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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Il Greppi in viaggio nei luoghi della Memoria

di Pietro Crippa

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare. (Primo Levi)

Un altro tornante.

Circondato dal verde dei boschi e da qualche casetta di campagna, il pullman sale la collina. Sono le 10:30 del mattino. Clima invernale, cielo nuvoloso, fuori dai finestrini soffia un vento gelido. Ognuno di noi sa perfettamente dove, tra poco, si fermerà, cosa andrà a fare.

L’ultima curva e, poi, eccole lì: le mura, le torri, le porte di ingresso, come le hai sempre viste sui libri di storia, in televisione o al cinema. Il campo di concentramento di Mauthausen. È in quel momento che emerge la differenza tra l’immaginare e il vedere, tra il sapere e l’esserci.

Anche quest’anno l’istituto “A. Greppi” di Monticello B.za ha aderito al progetto “In treno per la Memoria”, un’iniziativa promossa da CGIL, CISL e UIL Lombardia finalizzata a far riflettere sul tema della Memoria. Oggetto di studio sono state le atrocità subite dalle vittime dell’universo concentrazionario europeo durante gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso.

Hanno preso parte al viaggio Sveva Pacelli, Carolina Perego e Alessia Scaccabarozzi di 5SB; Alex Schillaci di 5LB; Martina Perego e Camilla Sala di 5SC; Beatrice Biffi, Vanessa Milani e Viola Saumweber di 5LA. Docente accompagnatore il sottoscritto, prof. Pietro Crippa, coordinamento a cura della prof.ssa Paola Fumagalli. 

All’alba di venerdì 22 marzo, a seguito di tre incontri di formazione svolti a scuola nel mese di febbraio sotto la supervisione di Dario Pirovano (CGIL) ed Elisabetta Ruffini (direttrice di ISREC, l’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea), partiamo per Linz, nell’Austria settentrionale. Insieme a noi ci sono gruppi di studenti da altre 15 scuole della Lombardia.

La mattina del 23 marzo visitiamo il castello di Hartheim, una delle sedi operative del programma, un piano eugenetico nazista che, con l’obiettivo di “salvaguardare la purezza della razza ariana”, prevedeva la sterilizzazione o la soppressione di tutti quegli individui considerati portatori di caratteri genetici intollerabili come disabilità e malattie ereditarie (tra le quali era annoverata anche l’omosessualità). Lascia sgomenti il contrasto tra la bellezza architettonica rinascimentale del palazzo e l’aria di morte che ancora oggi pare di respirare addentrandosi nei suoi locali. “Seguitami attraverso questa porta”, ci dice la nostra guida, lo storico Simone Evangelisti; pochi passi, letteralmente tre metri di cammino, in una stanza dalle pareti bianche e spoglie: “Ecco, avete appena attraversato la camera a gas”.

Nel pomeriggio visitiamo le vie del centro di Linz, una delle città preferite da Adolf Hitler, che ci visse fino all’età di 19 anni. Il “Ponte dei nibelunghi”, il maggiore tra quelli che oggi attraversano il Danubio in città, è stato costruito con le pietre che gli internati di Mauthausen estraevano dalla cava, lavorando per rendere Linz “la città più bella del Reich”.

Il giorno successivo ci dirigiamo a Gusen, località dove sorgeva uno dei campi “satelliti” di Mauthausen e dove ora c'è un memoriale della shoah. Impressionante il fatto che là dove c’era il lager, ora ci siano case abitate. Persino l’edificio che costituiva l’ingresso del campo ora è una villa con giardino. La nostra guida, Erika, parla dei ritrovamenti di resti umani durante gli scavi per le fondamenta o per una piscina in veranda.

Ultima tappa del nostro viaggio, il campo di concentramento di Mauthausen. Erika ci racconta la storia del luogo e, soprattutto, la storia delle persone che vi erano internate. Camminiamo lungo le mura, dove centinaia di prigionieri erano costretti ad attendere il loro destino senza alcun indumento per proteggersi dal freddo o dal caldo. Scendiamo nei locali della “lavanderia” (desinfektion, disinfezione), nelle docce e nelle baracche, dove ogni notte erano stipate migliaia di persone in attesa dei lavori forzati ai quali erano costretti per tutta la giornata successiva, ogni giorno dell’anno. Terrificante, nelle sue ridotte dimensioni, la camera a gas, dove trovarono la morte decine di migliaia di reclusi, ai quali vanno aggiunte altrettante persone uccise nei modi più crudeli che si possano immaginare.

Ogni partecipante a questo viaggio ha impresso nella memoria un nome. Un nome tra i tantissimi che oggi tappezzano i muri dei luoghi della Memoria.

Conoscere per ricordare, ricordare per costruire un futuro migliore – questo il senso dell’esperienza che abbiamo vissuto.

Molto più di quanto immaginiamo dipende dalle nostre scelte. Dal voto alle urne alle parole che scambiamo quotidianamente con i nostri famigliari e i nostri amici, ogni nostra decisione ha effetti sul mondo in cui viviamo. Libertà è responsabilità.

 







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