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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

RENATO PERUFFO: E…ancora non ci credo!!!

1987  - Primo anno di servizio a Villa Greppi

2024 - Anno di fine carriera


Ha insegnato RELIGIONE CATTOLICA agli indirizzi

linguistico

informatico

scienze umane


Dopo tanti anni di servizio in questa scuola, quale eredità credi di lasciare? Come sarebbe stata questa scuola senza di te?

 Spero, più che credo, di aver lasciato agli studenti ricordi buoni e utili grazie al contenuto dei percorsi svolti ma anche del clima sereno e di confronto aperto che mi sono sforzato di realizzare con loro e grazie a loro. Oltre alle varie religioni, che pure abbiamo visto, abbiamo dato spazio, nella nostra unica e insufficiente ora settimanale, alle grosse questioni personali, profondamente umane e internazionali di etica e dei valori che oggi vengono considerati importanti. Mi ritengo uno come tanti che ha proposto un modo di fare serio e documentato nei contenuti, ma accattivante e vivace nelle modalità di svolgimento. Meglio far sorridere che far piangere: ci ho provato SERIAMENTE!

 

Quali sono i ricordi più belli che porterai sempre nel cuore, pensando agli anni passati a Villa Greppi?

Ricordi belli a quintali! Legati soprattutto ai volti e agli interrogativi dei ragazzi, meno ai nomi che ho sempre fatto fatica a ricordare. Ultimamente i ricordi migliori si sono tradotti in persone viventi quando ho visto diventare miei colleghi gli studenti che avevo avuto qualche anno prima: al giugno scorso erano diventati undici, quasi il 10% del corpo docente! Adesso, già in pensione, la cosa che mi manca di più è non sentire i 2-300 “buongiorno prof!” diversamente intensi certo, ma con quanta vita dentro!

 

Durante la tua carriera la scuola è cambiata molto; cosa pensi sia cambiato in meglio e cosa in peggio?

Bilancio difficile, perché intanto sono cambiante anche le persone, basti pensare alla fragilità che si è insinuata tra i giovani, per esempio a causa del Covid. Anche la società è cambiata, si fa largo il richiudersi in sé stessi trascurando la dimensione sociale, le esigenze dei più deboli, l’attenzione agli altri. La scuola che ho incontrato nella fine degli anni ’90 era più semplice, diretta, a volte “rustica”. Oggi mi sembra corra il rischio di essere troppo attenta alle procedure, non che siano negative, ma potrebbero essere ascoltate e accolte altre dimensioni.



 

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