1982 - Anno di inizio servizio a Villa Greppi
2023 - Anno di fine carriera
Ha insegnato prevalentemente Letteratura Italiana e Storia negli indirizzi:
Informatica e Telecomunicazioni (ma non solo!)
Dopo tanti anni di servizio in questa scuola, quale eredità credi di lasciare? Come sarebbe stata questa scuola senza di te? Non ho eredità da lasciare, solo auspici. Auguro a tutta la comunità del Greppi che questa scuola sia una palestra di vita, oltre che una grande famiglia, come lo è stata per me. Auguro che il Greppi prosegua la sua missione sul territorio evolvendosi ma mantenendo sempre lo spirito villagreppino che ha caratterizzato il nostro Istituto. Invito i ragazzi ad apprezzare l’etica del sacrificio che lo studiare comporta e a non cadere nelle facili, accattivanti ma effimere sirene del culto del facile che spesso viene veicolato come valore assoluto. Le più belle conquiste sono quelle ottenute con il sacrificio. Auguro a tutti i ragazzi di comprendere ed apprezzare l’importanza di “essere” e non di “avere”. Un insegnante che non prepari i propri studenti all’etica del sacrificio non offre loro gli strumenti per affrontare la vita: e poi la vita presenta il conto. E sacrificio non è severità o rigore, ma è imparare la complessità e la bellezza del mondo, con ironia e leggerezza.
La scuola senza di me sarebbe stata più o meno la stessa. Nessuno da solo può incidere sensibilmente sull’andamento di una istituzione come il Greppi. E’ solo la forza del gruppo che fa la differenza. E io ho avuto la fortuna, il privilegio e l’onore di vivere questi anni con un gruppo di colleghi, dirigenti, personale ATA, studenti e amici fantastico.
Quali sono i ricordi più belli che porterai sempre nel cuore, pensando agli anni passati a Villa Greppi? Innanzitutto i ragazzi, le spiegazioni, le domande, gli interventi. E’ per questo che reputo il mio lavoro il più bello del mondo. Vedere i miei studenti spiccare il volo e intraprendere nuove strade è la gratificazione più grande per chi fa questo lavoro che, aldilà delle parole, resta una missione, almeno per come l’ho vissuto io. Invece non sopportavo il dover valutare, interrogazioni e compiti in classe.
E poi in questi ultimi 8 anni in cui svolgevo l’incarico di vicepreside la possibilità di contribuire al buon funzionamento, all’organizzazione e alle scelte strategiche della scuola: ho sempre cercato di fare del mio meglio, di stare attento a tutto, e ho sempre inteso questo incarico come l’offerta di un servizio e mai come la gestione di un potere.
Infine le situazioni non “ufficiali”: le gite scolastiche, l’Erasmus, il ruolo del tutor, le battute irripetibili che facevo durante le lezioni, le foto dell’agenda, le cene di classe o con i colleghi, i caffè alla macchinetta, le chiacchiere in sala insegnanti o agli intervalli. Tutto ciò che premetteva di stabilire un rapporto diverso, al di furori delle situazioni canoniche.
Durante la tua carriera la scuola è cambiata molto; cosa pensi sia cambiato in meglio e cosa in peggio? Non so, probabilmente in meglio le innovazioni tecnologiche. In peggio la burocratizzazione che la scuola italiana ha subito. E anche le classi pollaio, che ancora oggi caratterizzano, nonostante tante belle parole, il nostro sistema educativo e che incidono negativamente sulla formazione e sulla preparazione degli studenti.
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