di Chiara Messina
Vi ricordate quanto è bello viaggiare? Scoprire nuove città, entrare in contatto con nuove culture, imparare lingue che ci sembrano impossibili e che ci lasciano a bocca aperta per la loro diversità… Tutte queste emozioni sono state quasi impossibili nel corso degli ultimi due anni, e ognuno di noi conosce molto bene il motivo; ma nemmeno una pandemia ha potuto spegnere la nostra curiosità verso il mondo, e anche nel nostro piccolo siamo stati in grado di uscire dall’Italia. Come? Grazie al progetto Erasmus+ ”EUthopia”.
Si tratta di uno scambio culturale con ragazzi lettoni, spagnoli, tedeschi e norvegesi che ha permesso di trattare argomenti di un certo spessore, come le migrazioni, l’inquinamento e le differenze tra i generi, usando come lingua veicolare l’inglese.
Sono stati selezionati sei ragazzi per ogni Paese, loro hanno fatto da portavoce esponendo, tramite poster, presentazioni power point o brevi video, dei problemi che erano stati precedentemente individuati che maggiormente influiscono anche nel quotidiano. Divisi poi in gruppi multietnici, tutti hanno collaborato all’ideazione di una o più soluzioni che potessero essere facilmente realizzabili e che sono state giudicate, alla fine del percorso, da esperti nei campi analizzati.
In una situazione “normale” era previsto il viaggio nel Paese che si è occupato di organizzare il progetto (quest’anno la Germania), ma credo che sia un’esperienza efficiente lo stesso, perché fa crescere il desiderio nei ragazzi di approcciare con nuove dimensioni e sicuramente dà l’input per iniziare a studiare le lingue, che sono fondamentali nella vita.
Io ho avuto la fortuna di prendere parte a questi incontri virtuali, con altri cinque ragazzi: Gloria Schillaci, Vittoria Galbusera, Michela Serratore, Eleonora Cattaneo e Alessandro Bevilacqua. Abbiamo lavorato separati proprio per stimolare ancor di più l’uso della lingua e sono convinta che i risultati ottenuti dai nostri sforzi siano a dir poco soddisfacenti. La cosa che più mi entusiasmava era quella di confrontarmi e interagire con dei miei coetanei di realtà talvolta molto lontane dalla mia. Quando concludevamo le chiamate o avevamo qualche minuto per una breve pausa, ci piaceva paragonare i nostri prodotti e, se pur stanchi, non avremmo mai voluto smettere di lavorare con i nostri compagni stranieri; in così pochi giorni di lavoro sono nati legami sinceri di amicizia, infatti ancora oggi ci stiamo tenendo in contatto e speriamo che tutti, un giorno, avremo la possibilità di poterci incontrare fisicamente.
Il progetto dovrebbe ripartire a febbraio e, pandemia permettendo, l’idea sarebbe quella di recarsi in Norvegia, più precisamente in un paesino nella zona settentrionale. Stiamo tutti incrociando le dita purché questa cosa non si limiti ad essere solo frutto della nostra speranza, ma che sia possibile realizzarla.
Quest’esperienza la consiglio a tutti: non è importante, in questo caso, avere ottime conoscenze dell’inglese, perché la finalità degli incontri è proprio quella di incrementare il livello della lingua dei ragazzi, oltre a favorire scambi tra mondi molto diversi tra di loro. Non bisogna mai essere frenati di fronte ad un ostacolo come la comunicazione: è necessario avere una mente aperta e tanta curiosità nei confronti di altre culture.
Adesso non resta che aspettare con ansia il momento in cui potremo dire addio agli incontri virtuali e intraprendere viaggi ed emozioni che ci lasceranno il segno.
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