"Ferite a morte": il Greppi non rimane in silenzio
- Il Foglio di Villa Greppi

- 2 giorni fa
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di Sofia Tramonto
Notizie, dati, numeri e tante scarpe rosse: il 25 novembre serve per ricordare che ancora troppe donne muoiono per il fatto di essere donne. Ogni 72 ore una donna è vittima di un femminicidio: davanti a tutti questi numeri, non si può più stare in silenzio e bisogna agire.

In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, l'Istituto Greppi ha deciso di portare in scena nell’aula magna della scuola uno spettacolo intitolato “Ogni 72 ore”, nel quale professoresse e professori, educatrici, studentesse e studenti hanno letto dei racconti tratti dal libro “Ferite a morte” di Serena Dandini. In quest'opera l’autrice immagina come le vittime di femminicidio reagirebbero dopo la propria morte, in particolare che cosa direbbero o che cosa proverebbero. Alcune delle storie lette durante lo spettacolo parlano di donne con stipendi più alti dei fidanzati, partner ossessionati tanto da non accettare una rottura e femminicidi già annunciati che nessuno sembra notare. Lo spettacolo è durato un'intera mattinata: gli studenti che si alternavano in aula magna hanno ascoltato di volta in volta lettori diversi recitare racconti diversi.

Con lo spettacolo “Ogni 72 ore” gli studenti e le studentesse del pubblico si sono immedesimati nelle donne vittime di femminicidio, ma, soprattutto, si sono commossi ascoltando tante voci di donne uccise così diverse tra loro (per origine, cultura, età, estrazione sociale...) e riflettendo sul fatto che storie simili si verifichino realmente e con una frequenza così alta.

Come esempio si può prendere la storia intitolata “Cara Luisella”, un racconto che non può non lasciare il segno. Si tratta della vicenda di una ragazza che torna nel suo paese natale, il Mali, dove la nonna la sottopone a un'usanza che permette alle ragazze di diventare “donne”, l'infibulazione, ma, dato che la nonna non è un’esperta in questo tipo di operazioni, la nipote perde la vita a causa di un'emorragia. La ragazza, dopo la propria morte, racconta tutto il proprio viaggio all’amica e compagna di classe Luisella, anche se questo ultimo messaggio non le arriverà mai.
Sicuramente questo spettacolo rimane impresso e non può lasciare indifferenti. È fondamentale informarsi, apprendere e acquisire consapevolezza per risolvere questo problema, che ogni giorno ferisce sempre più donne.

Si potrebbe, quindi, aprire un lunghissimo dibattito sul tema: a scuola si parla abbastanza di violenza di genere? Per poter dare delle risposte a questa domanda ho intervistato alcuni miei compagni di classe, per capire che cosa ne pensano gli studenti. È emerso che a volte se ne parla, ma non basta fare un’ora nel trimestre o una nel pentamestre; in molti casi, poi, si affronta il tema solo durante le ore di italiano. C’è la necessità di parlarne di più in modo trasversale a tutte le discipline per sensibilizzare i ragazzi e le ragazze, perché non è una questione riducibile a una singola materia di studio.
E invece, secondo voi, a scuola se ne parla abbastanza?





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