a cura degli alunni della classe 1IB
Con l’avvento del web 2.0 e dei social media, dove l'informazione viaggia alla velocità della luce e i confini tra pubblico e privato si assottigliano sempre più, la netiquette diventa la bussola per orientarsi nel mare magnum del web. Un insieme di regole, non scritte ma fondamentali, per una convivenza civile online, che spaziano dal rispetto reciproco alla tutela della privacy, dalla lotta alle fake news al contrasto all'hate speech.
L'evoluzione della comunicazione online: il ruolo dei giornalisti e quello degli utenti

Nell'era digitale, dove la tecnologia permea ogni aspetto della nostra vita e le notizie viaggiano alla velocità della luce, l'informazione è mutata considerevolmente, coi giudizi affrettati che hanno preso il posto di analisi approfondite. A risentire maggiormente di questi inevitabili cambiamenti sono stati, senza ombra di dubbio, i giornalisti, i quali devono rispondere a regole e leggi ben precise e sempre più stringenti. A far da contraltare, l’utente medio di Internet, il quale appare molto più libero.
Questa disparità di trattamento esiste perché le regole che solitamente valgono per i media tradizionali, non sempre vengono ritenute applicabili anche al mondo di internet, come ad esempio la disciplina penalistica sulla stampa. [1] Tuttavia, è bene ricordare che anche attraverso internet si può consumare il reato di diffamazione [2], specialmente quando la diffusione online di un articolo giornalistico rappresenta la diretta espressione dell’autore. Secondo la giurisprudenza, il mondo di internet costituisce indubbiamente un veicolo per la libera manifestazione del pensiero [3] e, dunque, alcuni reati sono estensibili anche al web. [4]
Il ruolo e la responsabilità del giornalista

Ma chi è, dunque, il giornalista? Il giornalista è una persona che cerca informazioni, le verifica e poi le racconta alle altre persone, usando giornali, tv, radio o internet. Il suo lavoro è quello di tenere tutti aggiornati su ciò che succede nel mondo, illustrando e spiegando i fatti in modo approfondito. Pertanto, un giornalista deve anche essere obiettivo e onesto, non nascondendo nulla e facendo attenzione a come comunica. In pratica, è come un detective che cerca la verità e la condivide con tutti.
Non a caso, il giornalismo è fondamentale per la democrazia: informarsi è un diritto essenziale che permette ai cittadini di partecipare attivamente alla politica e di far sentire la propria voce nel dibattito democratico. Un'informazione precisa e imparziale aiuta a creare una coscienza critica, fondamentale per una società libera.
In un panorama così complesso, i giornalisti hanno una responsabilità etica unica, paragonabile a quella dei medici nella sanità o dei piloti nell’aeronautica. La loro missione primaria è quella di promuovere verità, lealtà e un linguaggio rispettoso.
Tuttavia, il diritto di cronaca deve rispettare tre principi fondamentali, come stabilito dalla giurisprudenza dalla Corte di Cassazione del 1984 [5]: la qualità dell'informazione è cruciale perché la notizia deve avere utilità sociale o interesse pubblico, deve essere vera (verità oggettiva o anche putativa) e la forma nell’esposizione deve essere civile, non eccedente rispetto allo scopo informativo e rispettosa della dignità delle persone.
Diritto all'oblio e tutela della privacy
In questo contesto, il diritto all’oblio assume un ruolo cruciale. Esso è il diritto di una persona a non essere esposta per un tempo indeterminato alle conseguenze passate che possono ferire il proprio onore o reputazione. Questo principio si applica principalmente al trattamento di dati personali diffusi online.
Prendiamo ad esempio il caso “Google Spain”. Un cittadino spagnolo si era rivolto all’agenzia della protezione dei dati (AEPD) del suo Paese, presentando un reclamo contro l’editore di un quotidiano importante e contro Google. L’uomo si lamentava del fatto che, quando inseriva il proprio nome nel motore di ricerca di Google, otteneva dei link che lo reindirizzavano verso due pagine del quotidiano sopracitato, riportanti un annuncio in cui figurava il suo nome per una vendita all’asta di immobili, collegata a un procedimento esecutivo derivante da debiti contratti con il sistema previdenziale. Il cittadino spagnolo chiese al giornale e a Google di eliminare o modificare le pagine in modo che i suoi dati personali non vi comparissero più.
L’AEPD aveva respinto il reclamo nella parte in cui era diretta contro il giornale, perché la pubblicazione delle informazioni era legalmente giustificata, fatta su ordine del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali spagnolo allo scopo di pubblicizzare il più possibile la vendita e raccogliere il maggior numero possibile di partecipanti. L’aveva accolta nella parte in cui era diretto contro Google, il quale si era poi rivolto alla corte suprema spagnola e alla corte di giustizia. Quest’ultima aveva confermato la fondatezza delle richieste del cittadino affermando che “se vi sono link a dati personali che figurano nell’elenco dei risultati delle ricerche, i gestori dei motori di ricerca devono rimuoverli”.
In pratica quella sentenza ha stabilito che i motori di ricerca come Google devono garantire la protezione dei dati personali, rimuovendo contenuti dannosi o non più rilevanti. Nell’art. 17 del regolamento GDPR tutte le persone hanno diritto alla cancellazione di dati nel minor tempo possibile, quando questi non sono più necessari per le finalità iniziali o sono stati trattati illecitamente, oppure se l’interessato revoca il consenso.
Ci sono delle eccezioni e limiti del diritto all’oblio nell'ambito giornalistico. L’attività giornalistica è regolata dall’art. 3 del Testo Unico dei giornalisti che regola sia il diritto all’informazione del pubblico che la privacy del soggetto interessato. Ci sono diverse regole che un giornalista deve rispettare, come ad esempio evitare riferimenti passati inutili, valutare se gli argomenti sono socialmente utili, non introdurre elementi che possano far ricondurre all’identità delle vittime di violenza sessuale e molti altri ancora.
Il diritto all’oblio sulle proprie vicende personali deve essere riconosciuto a ogni persona, ma il giornalista ha l’obbligo, caso per caso, di bilanciarlo con il diritto della collettività a essere informata e aggiornata sui fatti. In sintesi, ogni persona ha il diritto di non veder riemergere fatti personali del passato, ma questo diritto deve essere bilanciato con il diritto di tutti a essere informati. Se un fatto passato è ancora rilevante per l'opinione pubblica, il diritto all'informazione prevale sempre, anche a scapito della reputazione della persona coinvolta. [6]
Fake news e disinformazione

