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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

STUPRO COLPOSO #JustiçaporMarianaFerrer

di Milleny Silva

Martedì 3 novembre 2020, il giudice brasiliano Hudson Marcos assolve Andrè Camargo de Aranha, accusato di stupro dalla giovane promoter di eventi Mariana Ferrer. Il verdetto? Stupro colposo, ovvero “stupro non intenzionale”.

Ma cerchiamo di capire bene il caso, aperto circa due anni fa.

Mariana Ferrer è una giovane promoter brasiliana e afferma di essere stata abusata sessualmente la notte del 15 dicembre 2018, durante una festa in un club di Florianópolis, dall’imprenditore Andrè Camargo de Aranha.

La promoter, che durante la serata aveva bevuto un solo drink, ricorda di non essere stata nel pieno delle proprie facoltà̀ e sospetta che le abbiano somministrato narcotici a sua insaputa. Amici, colleghi e persino il taxista che la accompagnò a casa quella sera, hanno confermano lo stato alterato di Mariana. Ma qui ci scontriamo con un primo mistero, perché i test tossicologici non hanno rilevato la presenza di alcun tipo di sostanza nel suo sangue.

La ragazza, allora ventunenne, non aveva mai avuto rapporti sessuali prima di quella sera e ciò è stato confermato dagli esami, grazie ai quali è stata anche trovata traccia di liquido seminale.

L’imputato nella sua prima deposizione dichiarò di non conoscere la ragazza, successivamente cambiò versione e ammise di averci avuto rapporti.

Secondo il procuratore Mariana era in grado di consentire il rapporto, perciò l’imputato non avrebbe colpa di aver forzato il rapporto. Nasce quindi il termine “stupro colposo” e si riferisce al fatto che l’imputato avrebbe sì commesso lo stupro, ma siccome non sapeva che la ragazza non era consenziente, allora sarebbe “non intenzionale”, quasi come se fosse avvenuto per incidente.

Così arriviamo a martedì 3 novembre, quando l’avvocato dell’imprenditore Aranha ha umiliato in tribunale la vittima: Mariana è molto bella e lavora anche come modella, l’avvocato ha sfruttato ed esibito foto sensuali della ragazza realizzate per un servizio fotografico e si è permesso di esprimere giudizi come: “Giammai vorrei avere una figlia come Mariana”. Ha spostato l’attenzione: invece di considerare il comportamento inaccettabile dell’imputato, ha fatto si che si considerasse la vittima come una persona non integerrima.

Infine la sentenza del giudice: le accuse cadono per mancanza di prove e, nel dubbio, è sempre meglio assolvere un possibile colpevole, che condannare un possibile innocente. Così, Andrè Camargo de Aranha è libero.

Ora, non sta certo a noi stabilire l’innocenza o la colpevolezza di Andrè, ma possiamo riflettere sull’argomentazione che ha usato il suo avvocato e sulla sentenza emessa dal giudice.

La sentenza di stupro colposo è stata una soluzione ad hoc per salvare l’ennesimo uomo, bianco, privilegiato, ricco e incolpare la vittima ritenendola consenziente, ma d’altronde conosciamo le scuse a cui siamo già̀ abituati: “Aveva la gonna troppo corta”, “Se l’è cercata”, “Una che mette foto del genere vuole solo quello...”. Se la donna è consenziente non è stupro, se si definisce “stupro” allora è violenza, reato di violenza carnale. Può esistere uno stupro non intenzionale?

La sentenza di “stupro colposo” è grave, soprattutto in un Paese, il Brasile, dove avvengono in media 180 stupri al giorno. Ora che si è creato un precedente chissà quanti altri violentatori saranno scagionati perché “non hanno agito intenzionalmente”. Chissà quanti altri saranno lasciati liberi di rovinare la vita ad altre donne.

Ovviamente la popolazione brasiliana si è indignata di fronte a questo terribile errore giuridico e sui social molti artisti, giornalisti, intellettuali, e persino politici, si sono attivati e chiedono che venga fatta giustizia per Mariana tramite l’hashtag #Justiçapormarianaferrer.


Certo un hashtag non può fare nulla di miracoloso, ma fa sì che se ne parli. Donne e uomini devono alzare la voce e rivoltarsi contro queste situazioni, proprio per cambiarle.

Okay, il Brasile è una realtà abbastanza distante dalla nostra, un paese di terzo mondo in cui le disuguaglianze sociali sono molto evidenti. Tuttavia, nell’era che stiamo vivendo, in cui tutto il mondo è connesso, non possiamo permetterci di chiudere gli occhi davanti a episodi di regresso come questo: perché un giorno accade là, ma il giorno dopo potrebbe accadere da noi.


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