April May, studentessa di New York, sta tornando a casa alle tre del mattino quando si imbatte in una statua gigantesca che assomiglia a un Transformer con un’armatura da samurai. Impressionata, April chiama l’amico Andy per girare un video che poi caricano su YouTube. La mattina seguente il filmato, in cui lei battezza il robot Carl e si interroga sulla sua natura, è diventato virale e viene ripreso da tutti i media ufficiali. Ma New York non è un caso isolato: i Carl sono apparsi in decine di città in tutto il mondo. E lei, che è stata la prima a scoprire la loro esistenza, si ritrova di colpo al centro dell’attenzione mediatica internazionale, proiettata in un mondo scintillante che pur avendo degli innegabili vantaggi si ripercuote negativamente sulla sua vita privata e persino sulla sua sicurezza. Non solo, in qualità di principale esperta April deve scoprire che cosa siano quei giganteschi robot, da dove provengano, e soprattutto che cosa vogliano esattamente da noi. Ed è una responsabilità che non sa se è pronta a gestire.
E' quasi l’alba. Aurora, di ritorno da una festa, sta per addormentarsi sul tram che la porta a casa. Forse è stanca e stordita, forse sta solo fantasticando, ma lo sconosciuto che all’improvviso le rivolge la parola ha un fascino così misterioso da non sembrare umano. In un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà, Aurora ascolta la sua storia. La storia di un angelo caduto sulla terra per amore di una demone, deciso a compiere un lungo viaggio alla scoperta dei sentimenti umani per divenire mortale. Un’avventura che forse non è soltanto una fiaba, perché raccontare una storia – e ascoltarla – è il primo passo per farla diventare reale.
L'ossessione culturale per l'aspetto esteriore è ormai diventata un'epidemia che pregiudica la capacità delle donne di farsi strada nel mondo e vivere vite felici e significative. Se si parla di bellezza, le giovani di oggi si trovano ad affrontare una sconcertante serie di contraddizioni. Non vogliono essere delle Barbie, ma imparano che quello è l'aspetto che devono avere. Si indignano per il trattamento che i media riservano alle donne, e poi sono ossessionate da riviste e programmi tv che le sminuiscono. Criticano l'assurdo ideale di bellezza della cultura moderna e girano video in cui smascherano i ritocchi fatti con Photoshop, ma si sentono costrette a emulare le stesse immagini che biasimano e usano ogni trucco per sembrare più magre. Sanno perfettamente che ciò che vedono non è reale, però scaricano app per migliorare i propri selfie... Eppure queste ragazze sono capaci di combattere per ciò in cui credono. Sono pronte a ribellarsi alla cultura che le vuole malate di bellezza e a creare un mondo diverso... hanno solo bisogno di capire come. La psicologa Renee Engeln illustra le scioccanti conseguenze che l'ossessione per l'apparenza ha sulla salute fisica e mentale delle ragazze, sul loro portafoglio e sulle loro ambizioni, dalla depressione ai disturbi dell'alimentazione, dai danni ai processi cognitivi allo spreco di tempo e denaro. Affiancando agli studi scientifici le testimonianze di donne di ogni età, dimostra che per sviluppare appieno il loro potenziale devono emanciparsi dalle imposizioni culturali che alimentano desideri e atteggiamenti distruttivi, a partire dai commenti velenosi sulle altre donne e dal sarcasmo ai danni di chi è sovrappeso. E infine suggerisce idee e soluzioni praticabili per superare le attitudini negative, accettare se stesse e per trasformare la propria vita.
