Il POLITICALLY CORRECT è corretto?
- Il Foglio di Villa Greppi
- 5 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 9 mag
di Anita Ruggiero

Inserire in una serie televisiva un personaggio di una particolare etnia, queer o disabile, la rende politically correct o è semplicemente una scelta di marketing?
E quando una serie o un film diventa woke?
Iniziamo dalla fine. Cosa vuol dire "woke"? Termine nato nel 1938, è diventata l’abbreviazione della frase “stay woke”. Serviva per indicare le persone che si erano rese conto delle disuguaglianze tra bianchi e neri. Mentre all'inizio aveva un'accezione positiva, adesso è spesso utilizzato per indicare le persone con ideologie "esagerate".
Gli woke portano avanti principalmente tre idee. Il cancel culture, cioè l’eliminazione di tutti gli argomenti considerati da loro razzisti e omofobi, come ad esempio lo studio di Cristoforo Colombo, considerato da alcuni "uno schiavista". Vi è poi l’appropriazione culturale, vale a dire, ad esempio, che, se una persona non è giapponese, non può fare il cosplay di un anime, non essendo parte della sua cultura. Infine, gli woke sono contro il whitewashing, che consiste nel far recitare, ad esempio, ad un attore caucasico un personaggio dalla pelle scura, cioè dare il ruolo di un personaggio di un'altra etnia ad una persona. Gli woke portano avanti l’idea che la maggioranza debba essere sostituita dalle minoranze.
Il politically correct ha come base la convinzione che tutti siano perfetti e nessuno sia sbagliato. Spesso ricorre all'utilizzo del token, cioè l’inserimento di un personaggio di una minoranza per apparire inclusivi, anche se, in realtà, essa non viene considerata. La scelta di un personaggio anomalo è dettata principalmente dal marketing e dall’accettazione di una serie/film da parte di una specifica comunità.

Per il politically correct la famiglia è il centro di tutto. L’accettazione da parte delle famiglie è fondamentale per il successo del prodotto. Un esempio di serie woke è "Velma" del 2023. Ispirata al noto cartone animato "Scooby-Doo", non si concentra, però, su mostri e misteri, ma soprattutto sulla figura di Velma, rappresentata come una donna intelligente, lesbica ed affermata, che si considera superiore a tutti. Si trova spesso in opposizione con Fred, l'unico uomo bianco ed etero della cittadina. Come già affermato sopra, gli woke pretendono che la minoranza (rappresentata da Velma) prenda il sopravvento sulla maggioranza (rappresentata da Fred), ma è anche vista come malvagia e, quindi, da combattere. Questa è la perfetta rappresentazione delle ideologie woke.

Un'altra serie che tratta in parte l'argomento politically correct è "South Park". Uno dei personaggi si chiama Token (il "personaggio-gettone") e sono emerse molte critiche su questo nome. I produttori hanno fatto una mossa strategica. Nel 2022, nell'episodio "The big fix", i genitori di Token spiegano che loro non hanno chiamato loro figlio "Token" ma "Tolkien", in onore dell'autore de "Il Signore degli Anelli". Ovviamente i fan hanno subito commentato affermando che, nelle stagioni precedenti, il nome del personaggio, anche nei sottotitoli, era sempre stato "Token". I produttori hanno risposto, allora, correggendo tutti i sottotitoli.

La famosissima "Bridgerton" è, poi, un tipico esempio di serie televisiva di successo in cui i protagonisti inglesi del periodo di re Giorgio III (1760 - 1801) sono, in realtà, di tante razze diverse, scelta che genera una situazione antistorica. Anche lo stereotipo della protagonista femminile magra e alta è sostituito dalla fisicità prosperosa dell'affascinante Penelope.
Si può, dunque, affermare che mostrare una qualsiasi minoranza in una serie televisiva permette allo spettatore di rendersi conto ed accettare le differenze nelle persone e questo è sicuramente positivo. Anche nelle serie e nei film, però, come in ogni cosa, bisogna mantenere un certo equilibrio, senza esagerazioni.
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