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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Che cosa è “successo” al Greppi?

di Francesco Bonfanti


Si è appena conclusa la “settimana del successo formativo”, e bisogna cominciare col dire che il nome non rende giustizia ai fatti, a quello che è successo al “Greppi”; un’idea alternativa potrebbe forse giungere da studenti e docenti, ma la questione è marginale: l’essenziale è che la scuola, per una settimana, si è trasformata in un laboratorio di didattica e cultura.

Provo ancora meraviglia e piacere rammemorando l’edizione che vidi nel mio primo anno al “Greppi”, quando la pandemia non ci aveva ancora resi prigionieri. Ragazze e ragazzi sciamavano nei corridoi, nelle aule e nelle aree esterne dell’istituto, alcuni salivano alla villa per assistere alle conferenze, altri scendevano all’istituto per seguire nuove attività; l’aula magna echeggiava della musica di concerti o delle battute di dialogo di uno spettacolo teatrale: l’immagine complessiva era di uno spazio vivo, vitale e vivificante.

I limiti imposti dall’emergenza sanitaria hanno mutilato il piano di quest’anno, le proposte elaborate inizialmente dai docenti erano sorprendenti per numero e varietà. Inevitabilmente la maggior parte degli interventi di esperti esterni e delle attività che avrebbero richiesto di essere in presenza sono state cassate, e tuttavia i colleghi della commissione che si è occupata dell’organizzazione sono riusciti a trovare una formula sostenibile per gli studenti e comunque ricchissima quanto a offerte di approfondimento.

Non sono in grado di farmi un’idea precisa di come studentesse e studenti abbiano vissuto i cinque giorni appena trascorsi. A questo proposito, invito chi ne ha voglia a scrivere la propria opinione a commento di questo stesso intervento o in un altro pezzo; avere il riscontro dei destinatari del progetto sarebbe molto importante.

Immagino che chi è restato a casa abbia vissuto con un certo disagio il fatto di tornare alla didattica a distanza per seguire i corsi di approfondimento, tuttavia mi sento di escludere che ci sia qualcuno che non abbia trovato almeno una proposta valida tra le numerosissime messe in campo.

Gli stessi corsi di recupero tenuti dai docenti, insieme ai numerosi sportelli help attivati, sono lo strumento più efficace per aiutare chi ha avuto risultati insoddisfacenti nel trimestre. Il maggior pregio della settimana risiede però nel fatto che, sia per chi aveva corsi di recupero, sia per chi non ne aveva, ci fossero attività elettive, e cioè da scegliere liberamente: un elemento davvero alternativo e con un potenziale a mio modo di vedere dirompente all’interno del rigido sistema scolastico italiano. Studenti e studentesse sono liberati e responsabilizzati allo stesso tempo: l’atmosfera è diversa dal solito, pare di essere in un campus universitario oppure in un festival della cultura.

Sono convinto che i cinque giorni appena trascorsi siano stati un momento di crescita, creatività e felice liberazione anche per gli insegnanti. Ecco, assistendo a brandelli di varie conferenze io ho capito cosa è avvenuto quando il carcere è diventato oggetto di studio, problema sottoposto al vaglio della ragione umana; mi sono inquietato per l’apocalisse prossima ventura che si prospetta se non interveniamo sui cambiamenti climatici; mi sono divertito scoprendo gli spropositi della cucina futurista; mi sono vergognato di essere maschio e di essere inconsapevolmente misura del valore delle donne; mi sono scoperto antropocentrico, eurocentrico e autocentrato (brianzolissimo!) grazie alla prospettiva interculturale; ho intravisto lo spazio magico e immaginifico della closure, che separa e unisce le sequenze di un fumetto; ho appreso con sgomento che l’incubo del muro di Berlino della mia infanzia non è finito, al contrario negli ultimi vent’anni si è replicato come un virus e il numero di muri che trasudano paura e testimoniano il disprezzo dei diritti umani continua a crescere; so qualcosa di più del Don Giovanni di Mozart e di calcio e politica nell’Est europeo ai tempi dell’URSS; ho capito buoni tratti di un incontro tenuto in francese, la controinchiesta su un personaggio della letteratura a me caro: Meuresault.

Sì, per me la settimana del successo formativo è stata un vero “successo”: ho respirato aria fresca, aria buona, e mi è parso che i corridoi, le aule e gli spazi si ampliassero e si aprissero all’altrove e al diverso.

Bisogna infine ringraziare, e non sarà mai abbastanza, gli artefici di tutto quanto: Fabiana Vendola, Emilio Pennati e Antonio Pellegrino.


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