Il serpente cambia pelle. Cosa Nostra è in una delicata fase di transizione, con un vuoto di rappresentanza ai livelli più elevati del potere. Chi sarà il prossimo erede di Riina e di Provenzano?Quali sono le strategie per indirizzare i nuovi affari e ridefinire l'immagine del sodalizio?Nel tempo, si sono scontrati due diversi modi di concepire la guida di Cosa Nostra: l'uno, attraverso il terrore e le stragi; l'altro, attraverso la mediazione e un solido, silenzioso, sistema di relazioni di potere. Salvatore Riina e Bernardo Provenzano hanno incarnato le due anime dell'organizzazione; dopo la loro cattura, Cosa Nostra ha la necessità di trovare qualcuno che con altrettanta abilità possa incarnare il carisma e l'autorevolezza dei suoi capi storici, guidando senza strappi il sodalizio mafioso in una difficile fase di trasformazione.L'erede al trono potrebbe essere Matteo Messina Denaro, super latitante con la particolare abilità di sparire nel nulla.Alessandra Dino indaga per la prima volta le vicende riguardanti lo scontro per il potere, descrive una mafia che cerca rapporti sempre più stretti con il mondo della politica e dell'economia e produce essa stessa nuovi modelli organizzativi e nuovi stili di comando, tratteggia i profili dei protagonisti e stila un'inedita biografia del prossimo, e spietato, probabile leader.Ricordando anche come in questa situazione di stallo in cui si trova oggi l'organizzazione mafiosa «lo Stato potrebbe e dovrebbe approfittare per stroncare sul nascere le ambizioni e le speranze di chiunque voglia prolungare la vita di Cosa Nostra, prima che sia l'organizzazione stessa ad approfittarne, grazie alla sua, ormai proverbiale, capacità di adattamento. Muoversi in questa direzione non porterebbe certamente alla sconfitta definitiva della criminalità organizzata, ma potrebbe reciderne un importante ramo, registrando un altro considerevole passo nella direzione della sconfitta di Cosa Nostra che come ricordava Giovanni Falcone alla stregua di ogni fenomeno umano, ha avuto una sua origine e avrà comunque una sua inesorabile fine».L'analisi del vertice di Cosa Nostra è un punto di snodo cruciale nella costruzione di una teoria credibile dell'universo mafioso, delle sue regole di inclusione, delle sue gerarchie, delle sue strategie e alleanze. Per questo il libro di Alessandra Dino è di grande utilità nella ricerca di un approccio più serio e più avanzato.Nando dalla Chiesa, "L'Indice"Alessandra Dino ricostruisce una storia crudele con documenti di prima mano, come se si occupasse dei massacri nella ex Jugoslavia, e si immerge tra le macerie della guerra civile siciliana per cercare la chiave della nuova leadership."il venerdì di Repubblica"
Da oltre tremila anni, nel cuore dell'Africa pulsa uno straordinario mistero: la tomba leggendaria del faraone Mamose, concepita dallo scriba Taita, il quale, convinto che mai il sepolcro sarebbe stato violato, aveva lanciato la sua sfida ai posteri, vergando su un fragile papiro enigmatiche indicazioni per raggiungere la tomba. Oggi quella sfida diventa per lo spregiudicato sir Nicholas Quenton-Harper un'eccitante scommessa; per l'avido collezionista Gotthold von Schiller un delirante anelito all'immortalità; per l'affascinante archeologa Royan Al Simma una conferma dell'insuperata grandezza del popolo egizio. Una potente avventura archeologica, un'incalzante caccia al tesoro fitta di enigmi, rivelazioni e colpi di scena, una tumultuosa storia di passioni, di avidità, di coraggio, di amore.
