di Claudia Molteni Ryan
Overstressed. Mal di testa frequenti, l’impressione di non riuscire a fare tutto ciò che devi, senso di incertezza, e poi, infine, tanta tristezza. Dimenticavo: la frustrazione mentre fai lezione di non poter vedere in faccia tutti i tuoi studenti, la consapevolezza di non poter svolgere bene il tuo lavoro, fino in fondo, perché loro sono adolescenti e alcuni hanno ancora bisogno di controllo, di stimoli, di uno scambio continuo che a volte può essere dato anche solo da uno sguardo, ma ben assestato. Non sai se stanno seguendo la lezione con interesse o sono distesi in pigiama nel letto mentre ascoltano distrattamente il sottofondo di te che parli e gli interventi dei compagni, sempre i soliti.
Essere insegnante al tempo di Covid è difficile, più difficile del solito.
La burocrazia, quest’ombra nera, strisciante e subdola che, inesorabilmente, arriva a fagocitare ogni ambito, ci attanaglia; le email della scuola prolificano ogni giorno, anche la domenica; il rapporto con il computer, la tecnologia, internet, a volte è conflittuale.
A tutto ciò si aggiunge una società sofferente, quella in cui vivi, ci respiri (con la mascherina), e non puoi esimerti dall’essere preoccupata per coloro che devono chiudere la loro attività, per chi non può lavorare, per chi si ammala.
Poi, inaspettatamente, guardi le nostre belle montagne colorate d’autunno, o il mare, mutevole mentre dialoga con le nuvole, e nasce un sorriso, perché ti rendi conto che la natura, in tutta la sua sfavillante bellezza, è ancora lì, intatta, che ti dona un istante di sollievo, che aspetta la tua attenzione per scioglierti un po' di tensione.
La fine arriverà e questo periodo passerà alla storia, dobbiamo solo attendere.
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