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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

IL CONCETTO ASTRATTO DELLA FELICITÀ

di Alessandra Mauri


Per il settimo anno consecutivo la Finlandia si conferma la Nazione con il più alto livello di felicità, al primo posto del World Happiness Report 2024, la classifica dei Paesi al mondo in cui si vive meglio. L'Italia in questa classifica è purtroppo solo 41esima, mentre l'anno scorso occupava la 33esima posizione. Al secondo posto si piazza la Danimarca, seguita da Islanda, Svezia, Israele, Olanda, Norvegia, Lussemburgo, Svizzera e Australia.


Ma perché proprio la Finlandia ha conquistato questo primato? Le motivazioni sono varie:

- la popolazione di questo Paese ha fiducia nel prossimo e dà massima importanza all’onestà: le persone si sentono sicure e rilassate

- la vicinanza alla natura offre opportunità di svago e relax: l’acqua pulita, l’aria non inquinata e la natura incontaminata contribuiscono notevolmente al benessere e alla felicità

- lo stile di vita della Finlandia favorisce la creatività, rendendolo uno dei Paesi più innovativi al mondo

- la trasparenza e la mancanza di corruzione aiutano molto: i finlandesi tendono a fidarsi dei loro vicini, dei funzionari pubblici e del loro governo

- sia gli individui che le istituzioni sperimentano elevati livelli di libertà: la libertà politica, civile e di stampa

- non si fanno confronti con il prossimo: i finlandesi non paragonano la propria felicità a quella degli altri e non se ne vantano

- i finlandesi gioiscono delle piccole cose che la loro terra offre: da una passeggiata nei boschi a un bagno nel mare, ma anche nei laghi di cui sono ricchi; dal rilassarsi in una sauna a una cena preparata con prodotti locali

- è un popolo altruista: anche piccoli gesti, come aprire la porta a uno sconosciuto o cedere il posto in treno, possono fare la differenza


Il segreto quindi per una vera felicità sembra essere concentrarsi più su ciò che ci rende felici e meno sulle apparenze, ma soprattutto smettere di paragonarsi sempre agli altri.

La felicità non va cercata all’esterno, ma dentro di noi. Per imparare a essere felici dovremmo vivere nel presente, apprezzando la quotidianità e la compagnia delle persone che amiamo, favorendo i pensieri positivi più di quelli negativi. La felicità è sostanzialmente qualcosa che ognuno percepisce in modo diverso. In psicologia la felicità corrisponde a “uno stato emotivo positivo, una sensazione di soddisfazione e di benessere”. Si tratta di un’emozione che proviamo tutti e che convive quotidianamente con tante altre emozioni.

Per viverla appieno dobbiamo darle spazio:

socializzando con le altre persone;

• condividendo le emozioni;

• imparando ad apprezzare ciò che si ha;

• imparando ad accettarsi;

• facendo movimento e attività fisica

Nella maggior parte dei Paesi la soddisfazione per la vita diminuisce gradualmente dall'infanzia all'adolescenza fino all'età adulta. In Italia statisticamente tra i boomer (i nati tra il 1946 e il 1964) succede che più passano gli anni e più sono soddisfatti; i nati prima del 1965 sono mediamente più felici di quelli nati dal 1980. Tra i millennials (i nati tra il 1980 e il 1996), la soddisfazione per la propria vita diminuisce con ogni anno di età. Sono diversi i fattori che contribuiscono a definire il livello di felicità. Lo sviluppo economico, le opportunità di lavoro e di istruzione, la sicurezza e l’offerta culturale sono solo alcuni esempi.


La felicità è sfuggente ed è anche difficilmente definibile; le persone hanno un’idea molto confusa di questo concetto astratto. Alla domanda “Cosa ti renderebbe felice?”, le risposte potrebbero essere molto diverse: “Un sacco di soldi” oppure “Avere tanto successo”; spesso le risposte punteranno molto più in basso, tipo “Sarò felice quando avrò finito questo lavoro”, oppure “Quando mio figlio troverà un lavoro”, oppure “Quando potrò comprarmi un’auto nuova” o ancora “Quando mia figlia si sposerà”. C’è chi è ancora convinto che i soldi e il benessere economico rendano felici. L’esperienza pratica e gli studi effettuati sulla questione, sconfessano però questa opinione diffusa. Pensiamo infatti a quanti ricchi personaggi del mondo della finanza o dello spettacolo si suicidano.


Dovremmo sforzarci di rivolgere l’attenzione al presente e non su obiettivi futuri o al loro raggiungimento. Ci abituiamo con troppa facilità a tutto e dall’abitudine deriva la noia.

Sfortunatamente la capacità di abituarsi arriva anche quando sperimentiamo qualcosa di bello: una promozione sul lavoro, una vincita alla lotteria, la nascita di un figlio, la vittoria della squadra del cuore; sono tutte cose che danno gioia, ma una gioia passeggera: dopo un breve periodo si torna sempre al solito modo di vivere, più o meno soddisfacente. Sentirsi felici ed appagati per un lungo periodo è la vera sfida.

Allora abbassiamo l'asticella, ridimensioniamo i nostri obiettivi, godiamo delle piccole cose, giorno per giorno, un passo alla volta. Un successo scolastico, una piacevole serata tra amici, l'abbraccio di una persona speciale, una passeggiata al tramonto: creiamo ricordi felici a cui possiamo pensare sorridendo anche nei momenti di difficoltà.

Il sistema non ci piace? Non ci arrabbiamo, non brontoliamo inutilmente. Contribuiamo invece individualmente al cambiamento, per essere parte di qualcosa che ci faccia stare bene.

A livello fisico senza dubbio è il sorriso l’indicatore che ci conferma che siamo felici: quando sorridiamo siamo più gentili, più fiduciosi nel futuro e grati alla vita. Le persone tendenzialmente felici sono estroverse, consapevoli di avere il controllo sulla propria vita, meno ansiose e più stabili nell’umore.

Allora proviamoci tutti! E ricordate che una risata è come la tosse: trattenerla fa male!

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