Roma, 1943. Per Francesco la guerra è una cosa da eroi immortali. Nei pomeriggi in cortile con i suoi compagni di gioco, ridà vita agli epici scontri che la chiassosa propaganda del regime racconta nei film e nelle canzoni. Il grande casamento INCIS è il teatro di tutte le loro azioni, il cuore di un’epopea tascabile interpretata con le fionde e gli schioppi di latta al fianco di indimenticabili eroi di carta: Mandrake, Dick Fulmine, Flash Gordon… Come per tutti gli altri bambini, anche per Francesco giocare alla guerra è partecipare a una grande avventura, dove ognuno fa la sua parte fino in fondo, ma senza mai morire. Il 19 luglio, però, la guerra, quella vera, giunge improvvista e devastante nella capitale, la città eterna che si pensava intoccabile. San Lorenzo e il Verano, prima di tutto, e poi i quartieri Prenestino, Tiburtino, Casilino, fino al Tuscolano, al Nomentano: più di 4.000 bombe, più di 3.000 morti. Da questo momento in poi, niente può essere più come prima e anche la spietata illusione dell’infanzia di possedere una propria naturale immunità si frantuma contro la dura materia degli accadimenti. Improvvisamente, lo sventurato patriottismo degli italiani, nutrito di proclami altisonanti e imbellettato ad arte come le maschere nel melodramma, si volta in paura, in sgomento. La fame, le bombe, la miseria, l’occupazione nazista, gli sfollamenti verso la campagna, i rastrellamenti e le deportazioni, diventano per tutti la vita di ogni giorno. Anche per Francesco e per la sua banda d’intrepidi eroi, adesso, il sangue limpido dell’infanzia comincia a mescolarsi con quello marcio della Storia. Amici per paura è il capolavoro di Ferruccio Parazzoli. Libro intensamente letterario eppure sempre molto godibile, ‘alto’ e allo stesso tempo ‘aperto’, racconta di un bambino negli anni della guerra, della sua crescita forzata in una Roma spettrale e indimenticabile.
Il vecchio Goriot, commerciante a riposo, vive quasi nell'indigenza essendosi privato di tutto per innalzare le due figlie a un rango sociale molto superiore al suo. Una storia esemplare di splendori e miserie della Parigi ottocentesca in uno dei capolavori di Balzac (1799-1850).
Il libro offre un'approfondita e articolata analisi storica e sociale che ripercorre le tappe dell'affrancamento dell'arte americana dal dominio culturale europeo. Annie Cohen-Solal racconta con ricche testimonianze gli ottant'anni di questa epocale transizione: dalla "colonizzazione artistica" dell'America da parte dei pittori europei (Monet, Matisse, Cézanne e Picasso) alla creazione di una scuola americana sostenuta da autori trasferitisi proprio dal Vecchio Continente (Robert Henri, Alfred Stieglitz, Marcel Duchamp); dalla proliferazione dei grandi collezionisti americani ai finanziamenti governativi, fino all'affermazione di New York quale nuovo centro dell'arte mondiale. E da New York la cultura artistica si estende a tutte le principali città americane dando vita a una crescente sensibilità per l'arte moderna, sensibilità che richiamerà una moltitudine di artisti europei, in fuga dalla Seconda guerra mondiale: l'arte americana, indipendente e sperimentatrice, si afferma e domina il mondo.
È tutto un altro cielo quello sotto cui si ritrova Alessandro Campolungo quando, nei primi anni Ottanta, con la madre e la sorella si trasferisce da Bologna a Roma. Ad accoglierlo una stanzetta buia e umida nella casa della nonna paterna al Flaminio alto, un quartiere pieno di antenne, macchine e cani che pisciano sui marciapiedi e contro i muri. Integrarsi, per un quattordicenne con la media dell’otto e il mito di “Quark” e Piero Angela, non è facile, perché a Roma solo chi va male a scuola sembra avere qualche chance di successo con i coetanei, e soprattutto con le ragazze, per cui Alessandro, “maschio caucasico nel pieno del suo fulgore ormonale”, come lui stesso si definisce, ha una sfrenata passione. I romani, poi, pare che abbiano un unico, grande amore: il calcio. Ad Alessandro però il calcio proprio non va giù. E dire che suo padre ha giocato nella Roma, era un campione al tempo del primo scudetto giallorosso. Ma adesso suo padre non c’è. Se n’è andato per sempre. Anzi, è stato Alessandro stesso a ‘eliminarlo’ una volta per tutte dalla sua vita. Una vita che non gli risparmia preoccupazioni: la madre, che lavora in uno studio medico, sta frequentando un altro uomo, e per la precisione il suo principale; la sorella, sedicenne incosciente e festaiola, impegnata a diventare romana a tutti gli effetti e lui… be’, lui ha preso una cotta per Martina Figus, figlia di un importante politico; peccato che lei stia già con Marco Balestra, bomber della primavera della Lazio e tipico maschio alfa. Insomma, tutto ciò che Alessandro non è. Ma presto arriverà anche per lui l’occasione di tirare fuori la sua grinta, e ad aiutarlo in quest’impresa sarà qualcuno di inaspettato. Tommaso Avati scrive un romanzo di formazione luminoso come i cieli di Roma, in cui tratteggia la spensieratezza e le contraddizioni dell’adolescenza, e fa rivivere, attraverso odori, musiche e film, lo splendore di quei primi anni Ottanta.
