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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

#50anni - I 50 anni di Villa Greppi: le origini

di Gabriella Montali


L’11 e il 12 maggio l’istituto Greppi festeggerà la sua storia, lunga ormai mezzo secolo.

Come avrete modo di vedere dai cartelloni, filmini e documenti che i curatori della mostra metteranno a disposizione del pubblico, l’originario progetto educativo del Greppi ha subito molteplici revisioni nel corso dei decenni passati.

L’Istituto era nato come maxi-sperimentale in un periodo – metà degli Anni Settanta – in cui c’era sete di una scuola nuova per una società che stava cambiando e aveva sempre più bisogno di figure professionali avanzate. Tuttavia, al territorio mancava anche un liceo che desse pure in Brianza la possibilità a tutti di una formazione di alto profilo.

Nacque da qui l’idea di collegare la formazione umanistica a quella tecnica e anche a quella (nuova) linguistica, che doveva dotare anche i tecnici della nostra scuola di un bagaglio di saperi più ampio.

Gli ideatori di questo connubio, il prof. Gillini, il prof. Meraviglia e il prof. Leardi, coadiuvati anche dal prof. Alberto Cazzaniga, recentemente scomparso, insistevano che soltanto così si poteva dare un impulso nuovo, più elevato, al progetto educativo, perché era importante, prima del tecnico, formare la persona. Il progetto entusiasmò così tanti insegnanti vogliosi di novità da attirare in Brianza molti docenti anche di Milano, che, incuranti del disagio dei trasporti, venivano ad insegnare al Greppi, facendo levatacce e tornando spesso a casa con le luci accese. Sì, esatto! La nostra scuola era a tempo pieno.

In effetti, in quei primi anni, ognuno di noi cercava di dare il meglio di sé per fare lezione in modo nuovo, alternativo, più coinvolgente. La lezione era centrale, la partecipazione fra alunni-docenti alta, e si cercavano anche modi alternativi di verificare i saperi.

C’era la voglia di stare insieme e crescere insieme, condividendo conoscenze che diventavano subito esperienze. Era un modo di fare scuola in cui, veramente, ci si sentiva investiti dell’arduo compito maieutico di tirar fuori da ciascuno il meglio che si poteva. Volevamo essere “mentori”, guide spirituali dei nostri alunni e entusiasmarli alla bellezza del sapere, della lettura, della condivisione culturale. È sato un sogno durato a lungo, ma poi, a poco a poco, “smontato” dalle riforme scolastiche cui la nostra scuola-pilota si è dovuta uniformare.

Tuttavia, lo spirito villagreppino non è morto: è stato tramandato fino ad oggi da chi l’ha vissuto, come me, alle nuove generazioni di insegnanti che progressivamente ci stanno sostituendo. La vecchia guardia cede il posto alla nuova, per così dire: passa il testimone, nella speranza che l’idea dell’insegnante-mentore continui e aiuti le nuove generazioni, così disorientate da questo mondo in subbuglio e pieno di violenza, a trovare la strada giusta per diventare grandi, ossia delle belle persone, veri cittadini del mondo.

Concludo con un: Buon lavoro a tutti.

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