di Sarah Mazzarelli
Amate e odiate, le assemblee sono degli incontri a cui tutti abbiamo partecipato per diverse volte.
Ma queste riunioni, spesso visualizzate solo come motivo per poter saltare la lezione, hanno scopi ben più profondi. Le assemblee sono “occasione di partecipazione democratica per l’approfondimento dei problemi scolastici e della società in funzione della formazione culturale e civile degli studenti” (Art. 13, Testo Unico D.Lgs 297/94).
Le assemblee d’Istituto non ci sono sempre state, prima del 1973 gli studenti non avevano occasione per potersi riunire e parlare di diverse problematiche. Infatti sono state costituite dai cosiddetti "Provvedimenti Delegati sulla scuola" del 1973-1974. La partecipazione è un diritto e dovere, ma non obbligo, dello studente: questo diritto non è pertanto rimesso a discrezione del preside o altri organi, anche se l’esercizio è vincolato da regole previste per legge.
Dunque, le assemblee possono trattare un ampio spettro di argomenti, come problemi sociali, culturali, artistici e scientifici, dai quali è possibile non solo apprendere, ascoltando e partecipando, ma anche creare un dibattito e un’occasione di confronto con compagni di classe, altri studenti, ulteriori partecipanti e gli stessi esperti che si sono offerti di tenere l’incontro. L'assemblea ha la funzione di permettere agli studenti di prendere coscienza dei problemi sociali, accentuando lo spirito critico nei confronti degli eventi d'attualità, e di riflettere sulla vita scolastica; essa può, inoltre, produrre documenti da sottoporre all'attenzione del dirigente scolastico.
Le assemblee sono un nostro diritto, è perciò fondamentale considerarle importanti per l’apprendimento e sensibilizzazione, per dibattere tra di noi: è un luogo dove poter far sentire la propria voce, in qualità di studente che vive quotidianamente la scuola, senza sottovalutarla come invece tendiamo a fare.
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