di Anna Villa
Lo scorso 23 febbraio, al Piccolo Teatro di Milano, è stato rappresentato, per l’ultima volta nella stagione 2024/25, lo spettacolo teatrale “Semidei”, scritto e diretto da Pier Lorenzo Pisano. L’opera va oltre la prospettiva tradizionale e più nota dell’Iliade e dell’Odissea, attingendo invece al corpus di miti minori legati alla guerra di Troia, allo scopo di mostrare il lato più umano dei personaggi coinvolti.
Infatti, nonostante il titolo dello spettacolo sia “Semidei”, al suo interno sono raccontati non eroi dotati di poteri sovraumani, bensì genitori, sposi e figli afflitti dalla sofferenza e dal dramma della guerra. Le imprese militari, gli scontri epocali e la gloria, centro della narrazione tradizionale, non trovano più spazio.
Nella prima parte, i giovani re sono costretti ad abbandonare gli affetti famigliari per dedicarsi alla guerra, imminente e ineluttabile, sostenuti solo dalla debole promessa di ricongiungersi presto. Sia Odisseo sia Ettore devono lasciare i figli ancora piccoli, che di loro non conserveranno nemmeno il ricordo; Achille deve sottrarsi alla tutela della madre Teti, a cui resterà un ricordo eterno ma privo di consolazione.

La seconda parte, invece, si ambienta tra le macerie di una Troia ormai distrutta, disseminate di corpi e donne in lacrime. Esse saranno presto deportate come schiave di guerra e, dunque, obbligate ad abbandonare le spoglie dei parenti. Ma il distacco è problematico anche per i vincitori: Agamennone, capo della spedizione, sembra volersi attardare quanto più possibile, incapace di accettare l’improvvisa fine della guerra e l’apparente ritorno della pace. Le spalle dei re greci, come reso magistralmente dai costumi, sono inesorabilmente appesantite dai detriti frutto della loro distruzione, sotto cui la loro umanità è rimasta sepolta e, forse, persa per sempre. Neottolemo è ormai nascosto dai corpi dei bambini innocenti che ha crudelmente assassinato, primo fra tutti il figlio di Ettore, Astianatte. La sua indifferenza si contrappone allo struggimento di Agamennone, che non riesce a scendere a patti con l’assassinio dell’amata figlia Ifigenia, sacrificata alla causa bellica. Il bilancio finale è straziante, poiché la morte di tante persone non ha portato nulla se non disperazione: una considerazione estremamente attuale in mondo diviso dalle guerre.

Lo scopo dell’opera teatrale è portare in primo piano l’umanità dei protagonisti dell’epica: non solo la rabbia accecante, ma anche la sofferenza più intima. Ciò è possibile tramite scene dalla forte carica emotiva e filastrocche cantate in coro che, ben lontane dalle rime giocose dell’infanzia, evocano un’atmosfera opprimente e inquietante.
La performance degli attori, tra cui Pia Lanciotti, parte del cast della serie TV “Mare Fuori”, è coinvolgente ed emozionante; nonostante la maggior parte degli interpreti reciti due parti, la differenza tra i personaggi è sempre netta e comprensibile. Infine, l’esperienza è esaltata dall’ambiente raccolto e intimo del Teatro Studio Melato, che permette agli spettatori di sentirsi prossimi ai personaggi e alle loro vicende.
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