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Voi che vivete sicuri / Nelle vostre tiepide case - 27 gennaio

Immagine del redattore: Il Foglio di Villa GreppiIl Foglio di Villa Greppi

di Gabriella Montali


Quest’anno si prevede un Giorno della Memoria in tono minore, non scevro da polemiche per i fatti di Gaza che raccolgono e compattano l’opinione pubblica in un’ondata di odio e risentimento nei confronti di Israele, e, per estensione, di tutto il popolo ebraico – un risultato che solo cinque anni fa sarebbe stato impensabile e minaccia di sminuire il pesante fardello di dolore e orrore condiviso dagli ultimi sopravvissuti con più di sei milioni di persone – non solo ebrei, ma anche altre minoranze e oppositori politici – che non ce l’hanno fatta e sono morte nei campi di sterminio nazisti.

È semplicemente grottesco che un’iniziativa per ricordare che non si deve odiare l’altro, ma rispettarlo nella sua unicità, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua religione, la sua estrazione sociale e la sua visione politica, verrà probabilmente relegata in un angolo o addirittura dimenticata. Infatti, mi chiedo seriamente: in definitiva, quest’anno ci sarà il suono della campanella alle 12 che esorta tutti – studenti, docenti e personale ATA - al momento di silenzio, in piedi, rispettosi di chi ha sofferto e ancora soffre per quello che ha subito in quei luoghi dell’orrore dove ogni forma di umanità era bandita? Io temo che in alcune scuole si farà finta di nulla, quest’anno: soffia forte l’odio sui social non solo contro gli israeliani ma gli ebrei tutti che, ancora una volta, vengono marchiati a sangue come colpevoli anche solo di esistere. Basti pensare agli insulti gratuiti e alle violenze verbali di cui persone come la senatrice Segre ogni giorno sono fatte oggetto. Si urlano invettive rabbiose contro questo o quella, si danneggiano edifici e tombe in segno di sprezzo e si aggrediscono persone anche fragili del tutto gratuitamente, per affermare che cosa? Che noi siamo bravi e loro no? Che noi siamo nel giusto e loro sbagliano e quindi si meritino una bella lezione? E’ andata proprio così anche in passato... E, intanto, anche il negazionismo ha ripreso vigore.

Domanda: Stiamo regredendo verso la pura barbarie? Abbiamo di nuovo bisogno di trovare capri espiatori per calmare le nostre ansie e insicurezze o coprire le nostre colpe?

Per questo, il Giorno della Memoria non va assolutamente accantonato o difeso in classe solo tiepidamente. Va invece ribadito il suo valore fondante di monito contro il “disumano”. Il 27 gennaio, il giorno in cui l’esercito russo aprì i cancelli di Auschwitz è si trovò davanti montagne di cadaveri ossuti e vide uomini, donne e bambini, ancora in vita ma ridotti a larve, - quel giorno deve ricordarci di che cosa è capace l’uomo che ha perso la sua umanità. E ci ammonisce che non l’odio e la discriminazione fanno crescere e prosperare una società, ma il suo contrario: l’accettazione, il rispetto, lo sforzo di capire le ragioni dell’altro per poter convivere pacificamente.

In genere, volersi imporre sull’altro, non ascoltarlo, anzi aggredirlo e distruggerlo, è un gesto comune a tutti gli uomini di potere, sia di destra che di sinistra. Ne abbiamo vari esempi, attualmente.

Il Giorno della Memoria non è il giorno in cui si commemorano come eroi i caduti per una giusta causa, ma la giornata dedicata a tutte le vittime innocenti di autocrati spietati che non agiscono per il bene dell’umanità, ma solo per affermare la propria supremazia sugli altri.

Il Giorno della Memoria è lì a ricordarci che non deve più succedere che persone inermi, senza alcuna colpa, vengano considerate meno di niente, ridotte a un numero e poi cancellate.

E non deve neppure più succedere che chi vede un’ingiustizia, giri la faccia dall’altra parte come se non fosse successo nulla. Noi che viviamo “sicuri” e “tranquilli” non dobbiamo più far finta di niente. Come ci dice Primo Levi nella sua poesia Se questo è un uomo:

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza per ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

Il Giorno della Memoria sottolinea, proprio ricordandoci i campi di sterminio, i valori primari di un vivere democratico: il rispetto della diversità e dei diritti umani - senza i quali questa nostra Europa non esisterebbe.

Se veramente crediamo nella democrazia, dobbiamo anche quest’anno il 27 gennaio alzarci in piedi al suono della campanella e riflettere seriamente sul bisogno universalmente sentito da tutti i popoli della Terra:

- di essere rispettati come persone

- di avere il diritto ad avere uno stato in cui vivere e prosperare

- di vivere in pace

- di collaborare gli uni con gli altri perché insieme si faccia il meglio che si può.

Spero che le nuove generazioni, studiando e cercando di capire bene il passato e come si sia arrivato, anche in Europa, a compiere nefandezze senza pari, sappiano creare condizioni di convivenza migliori delle attuali, perché, come dice un antico adagio popolare: ”Errare è umano, ma perseverare è diabolico.”

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