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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Studenti al tempo di Covid: SIAMO PUNTO A CAPO

di Edoardo Gatti


Nella giornata di giovedì 4 marzo è arrivata la conferma: la Lombardia diventa zona arancio-rafforzata, e questo significa che le scuole saranno nuovamente chiuse, con possibile data di riapertura fissata al 14 marzo. In tutto questo caos generale, chi ci sta andando di mezzo sono anche gli studenti, costretti ancora alla didattica a distanza al 100%.

È ancora possibile definire l'ambiente scolastico un luogo di socializzazione? Assolutamente no. Con l'alternanza “scuola in presenza – DAD”, entrata in vigore il 23 gennaio, noi alunni abbiamo potuto riassaporare, seppur per poco, il dialogo fisico con i compagni, pur sempre distanziati e muniti di mascherine, che ora però sembra nuovamente impossibile riproporre. Si sa, la scuola è anche un luogo di socializzazione, di interazione ed empatia, dove si instaurano dei rapporti umani importanti, totalmente azzerati dall'attuale organizzazione scolastica. Questo comporta numerose problematiche: la DAD influisce negativamente sulla salute psicologica di noi alunni (ma anche dei professori), perché percepiamo la mancanza di contatto fisico, che ovviamente viene annullato dalla distanza. Ed è per questo che l’attuale situazione non si avvicina minimamente al contesto scolastico. Inoltre, la didattica a distanza influisce anche sull'interesse per lo studio: è difficile mantenere la concentrazione, questa situazione non fa che appesantirci dal punto di vista dello studio e l’interesse cala.

Un altro tassello importante, danneggiato dall'apprendimento a distanza, è sicuramente il rapporto coi professori: il solo confrontarsi vis a vis con un docente ti aiuta ad ampliare e/o comprendere l'argomento trattato, decisamente differente rispetto alla lezione davanti ad un computer.

Piaccia o meno, la scuola è l'unica possibilità per costruirsi un futuro, ma non in questo modo: è un danno psico-fisico, che può solo che peggiorare se la situazione proseguirà con numeri così alti di contagiati. Prima di questa pandemia, stare a casa per gli studenti era un toccasana, ora sta diventando un incubo, che sembra non finire mai.


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