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  • Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

CANI CHE FIUTANO IL COVID

di Paola Radaelli


Gli scienziati di tutto il mondo si stanno impegnando ormai da mesi per cercare non solo un vaccino contro il Covid-19, ma anche un test più pratico e veloce per individuare i contagiati.

L’Università di Helsinki (Finlandia), a questo proposito, sta portando avanti una ricerca che coinvolgerebbe i cani nelle attività di screening. Nell’aeroporto della capitale finlandese il progetto è già in atto: all’arrivo i passeggeri sottoposti ai controlli anti-Covid possono scegliere di affidarsi ai cani addestrati a riconoscere il virus. Si chiede loro di tamponare il proprio sudore del collo con una salvietta, successivamente messa in una scatola che viene posta dietro una parete scura e poi annusata dal cane. Nel giro di pochi secondi, l’animale annuncia i risultati: se diventa irrequieto, guaisce e appoggia le zampe alla parete, l’esito è positivo; in caso contrario, resta indifferente. A seguito di un test positivo, al paziente si fa un tampone gratuito per confermare o smentire l’indicazione data dal cane.

I quattro animali che finora hanno completato l’addestramento hanno sempre dato risultati promettenti, addirittura con un’accuratezza del 100% e anche nel caso di pazienti asintomatici. Il fiuto canino necessita il prelievo di 10-100 molecole (una quantità minima se paragonata a quella richiesta da un tampone naso-faringeo, che ammonta a 18 milioni) e sembra inoltre rilevare un’infezione da SARS-CoV-2 in uno stadio precoce, senza la presenza di sintomi. Come racconta la professoressa finlandese Anna Hielm-Björkman, è capitato che i cani fiutassero la presenza dell’infezione nei membri di una famiglia anche quando i risultati dei loro primi tamponi erano negativi. I test successivi hanno poi confermato l’intuizione degli animali.

L’addestramento dei cani avviene abituandoli ad annusare liquidi corporei di pazienti contagiati e ad essere ricompensati per ogni successo. In Germania, dove già a partire da luglio sono stati portati avanti esperimenti simili a quelli dell’Università di Helsinki, l’accuratezza dei cani raggiungeva il 94% dopo una sola settimana di addestramento.

Dei test simili si stanno svolgendo continuamente anche in Francia, USA, Gran Bretagna, Italia, Svizzera, Giappone ed Emirati Arabi. È risaputo che il fiuto canino è ipersensibile ed efficiente, è infatti già ampiamente usato per individuare sostanze stupefacenti ed esplosivi, ma non solo: diverse malattie – quali, ad esempio, Parkinson, malaria, diabete e alcuni tipi di cancro – alterano l’odore del paziente affetto, rendendolo riconoscibile all’olfatto dei cani. Per il momento, uno studio francese ha confermato che anche i pazienti affetti da Covid hanno un odore caratteristico, ma gli scienziati stanno ancora studiando quali specifiche particelle siano determinanti per il test. Risolvere questo ultimo quesito potrebbe dare il via ad un addestramento intensivo su più larga scala. Chi non preferirebbe avere a che fare con un adorabile cagnolino al posto di sottoporsi ad un tampone invasivo? Purtroppo, questo tipo di test non sostituirà quello clinico, ma sicuramente è un grande aiuto che potrebbe semplificare lo screening dell’infezione nell’immediato futuro.



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