di Letizia Sala
Quando dicevo ad amici e parenti che avrei passato l’ultima settimana di agosto in un seminario adibito a caserma, da qualche parte nel comasco, vivendo in stile militare, i loro occhi mi scrutavano perplessi. “Ma quindi cos’è che vai a fare?”, mi chiedevano tutti, non so se più dubbiosi o increduli. Di certo la loro domanda non trovava risposta nel mio vago “di preciso non lo so bene”. Perché sì, non lo sapevo. Anche una volta tornata a casa, mentre svuotavo la valigia, toglievo l’uniforme e riponevo gli anfibi nell’armadio, non avevo idea di come descrivere quanto appena vissuto. Mi ci è voluto un po’ di tempo per trovare una definizione appropriata. Ad oggi, mi piace ricordare la settimana del 22-29 agosto 2021 come un’esperienza di vita.
Ma partiamo dal principio. Lo scorso agosto, io e un’altra decina di studenti del Villa Greppi, abbiamo preso parte a un’esperienza PCTO certamente fuori dal comune. È iniziato tutto con una circolare a scuola: si annunciava la ripresa, dopo un anno di fermo causa Covid, del corso di Studenti con le Stellette, associazione nazionale che si propone di educare i giovani a “finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”. Inutile dire che, nell’immediato, la sola ipotesi di trascorrere una settimana in stile militare mi sembrava assurda. Non avevo mai chiesto a mio papà di raccontarmi del servizio di leva obbligatoria, non mi ero mai interessata alle Forze Armate, nemmeno conoscevo i distinti gradi dei superiori. Ho ignorato la circolare e sono passata oltre.
Poi però mi sono accorta dell’errore che stavo commettendo. Abbiamo vissuto due anni della nostra adolescenza chiusi in casa, isolati, costretti a destreggiarci tra un incontro su Microsoft Teams e l’altro, nella monotonia delle esperienze mancate. Adesso, invece, mi veniva offerta un’occasione unica, che di certo mi avrebbe formato come persona, mi avrebbe aiutato a crescere, mi avrebbe spinto oltre quei limiti che spesso non si ha il coraggio di valicare. È questo ragionamento che mi ha portato a riconsiderare la possibilità di partecipare alla settimana formativa di Studenti con le Stellette. E quindi ho compilato la dichiarazione di interesse, ho partecipato alle riunioni di presentazione del progetto, ho affrontato la fase delle selezioni, fino a presentarmi, lo scorso 22 agosto, al cancello del Seminario vescovile di Albate (CO) per fare parte del VI Corso “Forza”.
Ricordo ancora il mio primo ingresso in stanza. Avevo cinque minuti per indossare la divisa perché poi sarebbe iniziata l’attività di addestramento formale. Ero ancora sola in camera, non avevo idea di come allargare il cinturone -questo rimane tutt’oggi un mistero- o allacciare gli anfibi, ma in qualche modo mi dovevo arrangiare. Siamo stati divisi in tre plotoni -Alpini, Artiglieri e Bersaglieri- e abbiamo imparato i primi fondamenti di marcia, ma ognuno andava al suo ritmo. Quella sera, rientrati in stanza dopo la cena e il contrappello, il mio unico pensiero -quello che mi tenne sveglia da mezzanotte allo squillo di tromba del mattino successivo- era che non ce l’avrei fatta a reggere per tutta la settimana che avevo davanti. I ritmi erano serrati, eppure i primi giorni sembravano non passare mai. La sveglia alle 6:00 per avere il tempo di prepararsi a dovere, gli squilli di tromba alle 6:30, la colazione, l’alzabandiera e poi le attività previste per quella giornata. Ogni secondo pensavo di essere finita in un universo parallelo. Gli incontri con la Protezione Civile, la visita alla casa di detenzione di Opera, la gara di orienteering e l’esercitazione di soft-air. Vivevo nuove realtà ogni giorno senza avere il tempo di rendermene conto.
All’inizio ancora non c’erano familiarità né spirito di plotone o di gruppo. Poi qualcosa è cambiato. Credo che il mercoledì siamo diventati un tutt’uno. Il primo plotone ha indossato una maglietta verde. Il secondo bianca. Il terzo rossa. Rappresentavamo il tricolore e nessuno di noi aveva senso se non accostato agli altri due. È da quel momento che il tempo ha iniziato a passare più velocemente. I canti urlati a squarciagola mentre aspettavamo il contrappello delle 23:00, le imboscate durante la prova di orienteering, i bersagli mancati a soft-air e, all’improvviso, il giorno della cerimonia finale era giunto.
Non voglio dire che è stato facile perché mentirei. I turni di corvè a fine giornata, le notti insonni, l’adunata alle due del mattino, l’alzabandiera, il poco tempo per se stessi, i rimproveri per chi perdeva il passo. Non è stato facile. Eppure lo rifarei altre mille volte. Ci sono dei momenti che credo mi resteranno per sempre impressi nella memoria. Come quella notte alle 2:00, quando sono venuti a prendere a calci le porte, gridandoci che avevamo cinque minuti per indossare la tenuta ginnica e presentarci in piazzale. Abbiamo marciato intorno al seminario, al buio, illuminati dai fari di una jeep, con la pioggerella e il freddo di una notte di fine estate. In quel momento volevo piangere. Ora, invece, ci ripenso con nostalgia. Eravamo tutti lì, tutti insieme: allievi, ufficiali, caporali, volontari. Quella notte è stata la trasposizione di ciò che avevo precedentemente detto al colloquio motivazionale e la concretizzazione di ciò che era iniziato quel mercoledì. Volevo fare parte di un gruppo, smetterla di vivere nell’io a cui la pandemia mi aveva costretto. Ebbene, adesso facevo parte di un “noi”. Sotto la pioggia fine, coi brividi di freddo e ancora addormentati per metà, ma comunque un “noi”. Eravamo un “noi” anche quando, finita la cerimonia della domenica 29, finiti i canti distintivi di ogni plotone, ci siamo uniti in un unico abbraccio davanti al pubblico e ai superiori, cantando e saltando sulle note della “Ricciolina”. Il Sesto Corso “Forza”, tra le tante cose, mi ha restituito la gioia dello spirito di gruppo. E questo era esattamente il motivo per cui avevo riconsiderato la circolare dapprima ignorata.
L’esperienza con Studenti con le Stellette ha rappresentato una crescita collettiva e, allo stesso tempo, individuale. Siamo passati da un marasma di diciottenni che provavano a marciare - con scarsi risultati
- a un’unica compagnia sincronizzata sul ritmo dato dalla fanfara. Sono passata dall’avere paura di buttarmi (in nuove esperienze) al gettarmi, senza pensarci due volte, nei rovi per scampare l’imboscata.
Ecco perché, quando ora mi viene chiesto di presentare la settimana dal 22 al 29 agosto 2021, parlo di esperienza di vita.
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