visibilità mondiale tra mostre, musei e critici d’arte, fino ad arrivare alla casa d’asta di New York, dove la sua ultima opera è diventato il primo quadro venduto all’asta realizzato dall’intelligenza artificiale.
A.I. God Portrait of Alan Turing è un omaggio al celebre matematico e scienziato che con le sue scoperte ha gettato le basi dell’informatica odierna.
La macchina che porta il suo nome è frutto di un’intelligenza sopraffina che ha permesso l’unione di matematica, tecnica ed ingegneria per creare uno strumento che decise le sorti della Seconda guerra mondiale. Decifrare i messaggi codificati dell’armata tedesca, questo era il suo compito. Un compito che segnò la fine di un violento conflitto e l’inizio dell’era digitale.
L’arte è sentimento, espressione dell’interiorità umana, lingua dell’emotività. Ai-Da, tuttavia, è un robot privo di emozioni, eppure le sue creazioni sono riconosciute come opere d’arte a tutti gli effetti. La questione non ha di certo frenato la critica, dividendo tra chi accoglie l’innovazione, resta fedele alla concezione tradizionale dell’arte come esclusiva dell’uomo e chi invece considera Ai-Da il vero capolavoro ingegneristico. In ogni caso questo evento segna una tappa fondamentale della relazione tra uomo e macchina, dando vita che ad un nuovo approccio all’ambito artistico.
Ormai da tempo si ha una visione rinascimentale dell’arte, come qualcosa di creato dall’uomo per l’uomo, anche se nella storia non sempre è stato così. Basti pensare agli antichi Greci che con la “follia” generata nell’anima dell’artista per volontà delle muse, l’arte risultava come un rapporto tra divinità e uomo. Tuttavia, al giorno d’oggi, anche se non ce ne rendiamo conto, siamo immersi in una rivoluzione che sempre di più porta la tecnologia a miscelarsi nelle nostre vite; dunque, non ce da stupirsi se persino l’arte ne venga influenzata. Infatti, oggigiorno si tende sempre di più verso una produzione artistica che non mette più in relazione uomo e divino o uomo con uomo, bensì crea una vera e propria collaborazione tra intelligenza umana e macchine artificiali o, meglio, tra mente umana ed intelligenza artificiale. D’altronde è la stessa artista ad affermare:
Non intendo sostituire gli artisti umani. Il mio obiettivo è ispirare il pubblico a riflettere su come utilizzare l'intelligenza artificiale in modo positivo, pur rimanendo consapevoli dei suoi rischi e dei suoi limiti.
(intervista per Askanews)
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