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  • Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

UN ATTENTATO ALLA LIBERTÀ

di Letizia Sala

Immaginate di svegliarvi al mattino, bere il vostro caffè, scorrere le notizie mentre aspettate che la Prof. e avviate la lezione su Teams. Restate sorpresi quando tutti i quotidiani riportano la notizia dell’arresto di Elisa Maino e Marta Losito, TikToker italiane e star del web. Non capite, allora vi informate ulteriormente e scoprite che Giuseppe Conte ne ha ordinato l’incarcerazione perché le due sembrerebbero aver violato, con i loro balletti e i loro sketch comici, i princìpi del nostro Paese.

Impensabile, vero?

Qui in Italia sì. Da altre parti del mondo, non affatto.

Haneen Hossam e Mawada al-Adham sono due giovani. Proprio come me, che sto scrivendo questo articolo, e te, che lo stai leggendo. Sono come noi, con l’unica differenza che la loro carta d’identità non recita “nazionalità italiana”, bensì “nazionalità egiziana”. Un piccolo dettaglio, quasi irrilevante: sono pur sempre cittadine di questo mondo, giusto? Eppure. È proprio quel “piccolo” dettaglio che le obbliga ora a vedere il mondo da dietro le sbarre.

Le due ragazze sono entrate a far parte di un vortice mediatico lo scorso luglio a seguito della loro attività online. Avranno operato su siti illegali, direte voi. No. Allora avranno incitato alla violenza o postato contenuti inappropriati. Nemmeno. Sono state incarcerate per dei balletti. Sì, di quelli che fanno il giro del web e che intrattengono per dieci, massimo quindici secondi. Lo stesso tipo di contenuti che negli USA porta Charlie D’Amelio ad avere 100 milioni di follower, in Egitto porta Hossam e al-Adham in carcere. Le due ventenni sono state infatti arrestate e obbligate a pagare una multa. L’accusa? Violazione dei princìpi e dei valori della società e della famiglia egiziana. Quella che a noi sembra una semplice coreografia eseguita su una canzone di sottofondo, ai pm egiziani è sembrato un crimine etico. Quello che a noi pare solo un esempio di emancipazione, un invito a non restare nell’ombra, al governo egiziano è parso un degno capo d’accusa.

Le ragazze sono state prima incarcerate, poi prosciolte e, pochi giorni fa, nuovamente incarcerate. Agli occhi del governo, il posto a cui appartengono è l’ombra, deve esserlo. Nascoste dietro anonime mura, allontanate dalla società e censurate: Hossam e al-Adham stanno assistendo sulla propria pelle all’oppressione della libertà. E non per aver provocato un assalto al Capitol Hill e, per estensione, alla democrazia. Semplicemente per essersi truccate, essersi tinte i capelli di blu e aver pubblicato un balletto.

Se solo Hossam e al-Adham avessero compiuto queste azioni da ragazze americane, e non egiziane, ora avrebbero una fanbase così potente da essere considerate star del web. Sarebbero sommerse di like e commenti d’apprezzamento.

E invece le due non sono circondate da milioni di fan, anzi. Sono isolate in una cella. La ricompensa ai loro video non sono like e commenti, bensì sdegno e astio, e al posto di essere alla cima della piramide della società, sono state catapultate sul fondo. Ora, sole con i propri pensieri, si staranno probabilmente chiedendo cosa abbiano fatto di male, interrogandosi su quale sia la loro colpa quando, in realtà, di colpa non ne hanno nemmeno un briciolo.

Perchè non si tratta di colpa, ma di sfortuna.

La sfortuna di trovarsi a un bivio: stare nell’ombra o inseguire la luce del Sole.

La sfortuna di essere nate in un Paese non democratico.

La sfortuna di voler essere come tutti i ventenni e di dover fare invece i conti con l’assenza di libertà d’espressione.

Perché è questo che succede dove non c’è democrazia. Tutti, specie i più vulnerabili, sono in balia di uomini che, se non ottengono ciò che vogliono, se lo prendono con la forza, come fece l’attuale Presidente al-Sisi nel 2013 attraverso un colpo di Stato.

Pertanto, se da una parte del mondo si tira un sospiro di sollievo per l’inizio del mandato di un Presidente che di certo proteggerà la democrazia, almeno tanto da non regalarci immagini di un Campidoglio sottosopra, dall’altra parte del mondo due giovani, sole nella propria sfortuna e nella propria ingiustizia, si domandano perchè l’America sì e loro no.


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