#dalpalcodelPiccolo - "Il barone rampante": crescere (e amare) tra fronde e salti
- Il Foglio di Villa Greppi

- 14 ore fa
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di Barbara Scarduzio
Il 10 ottobre, presso il Piccolo Teatro Grassi di Milano, un folto gruppo di studenti e insegnanti del Greppi ha avuto la possibilità di assistere alla messa in scena de Il barone rampante di Italo Calvino.
Fin dalle prime battute, la sensazione è stata quella di vedere il noto testo prendere vita attraverso una regia fedele al testo di Calvino e, al tempo stesso, originale! La voce narrante, che l’autore aveva affidato a Biagio, fratello di Cosimo, si è sapientemente e gradevolmente moltiplicata sulle labbra dei diversi personaggi, a vantaggio di un ritmo narrativo più serrato e accattivante.

Sotto gli occhi degli spettatori danzavano scale mobili e drappi leggeri che, in un istante, trasformavano la scena in paesaggi ora vasti e sconfinati, ora fitti e frondosi. Proprio attraverso quelle fronde e quei salti da un ramo all’altro si è compiuta la metamorfosi di Cosimo e, forse, anche la nostra: da bambino ribelle a giovane rivoluzionario ad adulto saggio e riflessivo, egli ci ha accompagnati per mano attraverso le luci e le ombre di una realtà ramificata e non sempre facile da attraversare, nella quale spesso ci si dimentica che, per avere una buona visuale delle cose, è necessario cambiare punto di vista, rompere gli schemi e guardare persone ed eventi da un’altra prospettiva, quella dalla quale anche la durezza d’animo di una madre militare e autoritaria si trasforma in una forma d’amore unica e sincera, con momenti di delicata intimità.
Con convinzione (…e con il tacito assenso di tutti noi docenti presenti in sala!), Cosimo ci ha ricordato che anche la solitudine più buia e silenziosa può trasformarsi in fidata e affidabile compagnia, se colmata dal dono della lettura; che l’amore è fatto di corse leggere e spensierate come anche di momenti che hanno il brutto suono di un ramo che si spezza sotto i propri passi, ma soprattutto che esso sa sempre farci avanzare nella scoperta dell’altro e di noi stessi, proprio come Cosimo, che, grazie a Viola, “conobbe lei e se stesso, perché in verità non s'era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così.”
Lo spettacolo ha ricordato a quanti già conoscevano e amavano Calvino, e ha insegnato a chi per la prima volta vi si è accostato, che - a dispetto dell’opinione della folla (o dei follower!) - anche l’azione del singolo può innescare un prezioso, lento e inesorabile processo di cambiamento.






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