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Siria: l’inizio di una Nuova era o l’alba di un Nuovo incubo?

Immagine del redattore: Il Foglio di Villa GreppiIl Foglio di Villa Greppi

di Alessandra Mauri


La caduta del regime totalitario di Bashar al-Assad in Siria rappresenta un evento epocale nella storia moderna del Medio Oriente. Dopo oltre cinque decenni di dominio della famiglia Assad, il paese si trova ora di fronte a un futuro incerto, sospeso tra le speranze di una rinascita democratica e il timore di nuovi conflitti. Ma come si è giunti a questo momento storico? E quali sono le implicazioni per la Siria, il Medio Oriente e il mondo intero?


Un crollo annunciato o un fulmine a ciel sereno?

L’8 dicembre 2024 segnerà una data indelebile nella memoria della Siria: dopo un’offensiva lampo durata appena undici giorni, i ribelli di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno preso il controllo di Damasco, costringendo Bashar al-Assad alla fuga. La rapidità con cui il regime è crollato ha sorpreso molti analisti, ma le radici di questo evento affondano negli anni di una guerra civile devastante iniziata nel 2011.

Il regime di Assad, che sembrava indistruttibile nonostante le rivolte della Primavera Araba e il successivo conflitto, si è progressivamente indebolito. La combinazione di sanzioni internazionali, corruzione interna, perdita di legittimità e una crisi economica devastante ha eroso il suo potere. Tuttavia, il colpo finale è arrivato dall’interno: l’emergere di dissensi tra le sue stesse forze armate e una crescente stanchezza della popolazione verso anni di guerra e oppressione hanno creato le condizioni per il collasso.


Le radici della caduta

Il regime di Assad ha sempre basato il suo potere su una combinazione di controllo militare, alleanze strategiche e repressione feroce. La famiglia Assad, al potere dal 1970, ha costruito una struttura di governo fondata sul nepotismo e sulla fedeltà tribale, mantenendo l’apparenza di una stabilità di facciata. Tuttavia, la guerra civile ha esposto le crepe profonde in questo sistema.

A partire dal 2011, le proteste pacifiche contro il regime sono state brutalmente represse, trasformandosi in una guerra civile che ha coinvolto numerosi attori interni ed esterni. La Russia e l’Iran hanno sostenuto Assad, mentre vari gruppi ribelli hanno ricevuto aiuti dai Paesi occidentali e dalle monarchie del Golfo. Il risultato è stato un conflitto prolungato che ha causato la morte di oltre 500.000 persone e lo sfollamento di milioni di siriani.


Un nuovo inizio o un nuovo incubo?


La caduta di Assad è stata accolta con festeggiamenti da gran parte della popolazione siriana, che spera in un futuro più libero e democratico. Le immagini delle strade di Damasco invase da persone che ballavano e sventolavano bandiere hanno fatto il giro del mondo, ricordando le scene di gioia che hanno accompagnato la caduta di altri dittatori. Ma la gioia potrebbe essere prematura.

Hayat Tahrir al-Sham, il gruppo ribelle che ha preso il controllo della capitale, è noto per le sue posizioni estremiste. Originariamente affiliato ad al-Qaeda, HTS ha cercato di presentarsi come un movimento moderato negli ultimi anni, ma le sue radici jihadiste continuano a destare preoccupazione. C’è il rischio che la Siria passi da un regime totalitario di stampo laico a uno islamista, con conseguenze drammatiche per i diritti umani e la stabilità della regione.


Il ruolo della comunità internazionale

La caduta di Assad ha messo in difficoltà gli attori internazionali che avevano investito nel mantenimento del regime. La Russia, principale alleata di Assad, ha subito una sconfitta strategica significativa, perdendo la sua base di influenza in Siria e vedendo indebolita la sua posizione in Medio Oriente. L’Iran, che aveva investito miliardi di dollari nel sostegno al regime, si trova ora in una posizione vulnerabile, con ripercussioni anche in altri teatri come lo Yemen e l’Iraq.

D’altra parte, gli Stati Uniti e i loro alleati devono ora affrontare una sfida complessa: sostenere la transizione verso la democrazia senza permettere che il vuoto di potere venga riempito da gruppi estremisti. Questo equilibrio sarà difficile da raggiungere in un paese frammentato e devastato dalla guerra.


Le tensioni interne

All’interno della Siria, le divisioni etniche e religiose rimangono un ostacolo significativo alla stabilità. Le forze curde, che controllano vaste aree del nord-est del paese, continuano a combattere contro i ribelli sostenuti dalla Turchia. Nel frattempo, le comunità alawite, sunnite, cristiane e druse cercano di proteggere i propri interessi in un contesto sempre più frammentato.

La caduta di Assad ha riacceso vecchie rivalità e creato nuovi fronti di conflitto. La Siria, già devastata da anni di guerra, rischia di cadere in una spirale di violenza simile a quella vissuta dall’Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein.


Domande cruciali per il futuro

In questo scenario complesso, è lecito chiedersi: la fine di un dittatore garantirà davvero la libertà e la democrazia al popolo siriano? O si rischia di sostituire un’oppressione con un’altra? Il mondo assisterà passivamente o si impegnerà attivamente per costruire una pace duratura?

La storia recente del Medio Oriente offre numerosi esempi di rivoluzioni che hanno portato a nuove forme di autoritarismo e instabilità. La Libia e l’Iraq sono solo due dei tanti casi in cui la caduta di un regime non ha garantito la pace e la democrazia.


Conclusioni

La Siria si trova ora a un bivio storico. Il futuro del Paese dipenderà dalla capacità dei suoi leader e della comunità internazionale di lavorare insieme per superare le divisioni e costruire un sistema di governo inclusivo e sostenibile. Ma la strada sarà lunga e difficile.

La domanda finale rimane: il sacrificio di milioni di siriani sarà ripagato con la libertà e la giustizia, o il paese sarà condannato a ripetere gli errori del passato? La risposta a questa domanda definirà il destino non solo della Siria, ma dell’intero Medio Oriente.

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