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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

La guerra di Gaza raccontata da Davide Arcuri

Aggiornamento: 21 ott

di Gaia Agostoni

 

Il 7 ottobre 2023 Hamas, con il supporto di altri gruppi militari, lancia una serie di attacchi in territorio israeliano uccidendo 1200 persone e rapendone circa 250. Da quel giorno, Israele ha formalmente dichiarato guerra a Hamas iniziando la “Guerra di Gaza”. In ricordo di questo giorno, esattamente un anno dopo, lunedì 7 ottobre 2024, gli studenti del triennio di Villa Greppi hanno assistito a un incontro con il giornalista freelance Davide Arcuri, che si è recato nei territori palestinesi e in Israele poche settimane dopo l’inizio della guerra e vi è rimasto per circa un mese.

L’incontro è iniziato con una breve introduzione del prof. Pietro Crippa sull'argomento. Successivamente Davide ci ha mostrato un video da lui realizzato sui propri lavori precedenti, con scene molto impressionanti riprese sul fronte della guerra Russia-Ucraina o in Costa D’avorio, così come in Sud Sudan.  

Arrivati a parlare della guerra di Gaza, il giornalista l’ha definita come un genocidio, che nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazione Unite del 1948, è qualificato come un atto commesso con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Sembra quello che sta succedendo a Gaza, dove sono state uccise più di 40.000 persone: gli israeliani, infatti, hanno una vera e propria forza militare mentre i palestinesi, eccetto per il gruppo armato di Hamas, non dispongono di forza difensiva. Inoltre, ha aggiunto, gli israeliani non vogliono che si testimoni direttamente ciò che accade, perchè nessun giornalista può entrare nella striscia di Gaza, neanche quelli palestinesi che erano già lì, e vengono minacciati, picchiati o uccisi. Questo già dovrebbe farci riflettere su quali azioni disumane vengono compiute in quel piccolo territorio.

Essendo stato a diretto contatto con le persone del posto, Davide Arcuri ci ha spiegato come inizialmente tutti gli israeliani fossero dell’idea di contrattaccare Hamas, spinti da un sentimento di vendetta per i loro concittadini uccisi o tenuti in ostaggio. Successivamente ha però assistito a proteste dove gli stessi israeliani chiedevano il “cessate il fuoco”.

Una storia molto commovente è quella di un ragazzo israeliano che vive in una zona palestinese dov’è presente una base militare israeliana e in un'intervista, fatta proprio da Davide Arcuri, diceva di dover accompagnare i palestinesi nei loro spostamenti per evitare che venissero fermati e picchiati dai soldati israeliani. Episodi come questo ci mostrano come ci siano persone buone anche in ambienti dove il “buono” sembra non esistere più. Sempre grazie allo stretto contatto con gli abitanti, il giornalista ha constatato che la vita continua in una nuova normalità, dov’è possibile, mentre si è seduti in un bar con degli amici, essere sorvolati da droni, una normalità dove bisogna andare in giro armati per difendersi. Insomma una normalità che non ha nulla di normale.

Il giornalista ci teneva a raccontarci anche la storia di un uomo palestinese proprietario di territori agricoli che da un giorno all’altro sono passati nelle mani dei soldati israeliani. Proprio mentre stavano girando l’intervista a quest’uomo, si vede sullo sfondo un soldato israeliano che li osserva attentamente, quasi pronto a sparargli. Gli israeliani stanno dunque prendendo territori utili ed essenziali per i palestinesi e li stanno trasformando in basi militari. Anche ambienti tranquilli come campi di grano diventano zone di guerra.

Molto interessante è stato anche il racconto di una sua giornata tipo: “Sveglia e partenza alle 7.00 per arrivare al luogo dove avremmo girato il servizio, filmare fino a quando la luce lo permetteva, rientro a casa quando faceva buio, cena, montaggio del servizio e scrittura del blog. Si andava a letto all’una circa.” Da questa sintetica descrizione di una giornata tipo si può capire quanto sia stancante questo lavoro; allora gli è stato chiesto come mai avesse scelto questo impiego e la sua risposta è stata alquanto toccante: ha scelto questo lavoro per mostrare le atrocità della guerra e per dare voce a chi soffre, correndo rischi anche molto grandi, protetto solo dalla scritta “PRESS”.

Infine, Davide ci ha invitati a filtrare attentamente le informazioni che ci arrivano, in particolare su questo conflitto. Dobbiamo distinguere notizie certe e oggettive dalle fake news e soprattutto, per crearci un’opinione personale sull’argomento, dobbiamo cercare fonti neutrali che non supportino né una né l’altra parte. Stiamo attenti soprattutto sui mass media, dove tutto è "o bianco o nero" e quindi non c’è un’opinione imparziale.

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