1979 - Anno di inizio servizio a Villa Greppi
2015 - Anno di fine carriera
Ha insegnato INGLESE negli indirizzi
linguistico
scienze umane
chimico
Dopo tanti anni di servizio in questa scuola, quale eredità credi di lasciare pensando agli anni passati a Villa Greppi?
Non so se, e magari non credo, si possa parlare di eredità. Posso, al contrario, dire quello che a me è rimasto: l’orgoglio di aver partecipato al periodo, intenso e appassionato, del passaggio dalla fase “sperimentale” a quella della “autonomia”. Sogni e progetti di cui mi piacerebbe non andassero mai disperse, ma sempre ricordate, le radici.
In eredità, dunque? Solo la “consapevole passione” per Villa Greppi.
E una speranza. Quella di essere riuscita a capire i miei studenti. Di essere stata in grado di rispondere agli interrogativi che si coglievano nel loro sguardo. Che scaturivano dai loro occhi…
Quali sono i ricordi più belli che porterai sempre nel cuore, pensando agli anni passati al Greppi?
Le battute con i colleghi quando ci prendevamo bonariamente in giro.
La collaborazione con molti di loro, perché questo ha permesso di realizzare progetti ed esperienze bellissime, sia al Greppi che all’estero.
Le risate in classe anche dopo una sana sgridata, e quando era periodo di interrogazioni, la solita domanda: Prof, è contenta oggi? E la mia risposta: da morire!
Durante la tua carriera la scuola è cambiata molto. Cosa pensi sia cambiato in meglio o in peggio?
Difficile rispondere. Ovviamente la scuola è cambiata, normale che lo sia. L’insegnamento, di logica conseguenza, si è modificato in relazione a nuove norme, spesso discutibili, e nuove utenze. Per me non è mai cambiata la cosa più importante e fondamentale: il contatto e il confronto con gli studenti. Un edificio, una circolare, sono oggetti statici, che prendono vita solo se ad essi sottende la percezione, anzi l’assoluta certezza, che senza ragazzi la scuola diventa un luogo vuoto e privo di significato.
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