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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

SOCIAL O NON SOCIAL? Questo è il dilemma

di Edoardo Gatti

Social o non social, il dubbio amletico della generazione Alfa, ovvero i nati tra il 2010 e il 2021, una generazione cresciuta con lo schermo puntato sugli occhi, fissato per ore senza rendersene conto, un grandissimo pericolo per l'umanità. Giusto qualche giorno fa, ho avuto la possibilità di vedere un documentario molto popolare al momento, che dovremmo prendere d'esempio per non degenerare ancor di più la situazione social network: ''The social dilemma'' (vedi articolo sul nostro blog) , che racchiude tutti i pericoli che comportano i social, e, vedendo i fatti degli ultimi giorni accaduti in Italia, possiamo solo che dare ragione alla pellicola.


MA COSA E' SUCCESSO IN ITALIA? Nello stivale, precisamente nel sud Italia, un social in particolare lascia tutti a bocca aperta: infatti, la nota app made in Cina Tiktok ha portato al suicidio ben due bambini. La causa scatenante del dramma sarebbe una sfida lanciata sul portale, chiamata ''Black Out Challenge''. La prova consiste nel stringersi una corda intorno al collo per provare la propria resistenza, e che è la causa scatenante del suicidio dei bambini. A Palermo una bambina di 10 anni è stata trovata in bagno con una cintura legata al collo, mentre a Bari un bambino di 9 anni, venuto a conoscenza di quel che successo a Palermo, si è fatto trascinare dalla stessa sfida, facendosi trovare impiccato dai genitori, proprio quei genitori che non dovrebbero essere definiti tali se lasciano in mani inesperte e in un'età precoce uno smartphone che può diventare un pericolo così grande. Sconvolgente prendere atto che un ragazzo su cinque ha ammesso di aver provato la sfida. E’ un dato scioccante, che deve far muovere qualcosa nel mondo intero: non si può andare avanti così.


LE MALVAGITA' DEI SOCIAL. Il documentario “The social dilemma”, oltre ad aver descritto perfettamente la nostra vita su uno schermo, ha evidenziato delle informazioni che ci hanno fatto capire come questi social possano risultare un grosso pericolo per noi adolescenti: soprattutto per i più piccoli, che possono incoscientemente abboccare alle crudeli trappole di persone che vogliono semplicemente guadagnare popolarità (ad esempio un influencer di Firenze, con video di sfide estreme, tra cui bendarsi la faccia con lo scotch, è riuscita a guadagnare ben 731 mila followers di età differenti). Inoltre, come evidenziato nel documentario, i suicidi di adolescenti sono aumentati del 151%, per depressione, dovuti anche ai costanti episodi di cyberbullismo. Questi potenti mezzi applicano su di noi una tecnica di psicologia persuasiva che condiziona la nostra psiche, allontanandoci dalla realtà, allontanandoci da chi amiamo: perché uno schermo può illuminare i nostri visi ma oscura allo stesso tempo i nostri cari, i nostri amici, e che quindi possono generare molti casi di ragazzi hikikomori, ovvero quegli adolescenti chiusi nelle loro stanze per anni, senza socializzare, senza parlare con nessuno se non tramite un telefono. Ed ecco giunti ad un altro grave problema: la dipendenza dai social causa la scarsa socializzazione con gli amici, quindi un diminuimento dei rapporti e la conseguente trasformazione in ragazzi introversi e senza sicurezze per affrontare il duro labirinto della vita.

Siamo arrivati ad una conclusione definitiva: i social, se lasciati senza una seria regolamentazione e in mano a persone che, per l’età, sono fragili e manipolabili, possono essere dei killer.

Una forte pressione dell'opinione pubblica fermerà questo caos?




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