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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

L’ingiustizia della pena di morte e Melissa Lucio

di Dafne Sanua

È strano pensare che ancora nel 2022 esista la pena di morte, ma è così, e anche in Paesi avanzati.

Anche nel Texas, dove lo scorso 27 aprile era programmata la condanna a morte di Melissa Lucio, per l’omicidio di sua figlia Mariah nel 2007. La piccola è deceduta per le ferite interne riportate due giorni dopo una caduta accidentale, ma gli avvocati hanno sostenuto che si trattasse di abuso. Nonostante mancassero delle prove a sostenere l’accusa è stata immediatamente incolpata la madre, donna ispanica di 52 anni.

L’interrogatorio a cui è stata sottoposta la donna appare molto controverso, poiché è successo subito dopo la morte della figlia, in una situazione di vulnerabilità, poiché Melissa era incinta di due gemelli e in preda dallo shock dalla perdita di Mariah. Alla donna è stato domandato diverse volte se avesse ucciso la bambina, e dopo numerose risposte negative Lucio, probabilmente esausta, ha risposto “è probabile che sia io responsabile”. È su questa frase che si basa l’accusa di omicidio, una frase interpretabile in diversi modi, che è però stata estremizzata al processo.

Per questo migliaia di persone in America, ma anche nel resto del mondo, si sono attivate per salvare Melissa. La battaglia per provare la sua innocenza è stata mandata avanti dai suoi 13 figli, che non hanno mai accusato la madre e hanno sempre sostenuto la sua liberazione. "Non vogliamo che nostra madre venga giustiziata” ha detto alla Cnn il figlio maggiore, John “Abbiamo già perso nostra sorella, e ora perdere nostra madre per un incidente è semplicemente orribile". Questa lotta va avanti dal 2008 ed è stata chiamata “The State of Texas vs. Melissa”, su cui è anche stato fatto un documentario nel 2020.

La madre doveva essere giustiziata con un’iniezione letale in un carcere del Texas qualche giorno fa, ma 48 ore prima dell’esecuzione la Corte d’appello dello Stato ha posticipato la data di 120 giorni. Questo permetterà alla difesa di rivedere le prove che potrebbero finalmente provare la sua innocenza.

La condanna per pena di morte accade nella patria della democrazia, gli Stati Uniti d’America, dove oggi la Corte Suprema pensa anche di abolire la libertà di aborto. Fatti inaccettabili in una visione democratica e liberale. Fatti che devono farci pensare e allertare, perché il rispetto della persona e delle libertà individuali sono tra le basi della nostra cultura europea contemporanea.

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