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DON’T LOOK UP, il pianeta nelle mani di politica e scienza

Aggiornamento: 18 mag 2023

di Aurora Xhaferri


Un cast eccezionale unito ad una storia attuale, verosimile e accattivante raccontata con un pizzico di ironia. Si chiama “Don’t look up” il nuovo film prodotto da Netflix che è uscito lo scorso dicembre e che da allora è in vetta alle classifiche e sulla bocca di tutti. Un vero e proprio successo del grande schermo, Don’t look up, letteralmente tradotto con “Non guardare in alto” vede come protagonisti due astronomi, il Dr. Randall Mindy e la dottoranda Kate Dibiasky, rispettivamente interpretati da Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence. I due scienziati durante una ricerca si imbattono in una scoperta sconvolgente: un meteorite in rotta di collisione con la Terra. I due cercano in tutti i modi di avvertire gli abitanti della Terra della loro scoperta, nella speranza di arrivare ad una soluzione efficace per evitare la minaccia incombente e quindi l’estinzione del genere umano.

Nonostante i premi vinti e le classifiche occupate, il film, che è una vera e propria satira apocalittica, applicabile a tanti altri casi, come ad esempio il problema ecologico del surriscaldamento terrestre, ha ricevuto anche innumerevoli critiche. Tra le parole che emergono dalla visione di quest’ultimo possiamo citare superficialità: le persone sanno che la loro vita sta per terminare eppure non danno sufficiente importanza a questo fatto, cercano di passarci sopra, di dimenticarsene, come se fosse un fenomeno passeggero che si risolverà col tempo. Per le persone sono più importanti i pettegolezzi, gli intrighi amorosi tra due celebrità, piuttosto che una scoperta che preannuncia la fine del genere umano (ma non è, in effetti, già così?). La stessa presidente degli Stati Uniti, interpretata dalla brillante Meryl Stripp, si interessa alla vicenda solo quando si presenta come la sua unica possibilità di essere rieletta. La scienza, oltre ad essere sfruttata dalla politica per fini elettorali, viene anche derisa dal pubblico e dai produttori dei programmi televisivi. È assai divertente pensare che la maggior parte dei film incentrati su un disastro ambientale iniziano con la figura del governo che puntualmente provvede ad ignorare le notizie di uno o più scienziati.

Il vero problema marcato da Don’t look up è il fatto che le persone neghino le crisi in atto finché non è troppo tardi per agire, per fare qualcosa di concreto volto a cambiare il corso degli eventi. Ad ostacolare il tutto c’è chi nega l’evidenza dei fatti, specialmente sui social, anche nei casi di un fenomeno semplice da accertare: basta guardare in alto per rendersi conto che quello di cui si sta parlando è vero.

Il sottotitolo “Based on truly possible events” vuole indicare che i fatti interpretati possono accadere davvero, anzi, forse non ce ne siamo accorti, ma stanno già avvenendo. Banalmente, la minaccia del meteorite può essere paragonata, come si è detto, al riscaldamento globale oppure all’attuale situazione pandemica causata dal Covid: non comunicare più i dati sui contagi non fa sparire i contagi, è come non guardare in su per non vedere la cometa. Il problema, qualsiasi esso sia, continuerà a far parte delle nostre vite finché siamo noi i primi a non fare niente, quando invece dovremmo avere il coraggio di prendere coscienza di quello che realmente accade attorno a noi, per poi reagire cercando di migliorare la situazione. Essere a conoscenza degli eventi e dei fatti quotidiani non basta, ricondividere contenuti quali post o notizie sui social non è d’impatto, rimane un gesto approssimativo che si ferma alla dimensione digitale.

L’altro aspetto messo in luce dalla pellicola cinematografica è l’interesse economico legato alla volontà di arricchirsi: gli uomini hanno sempre più fame, ma non di cibo o di vita, bensì di soldi. Questo è possibile notarlo nella scena in cui si deve decidere su come abbattere il meteorite, perché nel momento in cui si rilevano all’interno della cometa minerali e pietre preziose, si organizza un piano per sfruttare in termini monetari questa scoperta, tralasciando quelli che potrebbero essere i rischi, come ad esempio, la creazione di tanti piccoli frammenti - al posto di un’unica massa - altrettanto pericolosi per la vita umana. Traslando tutto ciò nella nostra realtà, è recente la notizia per cui la pandemia ha raddoppiato il patrimonio dei più ricchi, quindi dei grandi miliardari come Jeff Bezos e Bill Gates (il quale, per lo meno, ha donato milioni di dollari per investimenti che scongiurino altre crisi pandemiche), mentre ha reso ancora più poveri chi a fatica disponeva dei beni minimi necessari per vivere.

Fermiamoci un attimo, qui proprio in questo punto del testo, a pensare a quanto effettivamente il mondo stia cadendo in rovina per colpa dell’egoismo del genere umano. Ma anche il ruolo dei social, che può osannare o affossare idee e persone in modo ottuso e senza basi concrete (nel film accade a dr. Randall Mindy), è ampliamente evidenziato nel film, che in fondo mette in evidenza tutte le contraddizioni della nostra società.

Don’t look up, per quanto possa essere anche criticabile, ci invita a prendere coscienza di come agiamo e di chi siamo, del mondo in cui facciamo parte, dell’ambiente attorno a noi, e ci ricorda che se procediamo di questo passo molto probabilmente non ci sarà un futuro in cui vivere.

Dobbiamo agire: se non ora, quando? Se non noi, chi?

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