"Nell’Italia del passato il faro del sapere è stato posto troppo in alto, tanto da illuminare i cieli del mondo intero, lasciando però al buio molti parlanti delle terre su cui si ergeva"
Non solo Dante, Leopardi, Manzoni: nella costruzione della lingua italiana un ruolo importante è quello svolto da tanti umili personaggi senza nome, privi di prestigio e spesso di cultura. Ma il loro prezioso contributo - messo in risalto nel libro - rivela aspetti della comunicazione altrimenti condannati per sempre all’oblio collettivo. Pocoinchiostro, il soprannome di un giovane che negli anni dell’Unità stilava lettere di ricatto per le bande di briganti analfabeti, allude anche all’attuale affermazione dei nuovissimi mezzi digitali, che hanno ridotto l’inchiostro a simbolo obsoleto.
L'amore non conosce ostacoli, non ha età, non ha ragione, non ha colore. Non sempre. Quattro storie delicate e pungenti di passione, integrazione, differenza. La somala Fatou difende il suo amore per un italiano dalle invidiose interferenze del mondo esterno. Feiyun e Debora si innamorano davanti a un piatto di involtini primavera e affrontano limpervia organizzazione di un matrimonio italo-cinese. La nascita della figlia stravolge la vita di una giovane coppia, che per la prima volta si sente davvero «mista». Un musulmano si incontra e si scontra con il mondo provinciale e piccolo borghese della sua compagna cattolica. Dopo il successo di Pecore nere, i racconti di quattro scrittori immigrati, nati o cresciuti in Italia, fotografano con ironia e intensità il nostro Paese che cambia.Ascolta la presentazione a Fahrenheit .
Perché, tra tutti i libri possibili, Sal Paradise, il protagonista di "Sulla strada" di Jack Kerouac, sceglie di rubare "Il grande amico"? Perché se lo porta appresso? Perché, senza averlo letto, non avrebbe potuto riconoscere nel paesaggio la nostalgia e il desiderio. "Il grande amico" racconta il momento, di una stagione senza tempo e piena di promesse, in cui lo sguardo sul mondo si sdoppia, un occhio rivolto all'incanto, l'altro al tormento, tanto che da quel momento in poi la felicità non potrà più darsi senza il suo opposto: un senso di perdita, di incerta sconfitta. Perché racconta l'adolescenza, e una soglia che ha in sé il senso della sua fine.
Un illusorio ritorno di fiamma della sovranità nazionale o la rivincita del peso della storia e del potere del luogo?
La caduta del muro di Berlino sembrò inaugurare una stagione in cui la liberalizzazione dei mercati, la creazione di vaste zone di libero scambio e la nascita di una nuova unione politica e monetaria avrebbero condotto alla scomparsa di molte altre frontiere. Trent’anni dopo, questa tendenza appare invertita e si assiste alla rivalutazione dei confini, e persino alla loro reintroduzione là dove, come in Europa, erano stati virtualmente aboliti. Il fatto che le frontiere siano tornate di attualità non significa però che esse corrispondano a ciò di cui l’attualità avrebbe bisogno.
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