Parallelamente, le fake news rappresentano una minaccia crescente. Si tratta di informazioni false o manipolate, diffuse intenzionalmente per ingannare o influenzare l'opinione pubblica. Il loro impatto sociale è devastante: distruggono la fiducia nel giornalismo, influenzano elezioni politiche e possono danneggiare la salute pubblica.
Per combatterle, è importante verificare le fonti, utilizzare strumenti di fact-checking (Google Fact Check, Snopes, Facta) ed educare alla lettura critica. È utile poi controllare l'autore e la fonte, confrontare la notizia con altre fonti affidabili, analizzare il linguaggio (titoli esagerati e maiuscole sono sospetti), verificare la data e utilizzare gli strumenti di verifica citati poc’anzi.
I giornalisti devono seguire regole etiche, evitare il sensazionalismo e correggere eventuali errori.
Le fake news rappresentano una minaccia globale che può essere contrastata solo con educazione, pensiero critico e uso di strumenti adeguati a verificare le informazioni.
Un esempio eclatante di fake news è il caso del Senatore Cirenga. La bufala, diffusasi rapidamente sui social media, raccontava di un senatore che avrebbe proposto un fondo miliardario per i parlamentari disoccupati, suscitando indignazione popolare. Tuttavia, sarebbe bastata una semplice e veloce verifica sui siti ufficiali, per smentire sia l’esistenza del Senatore Cirenga che quella della proposta di legge. Inoltre, il numero di voti indicato nella bufala non corrispondeva a quello reale dei parlamentari.
Netiquette: regole per una comunicazione responsabile
In questo scenario, la netiquette assume un ruolo fondamentale. Nata negli anni ‘90 con l’avvento di Internet, è l’insieme di regole del web, non riconosciute dal nostro ordinamento poiché norme sociali. Tuttavia, esse aiutano a mantenere ordinati i social network e altri spazi virtuali, evitando malintesi durante una discussione. I principi fondamentali della netiquette sono il rispetto reciproco, la comunicazione chiara, la tutela della riservatezza, il divieto di spam e il rispetto del diritto d’autore. Rispettare la netiquette è importante perché, come visto prima, non esiste una vigilanza vera e propria sul web.
Nel 1995 e nel 1999, sono state scritte delle linee guida ufficiali per un buon comportamento online, queste regole servono a rendere internet un posto migliore per tutti, tenendo conto delle caratteristiche uniche di questo mezzo.
Hate speech: contrastare l'odio online
Infine, l’hate speech, il quale rappresenta una delle peggiori violazioni della netiquette. Esso consiste in una serie di messaggi che incitano all’odio o alle discriminazioni di ogni tipo, come commenti razzisti o omofobi, minacce e insulti (Art. 604-bis c.p.). Per combatterlo, è necessario segnalare i contenuti, promuovere il dialogo con empatia e razionalità, educare all’uso di un linguaggio inclusivo.
Rispettare queste regole è fondamentale per costruire un ambiente digitale più sicuro e rispettoso, contribuendo alla formazione di una società più consapevole e informata.
Per concludere
È necessario educare le nuove generazioni alla consapevolezza digitale, fornendo loro strumenti per navigare in rete in modo critico e responsabile. La netiquette e il giornalismo etico sono pilastri fondamentali per costruire un ambiente digitale più sicuro, inclusivo e trasparente. Promuovere questi valori significa non solo proteggere i diritti individuali, ma anche garantire una società più giusta e informata.
Bibliografia:
Lezioni di diritto dell’informazione e deontologia della professione giornalistica, a cura di Guido Camera.
Giornalisti a scuola – dispensa fake news, Ordine Nazionale dei Giornalisti.
Note:
Art 57 c.p. Salva la responsabilità dell'autore della pubblicazione e fuori dei casi di concorso, il direttore o il vice-direttore responsabile, il quale omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che col mezzo della pubblicazione siano commessi reati, è punito, a titolo di colpa, se un reato è commesso, con la pena stabilita per tale reato, diminuita in misura non eccedente un terzo.
Art 595 c.p. Chiunque, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a mille trentadue euro. Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a duemila sessantacinque euro. Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a cinquecento sedici euro. Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate.
Art. 21 della Costituzione. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denuncia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro si intende revocato e privo d'ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
Cassazione sezione 5 penale sentenza n. 7155 del 10 gennaio 2011
Sentenza n. 5259 del 18 ottobre 1984, I sezione civile della Corte di Cassazione.
Così Cass. Pen., Sez. V, 22 giugno 2017, n. 38747.
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