Agenda 2030: a che punto siamo?
- Il Foglio di Villa Greppi

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di Alexandra Toso
Tutti noi studenti, almeno una volta nella vita, abbiamo fatto un lavoro di gruppo sugli obbiettivi dell’Agenda 2030: abbiamo disegnato 17 quadratini colorati, fatto PowerPoint e cartelloni con cuori pieni di speranza e il sogno di un mondo più pulito, inclusivo e felice!
Ormai quei tempi sono passati, e dell’Agenda sembra non parlare più nessuno.

2030. Una data che nella nostra mente indica un futuro in cui le crisi climatiche e umanitarie, le sofferenze e le cattiverie del mondo non esisteranno più, un avvenire luccicante come una muraglia di grattacieli con grandi vetrate su un mondo scintillante. Ora, però, tutto sembra andare a rotoli con guerre, inquinamento e crisi economiche, anche se il 2030 è ormai dietro l’angolo: l’Agenda è stata ideata ben 10 anni fa. Il raggiungimento dei suoi obbiettivi è veramente così vicino? A che punto siamo?
L’Agenda 2030 è un piano d’azione per le persone, il Pianeta e la prosperità. Il 25 settembre 2015, 193 Stati Membri dell’ONU hanno firmato questo grande programma per lo sviluppo sostenibile, per garantire un presente e un futuro migliore al nostro Pianeta e a chi lo abita. Come disse Mattarella, “non è un esercizio burocratico per sognatori”, una semplice lista, bensì un enorme sforzo di cooperazione internazionale che si basa su 17 obbiettivi (Sustainable Development Goals, SDGs l’acronimo) per realizzare la transizione ecologica, ridurre le disuguaglianze e le ingiustizie, rendere cibo, acqua ed elettricità raggiungibili a tutti e molto altro. Questo sforzo, purtroppo, è stato in gran parte abbandonato: il raggiungimento della maggior parte degli obbiettivi dell’Agenda è tutt’altro che vicino, anzi, per molti di essi la situazione è stagnante da anni o addirittura peggiorata, come attestato dal report delle Nazioni Unite prodotto nel 2024. Secondo il report, “senza interventi più incisivi, il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rimarrà irraggiungibile”, e “gli impatti persistenti della pandemia di COVID-19, l'escalation dei conflitti, le tensioni geopolitiche e il crescente caos climatico hanno gravemente ostacolato i progressi”.

I numeri che descrivono la situazione attuale dimostrano senza ombra di dubbio che le cose non stanno andando per il verso giusto: solo il 17% degli obiettivi è in linea con le previsioni, cioè è sulla buona strada per essere raggiunto entro il 2030. Quasi la metà degli obbiettivi ha progressi minimi e più di un terzo è in fase di stallo o è regredita. Gli obbiettivi fame zero (SDG 2), istruzione di qualità (SDG 4), lavoro dignitoso e crescita economica (SDG 8), consumo e produzione responsabili (SDG 12) sono tra quelli rimasti più indietro: soprattutto negli ultimi 5 anni, i conflitti interni e internazionali sono aumentati in modo esponenziale, lasciando le popolazioni che li subiscono in condizioni di estrema precarietà economica, che influisce sulle vite di tutte le famiglie del mondo.
Al momento, 735 milioni di persone soffrono la fame, solo il 56% dei bambini raggiunge il livello di lettura di fine elementari e oltre 2 miliardi di individui lavorano in condizioni illegali, con una vita basata sull’instabilità economica. Nel 2022 sono state prodotte 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, che riempiono deserti e terre inizialmente incontaminate e producono gas tossici e sostanze dannose per chi ci vive intorno, aumentando la temperatura globale e il tasso di inquinamento del suolo e dell’aria di minuto in minuto. Oltre 932 milioni di tonnellate di cibo sono state sprecate nell’ultimo anno.

Gli obbiettivi che invece siamo più vicini a raggiungere sono l’accesso alla Rete, che è una realtà ormai per il 95% della popolazione mondiale, la produzione di elettricità da energie rinnovabili, cresciuta dell’8,1% ogni anno dal 2020, e l’accesso alle cure che, nell’ultimo decennio, ha salvato la vita di oltre 9 milioni di persone affette dall’Aids. La diffusione della rete e l’aumento delle energie rinnovabili vanno di pari passo con l’avanguardia e il progresso tecnologico, che comprende l’IA e gli studi per un mondo sempre più automatizzato. Riguardo all’intelligenza artificiale, però, bisogna mettere in atto delle misure per ridurre i suoi consumi. Prendiamo come esempio ChatGPT, che riceve più di un miliardo di richieste ogni giorno: i suoi centri di alimentazione utilizzano oltre 257.000 litri d'acqua ogni giorno e la quantità di kilowatt annuale che sostenta un Paese sottosviluppato medio.
E l’Italia? Tutti questi dati sono sono ancora più interessanti se guardiamo il nostro paese: l’Italia è, purtroppo, molto in ritardo rispetto alla media globale nel raggiungimento degli Obbiettivi. Come denunciato dal report “Coltivare ora il nostro futuro” dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (AsviS), l’Italia sta regredendo a livello di parità di genere, condizioni economiche e lavorative stabili, sicurezza sul lavoro e protezione degli ecosistemi. Il nostro paese è 87esimo su 146 Paesi per la parità di genere, circa 5,7 milioni di persone si trovano in condizioni di povertà assoluta e l’1,5% della popolazione italiana soffre di insicurezza alimentare, mentre continua a crescere la quota dei giovani in sovrappeso. La qualità dell’aria media è bassissima ed entro il 2030 non si riuscirà a raggiungere il 42,5% di energia da fonti rinnovabili né il 45% di popolazione laureata.
Cosa fare? Nonostante la situazione deludente e il ritardo nel raggiungimento degli obbiettivi, bisogna fare di tutto perché l’impegno per un futuro migliore produca dei risultati concreti. I mezzi ci sono: tecnologie green, economia circolare, uso dell’intelligenza artificiale per rendere più sostenibile la transizione ecologica, aumento di missioni umanitarie, metodi per penalizzare e fermare le aziende che sfruttano i lavoratori …
Non ci possiamo arrendere, perché la rinuncia al raggiungimento degli obbiettivi non è un’opzione. Il benessere delle persone e della natura deve diventare prioritario rispetto all’interesse economico dei governi, le emissioni globali di CO2 devono raggiungere lo 0 netto tra il 2040 e il 2050, l’aumento della temperatura dell’atmosfera deve essere fermato, i progetti di riforestazione devono continuare e, anzi, crescere ancora di più. Le imprese possono e devono investire nei principi dell’Agenda 2030: parità di genere, lavoro dignitoso ed economia circolare. Le istituzioni devono rafforzare le politiche pubbliche e gli investimenti mirati, promuovendo partenariati e trasparenza. Le organizzazioni internazionali devono condannare e fermare le violazioni dei diritti umani ancora in atto.
Quando l’obbiettivo è così grande, l’interesse è condiviso da ogni essere umano sulla Terra; quando si tratta della nostra casa, il modo si trova. La collaborazione, l’impegno e la volontà comuni a tutti i cittadini del mondo renderanno possibile costruire un futuro sostenibile.

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