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PATRICK ZAKI: AL MONDO È DIFFICILE ESSERE FRATELLI

di Edoardo Gatti


''Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono''. - Hegel.

Per dare delle fondamenta a questo articolo ho scelto questa citazione di Hegel, in quanto troppo spesso dimentichiamo le tante ingiustizie che dominano il mondo, le persone che sono intente a lottare contro iniquità e crudeli sopraffazioni.

La frase di Hegel vuole dirci di lottare tutti contro la stessa causa, uniti e determinati, altrimenti vivremo sempre col peso della consapevolezza che al mondo ci siano esseri umani che muoiono maltrattati ingiustamente. Per rendere questo mondo un posto migliore, per il quale vale la pena lottare, devono assolutamente essere considerati, al primo posto, i diritti umani.

Purtroppo, questa egemonia della violazione dei diritti umani prevale in ogni angolo del mondo. È incredibile come, a volte, chi vuole migliorare la civiltà ci rimetta la vita, e oggi, in questo articolo, voglio soffermarmi su un nostro fratello, considerato la voce di chi non ha voce, il cui arresto ha, una volta di più, evidenziato il lato oscuro dell'Egitto: parlo di Patrik Zaki. È un attivista egiziano di 29 anni che studiava in Italia all’Università di Bologna, ora ingiustamente in carcere preventivo in Egitto dal febbraio 2020, accusato di propaganda sovversiva per dei presunti post scritti in Facebook. In realtà Zaki era impegnato nella difesa dei diritti delle minoranze oppresse nel suo Paese, a partire da comunità cristiane e persone LGBT.

Come purtroppo già sappiamo, in un paese dittatoriale come l'Egitto i diritti umani non vengono rispettati. Nel caso di Zaki possiamo citare gli articoli 5 (nessuna tortura), 9 (nessuna detenzione ingiusta) e 19 (libertà di espressione) della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948. L'Egitto è già comparso nella Black-List di Amnesty International a causa di migliaia di arresti nei confronti di chi, come Patrik, aveva espresso critiche in modo pacifico nell'ambito della repressione, con prolungata detenzione, torture e centinaia di condanne a morte. In Italia siamo tutti col fiato sospeso, tutti gli sforzi fatti per riportarlo in Italia sano e salvo potrebbero risultare vani. Visto il caso Regeni, altro connazionale le cui azioni di pace ne hanno causato, sempre in Egitto, la morte, non possiamo di certo stare tranquilli in vista della prossima udienza, che si svolgerà finiti i 45 giorni aggiuntivi di carcere sentenziati il 6 dicembre 2020. Ma non dobbiamo smettere di credere nella sua libertà.

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