di Edoardo Gatti
Un pezzo di storia ci passa davanti agli occhi e se ne va, consegnandosi alla leggenda eterna. Lasciandoci soli, con il ricordo.
Il ricordo di uomo che, con simpatia, competenza e coraggio ha raccontato l’Italia in ogni sua forma, entrando nelle nostre case e nell’immaginario collettivo nazionale per il suo modo di fare giornalismo e televisione che ha segnato un’epoca. Ma Maurizio Costanzo, scomparso il 24 febbraio all’età di 84 anni, è stato molto di più, in una carriera e in una vita dalle mille facce: è stato talent scout, portando alla ribalta numerosi personaggi del nostro panorama artistico come Enzo Iacchetti, Fiorello e Lucio de Crescenzo, è stato sceneggiatore per Pasolini e Pupi Avati, ha ideato il personaggio di Fracchia per Paolo Villaggio, è stato scrittore, ed è stato anche paroliere per una delle voci più potenti e soavi del Bel Paese, Mina: il pezzo ‘’Se telefonando’’ nasce dalla sua penna.
Una penna che ha firmato, nel 1982, il ‘’suo’’ show, quello che, nella sua semplicità, ha rivoluzionato il piccolo schermo, reinventandolo a suo modo: il Maurizio Costanzo Show. Influente, longevo, apprezzato, il salotto del teatro Parioli è ben presto diventato celebrazione massima del genere talk, fin dai suoi albori. Spaziando da temi leggeri a questioni più articolate, in un mix di arte, letteratura, politica, cronaca e gossip, il Costanzo Show è entrato nelle case e nei cuori degli italiani, portando sui loro schermi i volti più noti e quelli meno conosciuti (ma che su quel palco hanno raggiunto la notorietà) fino alla gente comune, agli spettatori, coinvolti nelle conversazioni del salotto come nell’iconico ‘’Uno contro tutti’’.
E poi c’è la lotta alla mafia. Un impegno che ha portato avanti con il coraggio di chi non si è mai voluto piegare al male, per raccontarci il lato oscuro dell’Italia e portarlo alla luce per quello che è realmente. Lo ha fatto portando nelle colonne di Mediaset il suo grande amico Giovanni Falcone, lo ha fatto conducendo inchieste, come un vero giornalista e professionista. Per questo ha rischiato la morte, nell’attentato di Via Fauro organizzato e fallito da Cosa Nostra il 14 maggio 1993.
Uno dei primi padri della televisione, monumento del giornalismo, personaggio poliedrico e persona grande, che ha lasciato qualcosa in tutti coloro che seguivano la sua trasmissione. Sipario, diceva sempre. E adesso che cala il buio, non ci resta che accendere la fiamma del ricordo, per tenere viva la memoria di un signore che ha fatto tanto per il nostro Paese.
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