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  • Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

PCTO: alla scoperta dell’IPPOTERAPIA

di Edoardo Gatti

Nel corso del tempo, il rapporto tra l’uomo e il cavallo ha permesso alla scienza di riconoscere l’importanza della riabilitazione equestre per migliorare lo stato di salute di un soggetto umano. Questo insieme di tecniche mediche è definito ippoterapia e per capire in che cosa consiste ho avuto modo di intervistare una studentessa del Villa Greppi, Martina Mahagodage, di 5IK, che tramite le proposte di alternanza scuola-lavoro del nostro istituto ha potuto cimentarsi nel campo dell’ippoterapia.

Ciao Martina, come prima cosa volevo chiederti: puoi spiegarci in cosa consiste l’ippoterapia?

L’ippoterapia prevede il contatto fra il bambino, affetto di solito da disturbi neuromotori o disturbi mentali, e il cavallo. Per prima cosa il bambino deve prendere confidenza con l’animale, dopodiché l’istruttore gli spiegherà mano a mano come condurlo, e questa attività è molto efficace per i bambini affetti da disabilità in quanto li obbliga ad adattarsi a stare in sella e a utilizzare i propri muscoli delle gambe per mantenersi in equilibrio rinforzando quindi il tono muscolare. Invece, per chi è affetto da autismo, non solo migliora le abilità motorie ma migliora anche le capacità di attenzioni, carente nei pazienti affetti da autismo, stimolandoli dal punto di vista emotivo e sensoriale.

Come ti sei avvicinata a questo mondo?

Da tanto tempo volevo fare questa esperienza perché sono una grande appassionata di cavalli, dovuto a tanti anni di equitazione, e soprattutto volevo imparare ad aiutare i bambini in difficoltà e a relazionarmi con loro.

Quanto dura in media una seduta?

Di solito un’ora.

E quali sono le attività proposte? Variano in base alla patologia del paziente?

Durante le prime lezioni si insegna al bambino come stare in sella, come si usano le redini, quindi come girare e come mantenere le distanze di sicurezza dagli altri cavalli. Dopodiché dalla terza o quarta lezione in poi si insegna come trottare e per i bambini che fanno già equitazione anche a galoppare. Dopo che il bambino ha preso confidenza con l’animale e si sente sicuro di sé, l’istruttore decide di non affiancarlo ma di spiegargli solo cosa fare (per bambini con disabilità o per minori di 4-5 anni si decide invece di seguirli sempre). Oltre a ciò si fanno attività, come dissellare o sellare il cavallo, come pulire i box dei cavalli ma anche giochi di gruppo come la caccia al tesoro, in modo che i bambini imparino a socializzare tra loro.

Cambia solo il fatto che per bambini con difficoltà o disabilità di vario tipo, l’istruttore lsta sempre vicino tenendo le redini’’.

Ti piacerebbe continuare su questa strada in futuro?

No, in quanto ho deciso di fare medicina. Però questa esperienza mi è piaciuta molto.

Il tuo desiderio è sempre quello di metterti al servizio dei bisognosi?

Si, e mi piacerebbe studiare chirurgia o lo studio di patologie, quindi ricerca delle cure alle malattie: al momento sono indecisa.

Ultima domanda: secondo te l’Italia è un Paese al passo con l’evoluzione di questo metodo di cura?

Non saprei, ma so che in Inghilterra si dà molta importanza all’ippoterapia, anche perché l’equitazione è uno degli sport principali.

Ti sarebbe piaciuto, o ti piacerebbe, provare questa esperienza anche in terra inglese?

Si, però mi piacerebbe di più praticare l’equitazione in Inghilterra.





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